CETA: il governo italiano non vuole il voto dei parlamenti nazionali

11 Giugno 2016

CETA: il governo italiano non vuole il voto dei parlamenti nazionali

StopCeta

Durante (CGIL): un fatto molto grave

(11.06.2016) “Da ambienti vicini alla Commissione europea di Bruxelles giungono brutte notizie secondo le quali il Governo italiano, in particolare il ministero dello Sviluppo Economico, avrebbe assicurato al Commissario europeo al Commercio internazionale Cecilia Malmström la disponibilità del nostro Paese a considerare l’accordo commerciale UE-Canada (CETA) come un accordo non misto, e quindi di esclusiva competenza europea. Se così fosse, il CETA verrebbe approvato attraverso il solo voto del Parlamento europeo, senza il pronunciamento dei parlamenti dei 28 stati UE. Sarebbe un fatto molto grave, e ci auguriamo che il ministero possa smentire questa eventualità”. Così Fausto Durante, responsabile Politiche europee e internazionali della Cgil nazionale.”A nostro giudizio il CETA è chiaramente un accordo misto – prosegue Durante – con competenze di natura nazionale su cui devono essere le assemblee elettive di ogni Paese a potersi pronunciare”. “In caso contrario – denuncia il dirigente sindacale – ci troveremmo di fronte ad un fatto molto grave, al parziale esproprio del diritto democratico di ogni Stato dell’UE a intervenire sulle delicate questioni degli accordi commerciali internazionali”.
“Una prospettiva da respingere – conclude Durante – anche perché, essendo il CETA il riferimento per il TTIP, non vorremmo che per l’eventuale accordo UE-USA il Parlamento italiano fosse impossibilitato a pronunciarsi”.

 

Campagna STOPTTIP: inaccettìbile, il governo italiano si sottomette alla Commissione

La testimonianza di un diplomatico europeo, raccolta dall’agenzia di stampa Reuters e confermata da fonti nella rappresentanza italiana presso l’Ue, confermano che Calenda ha sostenuto, con un documento presentato a nome del governo italiano, che l’Italia è favorevole a tagliare fuori il suo Parlamento e quelli di tutti gli Stati dell’Unione dal processo di ratifica.
Un atto gravissimo, secondo la Campagna Stop TTIP Italia, che si è messa sulle tracce del documento ufficiale sperando di riuscire a pubblicarlo il prima possibile. Riteniamo inaccettabile escludere dal processo i parlamentari nazionali, molti dei quali, dopo essere entrati per la prima volta nella sala di lettura del TTIP in Italia, hanno espresso gravi preoccupazioni.
Nel mandato negoziale definito nel 2011, i governi dell’Ue hanno sottolineato che il CETA non può essere considerato un accordo su cui la Commissione possa vantare competenza esclusiva. In tema di investimenti, ad esempio, soprattutto per quanto riguarda la temibile clausola ISDS, la competenza dev’essere mista, cioè prevedere la ratifica di tutti i Parlamenti degli Stati membri. Circa 42 mila aziende già operanti nell’Unione fanno capo a società Statunitensi con filiali in Canada. Queste imprese potrebbero intentare cause agli Stati per conto degli Stati Uniti senza che il TTIP sia ancora entrato in vigore. Basterà ratificare il CETA. Davvero i nostri Parlamenti devono essere privati del diritto di esprimersi su temi tanto sensibili?
Stesso discorso per la protezione dell’ambiente e dei consumatori: quando venne dato mandato alla Commissione di negoziare in nome dei singoli Stati, si specificò che i governi dovevano mantenere il diritto di disciplinare tali materie.
Il ministro Calenda, a quanto si apprende, sarà audito alla Camera dei Deputati il 15 giugno, mentre la decisione sulla competenza degli accordi verrà adottata durante il Consiglio europeo del 28-29 giugno.
Esortiamo i parlamentari italiani, a prescindere dai propri schieramenti, ad uno scatto di orgoglio. Chiedano conto e ragione di questa scelta che limita le loro prerogative parlamentari e comprime la sovranità nazionale ben oltre quanto stabilito dal trattato di Lisbona.

Le conferme di Calenda

Su Twitter Calenda ha confermato dicenco ” Il TTIP è sicuramente misto Il CETA no. UE deve avere mandato chiaro su trade altrimenti viene meno forza e credibilità” e poi  “Per il CETA? Certo! Quello europeo. Europeisti alla carte? TTIP anche parlamenti nazionali.”

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