25 novembre – Giornata contro la violenza sulle donne

10 Dicembre 2014

25 novembre – Giornata contro la violenza sulle donne

 
Ogni due giorni muore una donna.
Questo nonostante qualche passo in avanti anche nel nostro Paese si sia fatto nella legislazione specifica e nelle politiche contro la violenza sulle donne.
Allora perché questi episodi continuano ad essere all’ordine del giorno?
Perché tra le 18 e le 20 il posto più pericoloso per le donne resta la loro cucina, la loro casa, dove si consumano i più efferati atti di violenza sulle donne e sempre più spesso ad opera di familiari?
E’ chiaramente inadeguata la risposta istituzionale che viene data sia alle richieste di aiuto, sia in termini di prevenzione.
Se al Femminicidio ci si arriva attraverso una graduale escalation di violenze fisiche e morali, non basta una legge sullo stalking per fermare un impulso omicida. Spesso, non bastano neppure gli ancora insufficienti centri antiviolenza, costretti ad autofinanziarsi e privi di ricoveri per le donne e i loro figli, e non può bastare l’associazionismo spontaneo.
Le donne continuano ad essere uccise .
Tutta l’azione di prevenzione nel nostro Paese è in larga misura affidata ancora al cambiamento culturale dell’approccio sessista di specifici progetti scolastici, eccellenti ma sporadici.
Dal punto di vista sociale, contemporaneamente , esclusione e pregiudizi continuano ad esistere e senza che intervenga alcun correttivo.

Anzi, soprattutto in questo periodo di crisi, l’emarginazione e il pregiudizio nei confronti delle donne aumenta.
E’ tra le donne che si registra il maggior numero di licenziamenti ( più del 50 % di quelle in età fertile dichiara di essere stata licenziata dopo aver avuto un figlio); è aumentata considerevolmente la percentuale di donne iscritte alle liste di mobilità e in molti casi lo stipendio si riduce drasticamente o perché si è costrette ad un part-time per assistere la prole o perché si deve rinunciare a straordinari o produzioni extra.
L’altra inumana pratica delle dimissioni in bianco non chiude un quadro nero di condizioni che non solo non aiutano, ma contribuiscono a creare uno stato di dipendenza e insicurezza determinante per la soggezione e la prostrazione alla violenza.
La soggezione economica è essa stessa una violenza che va estirpata realizzando una legislazione di tutele e una rete di supporti che garantiscano la parità di genere, che permettano alle donne e alle madri di non dover scegliere tra lavoro e famiglia, di non dover rinunciare all’indipendenza economica.
Perché il lavoro è dignità e libertà, anche dalla violenza familiare.

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