Medici – Audizione al Senato della FPCGIL Medici sul Ddl n. 1598 su libera professione ed esclusività

18 Luglio 2011

Audizione al Senato della FPCGIL Medici sul Ddl n. 1598 su libera professione ed esclusività

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Riportiamo di seguito il testo dell’intervento di Massimo Cozza, segretario nazionale FPCGIL Medici, nell’ambito della audizione alla Commissione Sanità del Senato del 27 giugno 2007, sul Ddl n.1598/07 su libera professione ed esclusività.

“La FPCGIL Medici ritiene che una libera professione intramoenia, trasparente ed etica, possa e debba rappresentare un beneficio per i cittadini, i medici, le aziende sanitarie ed il Ssn nel suo complesso.

In altre parole la libera professione dovrebbe essere un valore aggiunto rispetto ad un servizio di qualità assicurato ovunque, e a tutti. Una opportunità in più, e non una necessità per il cittadino costretto a pagare per essere visitato od operato.

Riteniamo altresì che il principio della esclusività vada attuato in modo obbligatorio per i medici ed i veterinari che scelgono di lavorare come dirigenti della sanità pubblica, e a maggior ragione per chi assume responsabilità gestionali. Nello stesso tempo rivendichiamo una rivalutazione della indennità di esclusività, ferma ai valori del 2000.

Per questo, a fronte del lassismo di diverse regioni ed aziende nell’attuazione della libera professione intramuraria, e della scadenza del 31 luglio 2007 per il rientro della libera professione intramoenia allargata, chiediamo al Parlamento la rapida approvazione di una legge in materia.

Una legge che non può avere il testo del Ddl Turco oggi in discussione, che presenta anche una parte in contrasto con le stesse conclusione della indagine della Commissione Sanità del Senato.

Certamente, rispetto alla situazione attuale, un significativo passo in avanti è contenuto nel Ddl, in particolare sulla trasparenza della libera professione e sulla reintroduzione del principio della esclusività, ma senza le opportune modifiche la norma rischia di far avviare il sistema per la strada sbagliata.

Per questo proponiamo cinque emendamenti.

Nel primo emendamento, al fine di evitare norme gattopardesche, che vanificherebbero la prevista gestione aziendale, chiediamo che sia chiaramente esplicitato che la possibilità del convenzionamento non riguarda i singoli studi privati dei medici ma spazi collettivi.

Con il secondo emendamento chiediamo l’eliminazione di un inciso, “in tale circostanza”, che limita la trasparenza e la gestione aziendale solo in occasione della stipula di convenzioni, lasciando tutto come prima per l’intramuraria non allargata. In sostanza se si lasciasse l’attuale testo, paradossalmente, il medico che svolge l’attività libero professionale dentro l’ospedale potrebbe direttamente prenotare le visite e ricevere gli onorari.

Il terzo emendamento è finalizzato ad evitare la possibile istituzionalizzazione degli spazi esterni, ritornando ad una situazione ante Bindi. Si propone pertanto la transitorietà delle convenzioni, avendo come obbiettivo il rientro della libera professione negli ospedali.

Il quarto emendamento introduce l’obbligo di adozione da parte delle aziende di una piano di rientro e di attuazione della gestione diretta, corredato da un cronoprogramma, nonché la possibilità di un commissario ad acta per le aziende inadempienti. Si tratta di evitare che anche questa volta vi siano Regioni ed aziende che, tranquillamente, non applicano le normative, come già accaduto in passato.

Infine il quinto emendamento propone una norma di buon senso. L’applicazione del criterio della esclusività almeno per tutti gli incarichi gestionali, che, sia per la normativa che per il contratto, sono individuati nella direzione delle strutture complesse e semplici, dipartimentali e non. Si tratta peraltro di una scelta già presente e condivisa nelle Conclusioni della Indagine del Senato, sia di maggioranza che di minoranza.

Concludendo, la FPCGIL Medici, anche attraverso il Ddl, vuole continuare il suo impegno storico per la valorizzazione professionale ed economica del medico in esclusività di rapporto. Per il definitivo superamento in tutte le Regioni del doppio canale “medico pubblico con studio privato”, per arrivare al più equo e trasparente “medico pubblico con studio pubblico”, nell’ambito di un ancor più generale impegno per un servizio sanitario nazionale di qualità, universalistico e solidale.”

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