Sanità: Cgil, atto d’indirizzo per la medicina generale, rischio caos assistenza notturna

27 Aprile 2016

Sanità: Cgil, atto d'indirizzo per la medicina generale, rischio caos assistenza notturna

Comunicato stampa Cgil – Fp Cgil – Fp Cgil Medici

Roma,
14 aprile 2016

Il nuovo atto d’inidrizzo per il rinnovo della convenzione
di medicina generale, approvato ieri dal Comitato di settore per il
comparto Regioni – Sanità, riduce l’assistenza della medicina generale
da 24 ore su 24 a 16 ore su 24 nei giorni feriali e a 12 ore il sabato e
i festivi, delegando al sistema di emergenza urgenza 118 – dalla
mezzanotte alle 8 nei giorni feriali e dalle 20 alle 8 nei giorni di
sabato e festivi – tutti gli interventi sanitari, da quelli più banali
alle emergenze.

Si
sottrae ai cittadini l’assistenza della medicina generale per 8 ore nei
giorni feriali e 12 ore nei festivi e prefestivi e si prevede di
utilizzare il 118 per andare a vedere una febbre, un mal di pancia, un
mal di schiena, con il rischio di lasciare scoperto quel paziente a cui
il 118 può salvare la vita.

Inoltre
per qualunque malore notturno si dovrebbe andare al pronto soccorso.
Insomma la notte tutti al pronto soccorso da soli o con il 118. Ciò
evidentemente aumenterebbe le attese e anche le barelle perché si
dovrebbero ospedalizzare di fatto più persone.

La
guardia medica oggi non fa solo visite domiciliari ma anche consulenze
mediche telefoniche che possono risolvere il problema, evitando al
paziente di andare al pronto soccorso. Certo che così com’è oggi la
guardia medica è un corpo separato. Infatti fin dal 2007 abbiamo
chiesto, come Fp Cgil Medici, la sua abolizione: ma come figura
professionale separata, non come servizio.

Per
questo ci vuole effettivamente il ruolo unico. Ma quello proposto
dall’atto di indirizzo sembra un raggiro. Oggi si chiamano medici di
guardia medica- continuità assistenziale, domani medici di cure
primarie a rapporto orario. I medici di famiglia si chiameranno invece
medici delle cure primarie a ciclo di scelta, che potranno disporre
nelle cosidette Aft (Aggregazioni Funzionali Territoriali) delle ex
guardie mediche, nella misura di 5 a 1.

Ruolo
unico per noi significa che si può fare tutti lo stesso lavoro, che
tutti i medici possono fare le notti e che tutti i medici possono essere
scelti dai cittadini senza più distinzioni. Per questo obiettivo
abbiamo da tempo messo a disposizione una proposta dettagliata. In
sostanza è necessario l’abbattimento del massimale a 1 medico per 1000
abitanti assistiti, invece degli attuali 1500, e l’abolizione della
figura del medico di guardia medica. Tutti così diventato effettivamente
medici delle cure primarie che insieme, in un determinato territorio di
competenza, garantiscono l’assistenza primaria h24 per 7 giorni su 7
con organizzazione distrettuale. È difficile?

L’atto
di indirizzo sfonda poi un altro pilastro, il numero ottimale (numero
di medici/abitanti). Finora fissato a livello nazionale per avere
un’assistenza più omogenea, almeno nelle intenzioni, viene di fatto
delegato alle autonomie regionali. E quindi, con la scusa delle esigenze
locali, di fatto avremo un incremento del numero di assistiti per
medico, con minore qualità delle prestazioni per i cittadini, e la
riduzione conseguente di medici che potranno svolgere questo lavoro con
le più disparate differenze tra le varie regioni. Così si riduce ancora
l’assistenza e si sbatte la porta in faccia ai giovani. Gli rimane una
prospettiva di subalternità e di ridotti guadagni. Eppure hanno gli
stessi titoli!

Chi
paga tutto questo? I soliti noti, i cittadini a cui viene sottratta
l’assistenza primaria notturna. Ai tagli decisi sul finanziamento della
sanità si aggiunge spreco e inefficienza.

Questo
atto di indirizzo, per come è stato posto, non è per noi una questione
meramente contrattuale. I cittadini non possono ritrovarsi stravolti i
loro diritti per un rinnovo convenzionale, e i medici convenzionati
ancora una volta essere classificati di serie A o B. Le Regioni e il
Governo si adoperino per un confronto serio e trasparente sul futuro
dell’assistenza territoriale. E ognuno si prenda le proprie
responsabilità senza mistificazioni. 

 
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