LuxLeaks un anno dopo

10 Novembre 2015

L'Europa deve combattere l'elusione fiscale delle multinazionali

EPSU

Un appello ad un anno dallo scandalo in Lussemburgo

Il seguente appello è uscito anche sul El Pais  ed  in forma di lettera anche sul Guardian, Antoine Deltour è il ventottenne francese, ex impiegato della società di revisione Price Waterhouse Coopers (PWC), che con l’aiuto di un consorzio internazionale di giornalisti investigativi ha diffuso i documenti all’origine del cosiddetto LuxLeaks 1, lo scandalo finanziario che all’inizio di novembre ha rivelato gli accordi fiscali segreti tra il Lussemburgo e diverse corporation multinazionali. Il 15 dicembre Deltour è stato messo sotto inchiesta dalla giustizia del granducato con l’accusa di furto di documenti.

Il 5 novembre 2014 un consorzio internazionale di giornalisti
rivelò pubblicamente che più di 500 multinazionali avevano concluso
accordi segreti con il Lussemburgo tra il 2002 e il 2010 – i
cosiddetti tax rulings – per abbattere la loro pressione
fiscale.
Nasceva così lo scandalo Luxleaks, che ha suscitato
fortissima indignazione in Europa e nel mondo. Alcune imprese con
miliardi di euro di entrate avevano infatti beneficiato di una
tassazione effettiva di meno dell’1% sui profitti trasferiti in
Lussemburgo, mentre le piccole e medie imprese non beneficiavano
dello stesso trattamento di favore e dovevano subire una concorrenza
sleale.

L’inchiesta resa pubblica nel novembre 2014 ha sollevato dunque
un velo sulla situazione fiscale in Europa. Gli Stati europei hanno
sviluppato in questi anni un’impropria competizione nell’offerta
di una varietà di misure fiscali, inclusi tax rulings, per
attrarre imprese multinazionali e aumentare artificialmente i loro
introiti. Questa pratica sottrae però importanti entrate fiscali
agli altri Paesi europei e diminuisce le risorse complessive
derivanti dalla tassazione, che potrebbero essere usate per
migliorare i servizi pubblici, la sanità o il sistema scolastico, a
vantaggio di tutti i cittadini.

Un anno è passato e nessun passo avanti significativo è stato
raggiunto per ottenere un cambiamento reale. Nonostante alcuni
annunci infatti l’Unione Europea non è ancora riuscita a dare
risposte ai suoi cittadini e alle sue piccole e medie imprese.

Il 6 ottobre di quest’anno, i ministri delle finanze dell’Ue
hanno perso anzi l’opportunità di dimostrare di aver imparato la
lezione dello scandalo di Luxleaks. Il loro accordo sull’istituzione
di un sistema di scambio automatica d’informazione tra i 28 Stati
membri dell’Ue sui tax rulings non assicura nessuna
trasparenza su questi accordi segreti e indebolisce fortemente la già
timida proposta della Commissione.

La situazione attuale  sta indebolendo pesantemente i sistemi
fiscali nazionali e il progetto europeo: un mercato unico efficace
può infatti funzionare correttamente solo in un quadro per la
tassazione delle imprese più trasparente, coordinato e cooperativo.
Non si può quindi continuare ad andare avanti come fatto finora:
l’Unione Europea deve assicurare che le multinazionali paghino le
loro tasse dove realizzano i profitti.

Noi richiediamo riforme ambiziose per contrastare evasione ed
elusione fiscale, eliminare le scappatoie legali utilizzate dalle
multinazionali, sanzionare efficacemente i paradisi fiscali,
combattere la corruzione e il riciclaggio e migliorare la trasparenza
e la cooperazione transfrontaliera.

In questo quadro, invitiamo pubblicamente i governi europei a
supportare l’obbligo di rendicontazione Paese per Paese pubblica
attualmente in discussione nella Direttiva sui diritti degli
azionisti.

Questa misura richiederebbe alle grandi imprese ed alle imprese
quotate di rendere pubblici i dati su alcune loro attività e,
soprattutto, sulle tasse che pagano in ogni Paese in cui operano.
Questo permetterebbe alle autorità fiscali, agli investitori e agli
altri stakeholders, inclusi i cittadini, di intraprendere
iniziative in caso di comportamenti inappropriati o illeciti da parte
delle multinazionali. Le banche europee sono già soggette a tale
requisito, che non ha diminuito la loro competitività, come
dimostrato da una ricerca ufficiale commissionata dalla Commissione
europea.

A un anno da Luxleaks, cittadini e imprese responsabili aspettano
ancora risposte. C’è urgente bisogno di un’azione coordinata a
livello europeo. La rendicontazione Paese per Paese rappresenterebbe
uno strumento importante per combattere evasione ed elusione fiscale
e un passo avanti significativo nella creazione di un quadro fiscale
più trasparente in Europa.

È giunta l’ora che gli Stati membri imparino la lezione dello
scandalo di Luxleaks e mettano fine all’elusione fiscale delle
multinazionali, costruendo un sistema corretto di tassazione delle
imprese. Questa è una condizione necessaria per rivitalizzare
l’economia europea, a beneficio di cittadini e imprese
responsabili.

(4 novembre 2015)

Jan Willem Goudriaan, Segretario generale EPSU 
John McDonnel, Cancelliere ombra, Regno Unito
Sergio Cofferati, Relatore del
Parlamento Europeo per la Direttiva sui diritti degli azionisti
Gianni Pittella, Presidente del Gruppo dei Socialisti e
Democratici al Parlamento Europeo

Roberto Gualtieri, Presidente della Commissione Economica del Parlamento
Europeo

Romano Prodi, ex Presidente della
Commissione Europea ed ex Presidente del Consiglio italiano

Thomas Piketty, Paris School of Economics
Jean-Paul
Fitoussi,
 Co-Presidente del Consiglio Scientifico della
Progressive Economy
Josep Borrell, ex Presidente del
Parlamento Europeo

Luca Visentini, Segretario
Generale della Confederazione Sindacale Europea

Elio Di
Rupo,
 Presidente del Partito Socialista belga ed ex Primo
Ministro 

Vicenzo Visco, ex Ministro italiano
del Tesoro e delle Finanze
Jutta Urpilainen, ex
Ministro finlandese delle Finanze

Paul Magnette, Ministro-Presidente della Wallonia-Belgio
Virgilio
Dastoli, Presidente Consiglio Italiano Movimento Europeo

Richard Murphy, Anastasia Nesvetailova e Ronen Palan, City
University

Jill Rubery, Kate Pickett, Irene
Ring, Andras Inotai, Ilene Grabel, Henning Meyer e
Heikki Patomäki, Membri del Consiglio Scientifico della
Progressive Economy

 
 

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