TTIP il voto al Parlamento europeo

10 Luglio 2015

TTIP il voto al Parlamento Europeo

NO TTIP

Un passo indietro

(9.7.2015) Con una forzatura procedurale il Presidente dell’Europarlamento, il socialdemocratico Schulz, dichiara decaduto l’emendamento 40, l’unico che avrebbe permesso di far esprimere l’aula sull’arbitrato internazionale, su cui il gruppo socialdemocratico si era spaccato.
Con un gioco di cavilli, l’Europarlamento evita lo scontro sull’ISDS salvando il testo originale e la tenuta dei socialdemocratici, che si sarebbero spaccati pesantemente su un argomento tanto problematico.
Tutti gli emendamenti della società civile vengono sacrificati all’altare del grande compromesso Popolare – Socialdemocratico, nella peggiore tradizione europea delle Grandi coalizioni, garantendo così una cornice flessibile e assolutamente non problematica né vincolante alla Commissione europea, che potrà continuare esattamente come prima a negoziare con gli Stati Uniti un accordo a favore di pochi.
Salta l’emendamento sulla Human Rights Clause, che avrebbe anteposto la tutela vincolante dei diritti umani rispetto alle dinamiche di mercato.
Resta un capitolo sullo sviluppo sostenibile solamente consultivo senza nessuno strumento impositivo.
Viene bocciata la lista positiva per i servizi pubblici, che avrebbe permesso di scrivere nero su bianco i servizi che si vogliono mettere sul mercato, salvaguardando quelli non elencati.
Viene bocciata la possibilità di inserire il riferimento a settori sensibili da escludere dal negoziato, come dovrebbe avvenire per alcune produzioni agricole, fortemente a rischio di estinzione.
Salta soprattutto la possibilità di escludere l’ISDS, l’arbitrato internazionale tanto deprecato dai più, sostituito con una proposta generica su un meccanismo pubblico che risponderà, comunque, all’esigenza di far diventare leggi vincolanti (perché imporranno sanzioni economiche) delle norme di mercato.
Schulz, con l’appoggio di PPE, liberali e socialisti è riuscito nel suo intento: mettere ai voti un testo ambiguo, nel quale il Parlamento europeo ha approvato con 436 voti a favore, 241 contro e 30 astensioni, una serie di raccomandazioni che danno il via libera, pur con qualche mal di pancia qua e là, al progetto di trattato transatlantico. 

 

Chi lo ha votato

E’ possibile leggere la lista ufficiale dei votanti, nome per nome. Sono diverse centinaia di pagine, dove si analizza il voto emendamento per emendamento, ma a pagina 163 e 164 si trovano i nomi di chi ha votato a favore (+) e contro (-) sul testo dell’intera Risoluzione Lange sul TTIP.Notate che anche tra gli S&D (i socialdemocratici) ci sono persone che hanno ancora un’idea di cosa sia la politica e che hanno scelto di andare contro le indicazioni del loro gruppo.Quindi degna di nota, oltre alla presa di posizione della Sinistra europea (GUE) e del Movimento 5 Stelle, è l’opposizione alla relazione Lange degli S&D (PD) italiani: Renata Briano, Pier Antonio Panzeri e Daniele Viotti, insieme a Sergio Cofferati ed Elly Schlein.che hanno scelto di dare voce alle richieste della società civile invece che agli indirizzi di partito.

La posizione di CGIL CISL UIL

Ai Signori Parlamentari Europei eletti in Italia
Roma, 9 luglio 2015
Oggetto: Relazione Lange sul TTIP
Gent.le Parlamentare,

CGIL, CISL e UIL esprimono la loro insoddisfazione in meritoal documento approvato dal Parlamento Europeo riguardante l’accordo di partenariato tra UE e Stati Uniti (TTIP), pur apprezzando la richiesta dell’inserimento e dell’esigibilità delle norme fondamentali del lavoro dell’OIL e del mantenimento nell’ambito della cooperazione regolamentare tra le parti dei più elevati livelli di protezione della salute e della sicurezza su llavoro nel rispetto del principio di precauzione.

