Province: Report Fp Cgil, 55 enti sforano patto stabilità, rischio -1.350 euro di salario per dipendente

08 Giugno 2016

Province: Report Fp Cgil, 55 enti sforano patto stabilità, rischio -1.350 euro di salario per dipendente


17 mila dipendenti coinvolti
senza interventi riflessi pesanti su busta paga

Roma, 21 maggio 2016

Quasi un mese di stipendio in
meno, per la precisione un taglio di 1.350 euro, che coinvolge circa 17
mila dipendenti di quelle province e città metropolitane che nel corso
del 2015 si sono rese ‘colpevoli’ di aver sforato il patto di stabilità.
È quanto risulta da un’indagine condotta dalla Fp Cgil Nazionale,
incrociando i dati sugli enti che lo scorso anno hanno disatteso il
patto di stabilità, con i dati del Conto annuale dello Stato,
registrando così i riflessi possibili che si produrranno sulle buste
paga dei dipendenti coinvolti.

Nel 2015, infatti, 47 province su
un totale di 76 delle regioni a statuto ordinario, insieme a ben 8 città
metropolitane su 10, non hanno rispettato il patto che vincola le casse
di questi di enti. Le 47 province coinvolte sono andate oltre il patto
per una cifra pari a 549 milioni di euro, mentre per le 8 città
metropolitane ‘fuori norma’ l’ammontare è di 367 milioni. Per un totale,
sui 55 enti investiti, di 916 milioni di euro: cifra molto vicina al
(primo) prelievo dalle casse di questi enti, registrato sempre lo scorso
anno, pari a 1 miliardo di euro. “Prelievo – ricorda la Fp Cgil –
previsto in vista della cancellazione di questi enti, e delle funzioni
da essi svolte, e che adesso rischia di dover essere pagato interamente
dai lavoratori”.

Sforato il patto di stabilità, spiega la Fp
Cgil, scatta un automatico meccanismo di rientro che si riversa, per la
gran parte, sui dipendenti degli enti coinvolti. Si tratta di circa 10
mila lavoratori per quanto riguarda le province e 7 mila per le città
metropolitane. Un totale di 17 mila persone che registreranno, senza
interventi, una decurtazione del salario accessorio calcolata dalla Fp
Cgil per una percentuale del -4,6 che, tradotto, vuol dire circa 300
milioni di euro, quantificabile (sempre su un salario medio) per una
cifra pari a -1.344 per ogni singolo lavoratore.

Il dato medio
del -4,6% è frutto di ‘sforamenti’ per gli enti interessati diversi: i
dipendenti della città metropolitana di Roma rischiano, infatti,
quest’anno una decurtazione del salario medio pari -13,83%. A Venezia il
taglio potrebbe essere del -7,21%, a Bari del -5,21%, a Genova del
-4,79%, a Napoli del -4,61% e a Milano del -4,56%. Su questa linea, la
quasi totalità degli enti coinvolti registra una riduzione potenziale
del salario accessorio tra il 3 e il 5 per cento, per una media generale
pari al -4,59%.

Per la Funzione Pubblica Cgil, “l’iter confuso
partito con la legge Delrio, e che ha attraversato decine di atti
normativi, continua a produrre effetti estremamente negativi, ancora una
volta sulla pelle dei lavoratori, insieme al venir meno dei servizi ai
cittadini. Con lo sforamento del patto di stabilità, inevitabile con il
prelievo forzoso di un miliardo di euro dalle casse di questi enti, si
arriva al paradosso che a dover rimetterci siano i lavoratori”. Per
questo la categoria dei lavoratori dei servizi pubblici Cgil chiede che
“vengano introdotte al più presto, nel primo provvedimento utile,
deroghe alla violazione del patto di stabilità, che evitino questa
ennesima beffa per lavoratrici e lavoratori che da anni ormai vivono una
situazione di estremo disagio”.

 
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