Jobs Act, Agenzia ispezioni: stop decreto un bene, al Paese serve un Ente efficace

26 Febbraio 2015

Jobs Act, Agenzia ispezioni: stop decreto un bene, al Paese serve un Ente efficace

 
Comunicato stampa di Salvatore Chiaramonte
Segretario Nazionale Fp-Cgil Nazionale

 
Roma, 20 febbraio 2015
 
“L’Agenzia unica ispettiva può essere uno strumento utile per combattere in modo organizzato, efficiente e sistematico le illegalità nei luoghi di lavoro. Hanno quindi fatto bene il Governo e il Ministro Poletti a rimandare l’approvazione di un decreto inefficace, quando non dannoso, e che ridurrebbe presenza sul territorio, organici degli ispettori e capacità di intervento. In un Paese che rischia di morire, e spesso muore, di lavoro nero ed evasione contributiva, di insicurezza e mancato rispetto delle norme, serve altro. Serve uno sforzo maggiore. E soprattutto serve una riforma che coinvolga tutti gli enti interessati e i loro dipendenti che, andrebbe ricordato, sono dei qualificati professionisti”, con queste parole Salvatore Chiaramonte, Segretario Nazionale Fp-Cgil, commenta l’esclusione del decreto sull’Agenzia unica ispettiva dall’ordine del giorno del Consiglio dei Ministri di oggi.

“Se l’obbiettivo del Governo è quello di rendere il sistema ispettivo più efficace – aggiunge il sindacalista – siamo disponibili a discutere. Purché si comprenda la complessità della questione e la si affronti senza far pagare come sempre i lavoratori. Donne e uomini indispensabili per uscire dalla situazione di illegalità diffusa che è una delle principali cause del nostro declino”.

“I segnali di questi mesi sono stati sconfortanti, a partire dalla decisione del Governo di cancellare in legge di stabilità le già poche assunzioni di ispettori previste, appena 200. Se c’è un’inversione di rotta del Governo – conclude Chiaramonte – lo si dimostri con i fatti. Ma la risposta non può essere un decreto che riduce la presenza dello Stato sul territorio e la sua capacità di far rispettare le regole, che sembra disprezzare diritti e aspirazioni di migliaia di lavoratrici e lavoratori”. 
 
 

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