Sanità – Medici: replica all’articolo di Mario Pirani del 23 aprile scorso di Rossana Dettori e Massimo Cozza

18 Luglio 2011

Sanità – Medici: replica all'articolo di Mario Pirani del 23 aprile scorso di Rossana Dettori e Massimo Cozza

Pubblichiamo il testo della replica di Rossana Dettori, Segretaria nazionale Fp Cgil e Massimo Cozza, Segretario nazionale Fp Cgil Medici, all’articolo di Mario Pirani, editorialista di Repubblica, del 23 aprile scorso.

Egregio dott. Mario Pirani,

abbiamo letto con interesse il suo articolo “Todos caballero negli ospedali italiani” sul quale vorremmo fare alcune considerazioni.
La prima è che il ruolo gestionale ed amministrativo ricade non solo sul primario ma su tutti i medici “dirigenti” e gli operatori sanitari, infermieri e psicologi compresi, con una restrizione degli spazi di autonomia e di responsabilità clinico-assistenziale per tutti.
In altre parole il ruolo pervasivo delle direzioni generali delle aziende, su indicazione della politica regionale, sta sempre più limitando quella che era la professionalità, con l’obbiettivo della economicità, passando sopra la testa di tutti, in troppi casi anche dei cittadini.

E ciò che è ancora più paradossale è la situazione nel quale il ruolo sanitario sta precipitando. Da una parte dovrebbe rispondere alle rivendicazioni di salute dei cittadini e dall’altra è sempre più costretto dalle scelte aziendali.
Se poi a questo aggiungiamo il potere decisionale delle direzioni generali, ai limiti dell’arbitrarietà, sulla nomina dei primari ed ancor più dei cosiddetti primarietti (responsabili di strutture semplici), il cerchio si chiude.
Per quanto concerne i poteri nei reparti appare ovvio, nonché sancito dalla vigente legislazione, che il primario deve avere la responsabilità delle direttive e del buon andamento del reparto, sia dal punto di vista gestionale che clinico. Ma questo non deve limitare la professionalità dei singoli medici. Vi sono sentenze che hanno condannato dirigenti medici che non sono intervenuti a far rilevare le scelte cliniche sbagliate del primario. E per noi è un passo in avanti di tutta la medicina ospedaliera aver superato un periodo buio nel quale il primario prendeva tutte le decisioni cliniche, gli aiuti lo “aiutavano”, e gli assistenti eseguivano, a prescindere.
Basti pensare che per diventare dirigente ospedaliero ci vogliono almeno sei anni di laurea più cinque di specializzazione sul campo.
Per quanto riguarda il personale infermieristico, certamente non ha la responsabilità delle decisioni cliniche, ma dell’assistenza si; dovrebbe anzi essere titolare delle decisioni e scelte in campo assistenziale. Non è problema di gerarchie ma di responsabilità che sono proprie di ogni figura professionale per le competenze e saperi a loro riconducibili.

Avere dirigenti infermieristici responsabilizzati nella organizzazione e nel miglioramento dell’assistenza rappresenta un indubbio vantaggio per una sanità di qualità. E la qualità aumenta se il lavoro ospedaliero vede un processo sempre maggiore di integrazione tra le diverse professionalità, con il rispetto e l’autonomia dei compiti di ciascuno. In questo modo peraltro diminuiscono le probabilità di errori sanitari.

Ad esempio, in ambito psichiatrico, a Trieste, nel luogo che l’organizzazione mondiale della sanità ha indicato come eccellenza, la maggior parte del lavoro è svolto dall’assistenza infermieristica, con pochi medici, e qualche psicologo. Una psichiatria biologica, basata più sul farmaco che sulle relazioni, avrà certamente invece bisogno di più medici.

Per quanto concerne infine il primariato degli psicologici, il tema si dovrebbe affrontare partendo dalle funzioni che il primario dovrebbe svolgere in quel servizio. Ad esempio, se si tratta di un servizio di psicoterapia, il primario psicologo appare appropriato, se invece si tratta di un servizio ospedaliero di diagnosi e cura, la direzione compete certamente al medico. E questa logica dovrebbe peraltro rientrare nelle nuove normative concorsuali, che dovrebbero affermare decisioni trasparenti in base al merito professionale rispetto al posto da ricoprire, e delle quali aspettiamo ancora un testo dalla Ministra Turco.

Roma, 27 aprile 2007

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