Sebbene la Relazione votata dal Parlamento escluda l’inclusione del meccanismo di risoluzione delle controversie tra Stato e investitore, denominato ISDS (Investor to State Dispute Settlement), giudichiamo il compromesso adottato totalmente inadeguato a impedire che un sistema privato di risoluzione delle controversie produca, come già è accaduto in numerosi casi, tra quelli resi pubblici, effetti diretti e indiretti sulla capacità degli Stati di legiferare nell’interesse dei cittadini.

CGIL, CISL e UIL credono, infatti, che i due sistemi economici coinvolti siano già così amalgamati da non necessitare di alcun meccanismo privato di risoluzione delle dispute commerciali per promuovere ulteriori ambiti di convergenza.
Consideriamo solidi e garantisti i sistemi giudiziari che, in ambito europeo e statunitense, già offrono la più alta qualità di protezione per investitori e cittadini. La già notevolissima mole di investimenti bilaterali e di scambi di beni e servizi tra le due regioni avvengono oggi senza alcun sistema di arbitrato privato e testimoniano dell’inutilità di un qualsiasi nuovo modello di arbitrato privatoda introdurre nel TTIP.

Al contrario, l’inserimento di tale strumento potrebbe provocare solo effetti negativi, creerebbe un sistema di disomogeneità di trattamento tra investitori esteri e investitori locali, a vantaggio esclusivod elle grandi imprese multinazionali, e indebolirebbe i sistemi giuridicinazionali, istituendo un livello parallelo alle giurisdizioni nazionali e minando la fiducia nei sistemi pubblici vigenti di risoluzione delle controversie.

La grande attenzione pubblica maturata sul tema aveva suggerito alla Commissione europea la necessità di una consultazione pubblica sul tema che ha prodotto un evidente indirizzo popolare nel senso di un’esclusione di ogni forma di ISDS dal trattato UE-USA.
Tale orientamento aveva trovato ascolto positivo anche nei pareri di alcune commissioni del Parlamento Europeo, e in particolare ci pare non equivoca la formulazione adottata dalla Commissione affari costituzionali che ha espresso l’orientamento “…di opporsi all’introduzione nel TTIP di un meccanismo ISDS, alla luce degli sviluppati sistemi giuridici dell’UE e degli Stati Uniti e del fatto che un sistema di risoluzione delle controversie Stato-Stato e l’uso di tribunali nazionali costituiscono gli strumenti più adeguati per affrontare le controversie in materia di investimenti …e di tenere conto del fatto che le giurisdizioni degli Stati Uniti e dell’UE non sono a rischio di interferenze politiche nel sistema giudiziario o di mancanza di giustizia per gli investitori stranieri e che pertanto un meccanismo di risoluzione delle controverse tra investitori e Stati, basato su un collegio arbitrale privato, può compromettere il diritto dell’Unione europea e delle autorità nazioni, regionali e locali degli Stati membri di legiferare nell’interesse pubblico, in particolare in campo sociale e ambientale, violando in tal modo il quadro costituzionale dell’UE…

CGIL, CISL e UIL, in coordinamento con la ConfederazioneEuropea dei Sindacati (CES) e con la Federazione Americana del Lavoro (AFL-CIO), continueranno la loro iniziativa di mobilitazione e di pressione sulle istituzioni europee e sul governo italiano per affermare la necessità che i trattati commerciali di nuova generazione come il TTIP siano l’occasione per promuovere sviluppo e crescita sostenibili, affermino e innalzino la qualità dei diritti dei lavoratori, proteggano e rafforzino gli standard ambientali e garantiscano la più alta qualità e fruibilità dei servizi pubblici fondamentali.

CGIL CISLUIL richiedono anche il rafforzamento e la trasparenza dei meccanismi sistematici di partecipazione democratica e di consultazione delle parti sociali riguardo ai contenuti e alla valutazione preventiva e a posteriori dell’impatto dei trattati commerciali sulla qualità e quantità dell’occupazione, sull’effettivoe pieno rispetto dei diritti sindacali e del lavoro e sulla coerenza di questi accordi con le necessarie politiche economiche, sociali e industriali dell’UE indispensabili per una crescita sostenibile alternativa alle politiche di austerity deflazionistiche tuttora predominanti nell’ambito dell’Unione.

Fausto Durante (CGIL) Giuseppe Iuliano (CISL)  Cinzia Del Rio (UIL)

 
 

 
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