Da Il Sole-24 Ore – Primari, Sindacati divisi

18 Luglio 2011

Da Il Sole-24 Ore – Primari, Sindacati divisi

Paolo Del Bufalo e Manuela Perrone da “Il Sole-24 Ore” del 12 gennaio 2007

Meno introiti. Per la CISL la fedeltà al pubblico potrebbe costare 160 milioni all’anno
Il fronte del sì. La CGIL chiede di estendere le regole a tutte le categorie dei medici

Compatti nella difesa del Servizio sanitario nazionale e del loro lavoro, i medici si dividono sulla decisione del Governo: estendere a tutti i primari l’obbligo di esclusività del rapporto di lavoro. Che — azzarda qualcuno — costerebbe al Servizio sanitario nazionale (Ssn) 160 milioni l’anno.
Per ora sono poco più di 200 i dirigenti di struttura complessa che non lavorano in esclusiva con il Ssn. Ma rappresentano una spina nel fianco nel disegno di riassetto della sanità. L’accordo raggiunto due giorni fa tra il ministro della Salute, Livia Turco, e quello dell’Università, Fabio Mussi, parla chiaro: se vorranno mantenere l’incarico, i primari dovranno giurare fedeltà al Ssn e rinunciare alla libera professione extramoenia.
L’obiettivo del Governo è riportare nell’alveo delle strutture ospedaliere e universitarie la libera professione dei medici, primari e “baroni” in testa. Come? Rimettendo mano alla legge 138/2004, voluta dall’allora ministro della Salute, Girolamo Sirchia,che ha introdotto la possibilità di scegliere ogni anno se lavorare o meno in esclusiva col Ssn. Il cambio di rotta è in cantiere con il nuovo disegno di legge delega per riammodernare il Ssn, la cosiddetta “governance clinica”. Sul testo stanno lavorando ministero, Regioni e sindacati con l’intenzione di chiudere entro fine febbraio:lunedì 22 gennaio i tavoli si apriranno con i medici dipendenti.
Ma la strada sembra tutta in salita. Perché i distinguo sono molti e una sola la posizione unanime. «Nessuna decisione sull’esclusività sarà possibile senza concertazione»,hanno dichiarato i sindacati dei medici Ssn riuniti ieri a Roma.
L’Anaao, il maggior sindacato degli ospedalieri, è favorevole all’obbligo dell’esclusività ai primari«purché —precisa il segretario, Carlo Lusenti — sia consentito alle Regioni di organizzare tempi e modi della libera professione intramoenia». Il nodo,infatti,è la scadenza del 31 luglio prossimo. Da quel momento, secondo il Dl Bersani,sarà impossibile esercitare l'”intramoenia allargata” negli studi. «Alcune Regioni — dice Lusenti — potranno garantire gli spazi nelle aziende, altre no. Se ne deve tenere conto».
Di diverso avviso la Cimo. «L’esclusività non andrebbe imposta, ma dovrebbe essere legata ai contratti individuali »,afferma il presidente, Stefano Biasioli. «Così si rischia di far fuggire dal Ssn grandi luminari: con l’obbligo di esclusiva,perderebbero fino a 50mila euro netti l’anno, che il pubblico non è in grado di garantire». «Anzi — sostiene Giuseppe Garraffo, segretario Cisl medici — obbligare tutti i primari a giurare fedeltà al Ssn,rischia di costare alle casse dello Stato 160 milioni l’anno.
L’ipotesi va concretizzata contrattualmente, con le opportune rivalutazioni». D’altronde, proposte di riforma a parte,i sindacati hanno già annunciato l’intenzione di chiedere nel prossimo contratto la rivalutazione al costo della vita dell’indennità di esclusiva,ferma tra i 2mila euro annui lordi dei neolaureati ei 1718mila dei primari dal 2001. Se per Armando Masucci (Uil), l’accelerata improvvisa del Governo «usa terroristicamente l’esclusività per colpire, e non per valorizzare», per Massimo Cozza (Cgil) è il contrario: «L’esclusività obbligatoria andrebbe ampliata a tutti i medici pubblici». Evidente l’attrito coi primari dell’Anpo.«L’esclusività per i primari — commenta Raffaele Perrone Donnorso — è una vecchia storia, basata su posizioni ideologiche, che ci piove sulla testa».
Il dialogo, dunque, si preannuncia faticoso, nonostante oggi a lavorare in extramoenia— secondo il Conto annuale 2005 del ministero dell’Economia— siano solo 214 primari su 10.193 (il 2% circa). E in alcune Regioni, come Toscana ed Emilia Romagna, l’obbligo di esclusiva è già in vigore con leggi regionali. La governance, comunque, non si ferma alla “fedeltà”. Prevede anche la rilettura dei poteri dei manager delle aziende Ssn,le regole per il conferimento dei primariati, la revisione dei rapporti SsnUniversità, l’organizzazione gestionale del Ssn e la formazione continua ( Ecm)che entro sei mesi dovrà trovare una connotazione definitiva.

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