Tobin tax – Dettori: abbiamo bisogno di una iniziativa politica e parlamentare italiana

21 Febbraio 2012

Tobin tax – Dettori: abbiamo bisogno di una iniziativa politica e parlamentare italiana

copertina quaderni qualestato n.11

Dieci anni fa gli impegni al Congresso della FP CGIL e le pubblicazioni di Quale Stato

E’ l’ora della Tobin Tax, la tassa sulle transazioni finanziarie. Se ne occupano infatti  direttamente i capi di governo. Addirittura ben nove, tra cui Mario Monti, hanno chiesto in una lettera alla presidenza danese della Ue, una corsia preferenziale per il provvedimento.
Si chiede di incardinare un percorso formale che porti, a stretto giro, all’approvazione di una bozza di regolamentazione della nuova tassazione. A firmarla oltre all’ Italia la Francia, la Germania, l’Austria, il Belgio, la Finlandia, la Grecia, la Spagna e il Portogallo. La lettera fa riferimento a una tassazione dello 0,1% su azioni e obbligazioni e dello 0,01% sulle transazioni di derivati, in grado di generare un gettito di 57 miliardi all’anno.

Ha recentemente scritto Alfiero Grandi in ” Un contributo alla riflessione sulla situazione dei mercati finanziari.” Perché ora che si aprono spazi concreti a livello europeo non si sviluppa un’iniziativa in Parlamento per l’adozione in tempi brevi della Tobin tax come primo passo per mettere sotto controllo i movimenti speculativi di capitali? Adottare la Tobin tax come hanno fatto altri paesi è possibile, basta volerlo, altro è la sua effettiva entrata in vigore che può essere legata alla decisione di un numero congruo di paesi europei, senza cadere nella trappola dell’unanimità.”

Abbiamo assolutamente bisogno di una iniziativa politica e parlamentare italiana. Il tema della tassazione delle transazioni finanziarie, così come quella della tassazione dei grandi patrimoni, è ineludibile se si vuole evitare che il nostro paese e tutta l’Europa sprofondi nella recessione derivante dalle sciagurate politiche di austerità – ci dice la segretaria generale della FP CGIL Rossana DettoriDobbiamo fare in modo che la Tobin Tax si realizzi al più presto, che il governo e la Commissione europea non arretrino, ma anzi rendano più efficace la proposta. Il proposito principale, infatti, non può essere solo quello di ricavare gettito dagli scambi di titoli o di valuta.  Dobbiamo rendere costose le transazioni al fine di ridimensionare il ruolo della Borsa e rendere onerosi i movimenti internazionali di capitale in modo da ripristinare almeno in parte la sovranità dei singoli paesi sulla politica monetaria. Lo diciamo da almeno dieci anni e la FP CGIL si impegnerà, in ogni sede nazionale, europea ed internazionale, per ottenere questo risultato.”

La discussione sulla recente proposta di direttiva della Commissione europea si annuncia lenta nelle Commissioni preposte della Camera e del Senato, mentre il governo nazionale accelera in sede europea.

Di questo argomento la FP CGIL se ne occupa almeno da una decina d’anni.
Era infatti il 24 gennaio del 2002, quando la neo-costituita associazione ATTAC-Italia presentò e promosse la campagna di raccolta delle firme a sostegno della proposta di legge d’iniziativa popolare (elaborata da Emiliano Brancaccio) dal titolo: Costituzione di una commissione atta all’elaborazione di una proposta per l’istituzione di una imposta europea sulle transazioni valutarie ed eventuale istituzione di un’imposta nazionale .

Prima il VII Congresso della FP CGIL (gennaio 2002), poi quello della CGIL (febbraio 2002) assunsero l’impegno formale di aderire alla Campagna per la Tobin Tax e di parteciparvi attivamente, entrando nel Comitato promotore attraverso le persone dei componenti della segreteria confederale e di alcuni segretari generali di categoria e di strutture territoriali. Le adesioni si moltiplicarono velocemente nelle settimane successive e coinvolsero numerosi enti locali, insieme con settori molto ampi dell’associazionismo culturale e sociale laico e cattolico e del “movimento di movimenti’ detto new global. La campagna si sviluppò con una certa uniformità in tutto il territorio nazionale e culminò, infine, nella Festa per la consegna delle 178.000 firme raccolte,che si svolse a Genova il 18 luglio del 2002. Nel corso della XIV legislatura (2001-2006) la proposta di legge di iniziativa popolare   fu assunta da oltre 100 parlamentari che ne presentarono una identica (primo firmatario, appunto, Alfiero Grandi).

Fu sopratutto attraverso la rivista Quale Stato che la categoria ha dedicato all’argomento innumerevoli approfondimenti. A partire dagli scritti sia di Emiliano Brancaccio, Brevi note sul testo di legge per la istituzione diun’imposta europea sulle transazioni valutarie, «Quale Stato» n. 4,2001 -1, 2002,pp. 342 ss., sia di Raffaele Laudani Una campagna per la Tobin Tax, pp. 339 ss (testi in allegato)

Poi nel 2003 Quale Stato dedicò uno dei suoi Quaderni, il n.7, TOBIN TAX. Una tassa contro i movimenti finanziari speculativi. Un nuovo mondo da costruire.

Nel 2004, sempre su Quale Stato, l’argomento è stato affrontato da Marco Bersani, Con le istituzioni per uno sviluppo diverso. Il movimento di movimenti per la Tobin tax, pp. 215 ss e sullo stesso fascicolo, da Alfiero Grandi, Col movimento per uno sviluppo  diverso. Parlamentari per la Tobin tax, pp. 206 e segg. (testi in allegato)

Ma è sopratutto nel 2007, con il Quaderno di Quale Stato n.11 TOBIN TAX, SI PUO’. Le ragioni di un rilancio che l’approfondimento e l’impegno politico, attraverso la rivista, tornano in primo piano. Il fascicolo, oltre ad un’ampia bibliografia sull’argomento presentava anche la proposta di legge parlamentare della XIV legislatura.

Tre anni dopo, quello che sembrava un tema dei soli movimenti sociali, veniva proposto dalla Commissione europea ed approdava al Parlamento Europeo che adottava  una Risoluzione su un finanziamento innovativo a livello mondiale ed europeo.

 

Nel Parlamento europeo c’è già un ampio consenso sulla misura. Ora i governi chiedono alla presidenza danese di velocizzare i lavori in Consiglio dell’Ue, che rappresenta gli esecutivi, per arrivare a metà del 2012 con una prima bozza di regolamentazione condivisa.  Ma, se non si dovesse raggiungere l’accordo a 27, si sta ipotizzando una strada alternativa, aperta a una minoranza di paesi membri: la procedura di cooperazione rafforzata, che consente di coinvolgere almeno nove stati senza avere bisogno dell’approvazione di tutti. Gli altri potranno decidere se aderire in un secondo momento.

 

X
Questo sito usa i cookie per offrirti la migliore esperienza possibile. Procedendo con la navigazione sul sito o scrollando la pagina, accetti implicitamente l'utilizzo dei cookie sul tuo dispositivo. Informativa sull'utilizzo dei cookie Accetto