CGIL: ordine del giorno del Comitato Direttivo sulla Grecia ( 7 luglio 2015)

08 Luglio 2015

CGIL: il Comitato Direttivo sulla Grecia

Syntagma

Serravalle Pistoiese, 7 luglio 2015

Il voto referendario del 5 luglio in Grecia, con la vittoria del NO, ha visto un pronunciamento netto del popolo greco sugli impegni richiesti dalle istituzioni europee per il proseguimento del piano di aiuti finanziari. E’ una chiara richiesta di discontinuità e di cambiamento delle politiche di austerità, di rigore, di sacrifici e di tagli, attualmente unico registro delle politiche UE, ed insieme un atto di democrazia che merita rispetto e va considerato con attenzione.

Dopo diversi anni di misure della troika, le conseguenze sono disastrose: le condizioni di vita e di lavoro in Grecia sono peggiorate, le disuguaglianze e la povertà aumentate, cresce il debito e non vi è ripresa economica.
Il voto greco, boccia quelle politiche, conferma la scelta dei greci di essere parte della Unione Europea e dell’euro; reclama in modo esplicito la necessità di cambiare l’asse delle politiche economiche europee.

La Cgil – che già prima del referendum ha sostenuto la necessità di tenere aperta la trattativa e l’appoggio agli sforzi del governo greco per trovare soluzioni condivise e improntate ad equità e giustizia sociale – riconferma tale giudizio ed esprime il proprio apprezzamento per il coraggio e la determinazione mostrati dai cittadini greci in un momento così delicato e difficile della propria storia.

Siamo di fronte alla più grave crisi politica dell’Europa del dopo guerra. Il rischio non è l’uscita di uno o più paesi, ma la dissoluzione dell’Unione Europea. Emerge in tutta la sua durezza l’assenza di una UE politica e sociale, unica strada per definire nuovamente la promessa degli Stati Uniti d’Europa.

La discussione sul debito pubblico in Europa deve cambiare direzione di marcia, passando dalla considerazione del debito solo come problema contabile e come anomalia nello schema neoliberista alla gestione del debito stesso come opportunità. La condivisione su scala europea di una parte del debito dei singoli Stati, insieme alla creazione di un fondo europeo per lo sviluppo e gli investimenti finanziato con l’emissione di titoli europei e con i proventi di una tassa patrimoniale sulle grandi ricchezze e sulla rendita improduttiva, così come della tassa sulle transazioni finanziarie e di altri strumenti analoghi, possono costituire la base su cui impiantare nuove politiche economiche in grado di riaprire prospettive di sviluppo e di crescita per l’insieme dell’Unione europea.

Per tali ragioni, la Cgil considera necessaria la convocazione di una Conferenza sul debito europeo, nella quale delineare l’adozione di tali misure e di tutte le iniziative utile nella direzione indicata.

Allo stesso tempo, e questo sarà il nostro impegno al Congresso Ces, va rilanciata la leva della contrattazione collettiva e del dialogo sociale strumenti decisivi per un’equa redistribuzione della ricchezza, per la diffusione degli standard e delle migliori pratiche nelle diverse aree dell’UE, per un’efficace lotta al dumping sociale.

Per la Cgil la Confederazione europea dei sindacati deve intraprendere tutte le iniziative volte a costruire nel movimento dei lavoratori un clima di solidarietà e di cooperazione verso i lavoratori e i cittadini della Grecia, per determinare, anche con le adeguate iniziative di mobilitazione su scala europea, le condizioni per il rilancio del progetto europeo.

 

EPSU: il popolo greco ha detto no all’austerità, si tagli il debito!

Il popolo greco ha votato no alle proposte dell’ Eurogruppo. L’Eurogruppo chiedeva maggiori misure di austerità come condizione per una ulteriore assistenza finanziaria. Il governo greco non era d’accordo ed è ora sostenuto da una chiara maggioranza dei cittadini e dei lavoratori greci.
Il Segretario generale dell’EPSU  Jan Willem Goudriaan ha dichiarato: “L’Eurogruppo ha bisogno di tornare al tavolo dei negoziati. La Grecia ha bisogno della riduzione del debito e i greci hanno bisogno di una prospettiva di crescita.”
Il popolo greco non ha votato per lasciare l’Euro. Sarebbe un tragico errore dei capi di governo dell’Eurogruppo voler spingere il paese fuori dalla moneta comune. Il desiderio democratico della grande maggioranza dei cittadini greci di  porre termine alle politiche di austerità è stato espresso due volte: dapprima votando un nuovo governo in gennaio e ora con il risultato del referendum.

 
 

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