Appalti: Fp Cgil, codice esclude Pa da progettazione pubblica opere

03 Maggio 2016

Appalti: Fp Cgil, codice esclude Pa da progettazione pubblica opere


Appalti: Fp Cgil, codice esclude Pa da progettazione pubblica opere

Fase passa al privato, riflessi pesanti su risorse e a rischio professionalità pubbliche

Roma,
20 aprile

“Niente più progettazione interna alla Pubblica
amministrazione per le opere pubbliche, che sarà al contrario
forzatamente appaltata al privato. Lo prevede una norma contenuta nel
Codice Appalti che, di fatti, azzera l’incentivo ai progettisti
dipendenti delle pubbliche amministrazioni”. Una misura che “oltre a
svilire, da ora e per il prossimo futuro, le professionalità più
qualificate nel publico, dagli architetti agli ingegneri, graverà anche
sulle casse dello Stato”. A denunciarlo è la Fp Cgil dallo studio
dell’articolato e, nello specifico, tra le novità che riguarderanno il
tema della progettazione.

Dopo la lettura critica data dalla
Cgil al testo pubblicato in Gazzetta Ufficiale, la Fp Cgil accende un
faro su un dettaglio del Codice Appalti relativo alla progettazione
delle opere e al ruolo dei tecnici della Pa. Il Codice, fa sapere il
sindacato, “prevede la scomparsa del progetto preliminare, sostituito
dal progetto di fattibilità tecnica ed economica”. Un ‘tecnicismo’ che
stabilisce “l’esclusione della progettazione definitiva ed esecutiva
delle opere pubbliche dal novero delle prestazioni tecniche
incentivabili”, denuncia la categoria dei lavoratori dei servizi
pubblici della Cgil. Si tratta, infatti, di un incentivo del 2% degli
importi posti a base di gara previsto per i dipendenti pubblici
impegnati in funzioni tecniche ma dalle quali viene ‘espunto’ il lavoro
di progettazione. Una scelta che avrà come conseguenza, spiega la
Funzione Pubblica Cgil, “l’affidamento all’esterno delle fasi
progettuali, attuando una sorta di demansionamento malcelato dei
dipendenti pubblici appartenenti alla famiglia tecnica”.

Ai
professionisti che lavorano nelle pubbliche amministrazioni, tolta la
progettazione, “non resta che il gravoso compito di obliterare i
progetti esterni e controllare che tutto sia eseguito secondo regola”.
Il risultato? “Un dipendente pubblico, laureato, abilitato, iscritto ad
un ordine e vincitore di una procedura selettiva pubblica, con ulteriori
competenze rispetto ai colleghi liberi professionisti, viene retrocesso
a professionista di serie B”, afferma la Fp Cgil. Non solo questa norma
porta a un impoverimento professionale del ‘professionista pubblico’
ma, a quest’ultimo, viene affibbiato un ruolo che la Fp Cgil definisce
“insidioso e ingrato”, ovvero “assumersi responsabilità esclusivamente
individuali per conto e per vece di una Amministrazione Pubblica, che si
è affrancata da tutte le polizze assicurative, che restano in capo al
malcapitato dipendente”.

Ma se per un verso si tratta di “una
norma ingiusta, in questo caso per le figure tra le più qualificate
della Pa, con la scelta precisa di abbandonare questo segmento di
lavoro”, dall’altro tale misura avrà anche “pesanti riflessi sul fronte
economico”. Dalle risorse della spesa effettiva per la realizzazione
delle opere pubbliche, infatti, una quota parte crescente servirà al
pagamento degli incarichi esterni di progettazione. La Fp Cgil Nazionale
calcola che “appaltare all’esterno la progettazione grava per una
percentuale pari all’8% degli importi posti a base di gara. Bisognerà
cioè stornare da un montante fisso per la realizzazione di un’opera una
quota maggiore per pagare la progettazione appaltata all’esterno, data
l’impossibilità di affidarla all’interno”. Insomma, conclude il
sindacato, “con la nuova disciplina l’amministrazione dovrà non solo
pagare tutto l’incentivo del 2%, legato però come visto a sole funzioni
tecniche, per di più senza avere risparmi sui costi di progettazione.
Per cui questi ultimi aumenteranno arrivando anche al 10% dell’importo
posto a base di gara dell’opera”.

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