Agenda europea dell’immigrazione

27 Maggio 2015

L'agenda europea dell'immigrazione

ETUC mare nostrum

Ombre e (poche) luci della “nuova” politica europea

Neanche l’orrore degli 850 migranti annegati nel naufragio avvenuto nella notte il 18 aprile nel Canale di Sicilia è bastato a far cambiare passo all’Europa. Per l’ennesima volta, a dispetto delle dichiarazioni e delle attese, la montagna ha partorito un topolino.

La proposta di Agenda europea sulla migrazione presentata il 13 maggio 2015 dalla Commissione Europea, pur avendo il merito di riportare il tema al centro dell’attenzione non mostra la volontà sufficiente per affrontare con l’energia necessaria il fenomeno delle migrazioni e i suoi drammatici effetti, principalmente nell’area sud del Mediterraneo, e non supera l’approccio culturale sbagliato e le tendenze all’egoismo nazionale e alla mancanza di solidarietà che sino a questo momento l’Europa ha mostrato”.

“La scelta di continuare con le operazioni Triton e Poseidon – secondo una nota di Vera Lamonica, segretaria confederale della Cgil, e Fausto Durante, coordinatore dell’Area politiche europee e internazionali della Cgil  – non ritornando allo spirito di Mare Nostrum e alla necessità di salvare le vite in mare, conferma un’attenzione del tutto insufficiente rispetto alla vera e propria emergenza umanitaria determinata dal traffico di vite umane e dai sempre più frequenti naufragi di imbarcazioni e dalla conseguente morte di migliaia e migliaia di migranti. Le imbarcazioni vanno portate in sicurezza, non bombardate. E gli esseri umani vanno protetti e salvati, in mare come nei Paesi di origine e di transito”.

La stessa proposta di un meccanismo temporaneo di distribuzione di migranti bisognosi di protezione internazionale appare largamente al di sotto dei bisogni effettivi, sia per la previsione di numeri limitati sia per la possibilità per gli Stati membri di sottrarsi a tale compito attraverso la scelta dell’opt-out, non essendo previsti obblighi vincolanti”.

“Tra le poche note positive dell’Agenda – secondo la Cgil – va segnalata la possibilità di procedere alla revisione del Regolamento di Dublino sul sistema di asilo, che la Cgil e il sindacato europeo reclamano da tempo…Siamo, in sostanza lontani da quell’impegno e da quella assunzione di responsabilità che la drammatica situazione legata all’emergenza immigrazione richiede all’Unione europea. Un’emergenza sulla quale continueremo a batterci, in Italia e in Europa, per garantire a chi fugge da miseria, fame, guerra, il diritto a un’accoglienza caratterizzata da umanità e rispetto”.

 
 

 
 
 
 

 

L'implementazione dell'agenda (27 maggio 2015)

Quarantamila tra siriani ed eritrei arrivati dopo il 15 aprile 2015 saranno ricollocati nei prossimi due anni. Il trasferimento avverrà dall’Italia (24mila) e dalla Grecia (16mila) in altri Stati membri sulla base di una serie di parametri. Questa la proposta della Commissione europea sui migranti. Proposta che ora dovrà passare al Consiglio (maggioranza qualificata) sentito il Parlamento.

Si tratta di una ripartizione obbligatoria delle persone alle quali è stato riconosciuto il diritto a godere della protezione internazionale, ma Regno Unito e Irlanda hanno la possibilità di partecipare solo se lo vorranno (hanno già indicato che non parteciperanno) mentre la Danimarca gode del diritto di non partecipare. L’esecutivo presieduto da Jean-Claude Juncker ha proposto anche un regime di insediamento (resettlement) con una raccomandazione agli Stati che potrebbe coinvolgere 20mila persone in due anni. Si tratta delle persone che godendo del riconoscimento del diritto di asilo si trovano attualmente nei vari campi profughi in nordafrica. La decisione politica finale sarà presa dai capi di Stato e di governo della Ue nel vertice di giugno tra meno di un mese.

Il criterio di distribuzione tra gli Stati membri viene calcolato tenendo conto della dimensione della popolazione (pesa per il 40%), il Pil (40%), il numero degli applicanti per il riconoscimento del diritto di asilo (10%), il tasso di disoccupazione (10%). Per il ricollocamento, il bilancio europeo fornirà un finanziamento extra di 240 milioni, gli Stati riceveranno 6000 euro per ogni persona coinvolta. Per il resettlement dei ventimila profughi il bilancio Ue finanzierà l’operazione per gli Stati che vi parteciperanno con altri 50 milioni di euro nel periodo 2015-2016.

La Commissione Ue ha proposto anche un piano di azione per contrastare la tratta dei migranti che include la formazione di una lista delle navi sospette; cooperazione e scambio di informazioni con le istituzioni finanziarie, con i fornitori di servizi internet e social media per rintracciare e rimuovere la rete online attraverso viene organizzata la tratta. Poi la Commissione ha definito il quadro operativo per prendere le impronte ai nuovi arrivati che richiedono asilo: squadre europee dell’ufficio europeo per l’asilo, di Frontex ed Europol lavoreranno sul terreno (quindi anche in Italia) per accelerare il lavoro di identificazione e registrazione dei migranti, valutare quelli che si trovano nella necessità di protezione internazionale.

Infine la Commissione ha lanciato la consultazione sulla carta blu, per migliorarne l’operatività e permettere alle persone qualificate di lavorare nella Ue. Attualmente la carta blu europea è scarsamente utilizzata. La proposta della Commissione, che non mancherà di suscitare polemiche e divisioni tra i governi, si fonda sul riconoscimento dell’esistenza di una emergenza europea e internazionale il cui peso sta ricadendo principalmente su due Paesi (Italia e Grecia).

 

Le posizioni sindacali

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