Parlamento europeo risoluzione pilastro sociale

23 Gennaio 2017

Salario minimo e diritti per tutti

Parlamento europeo

Risoluzione del Parlamento europeo sul pilastro sociale

Il Parlamento europeo ha approvato il 19 gennaio 2017 una risoluzione sul “pilastro europeo dei diritti sociali”  con 396 voti a favore, 180 contrari e 68 astensioni. La relazione del Parlamento non è vincolante, ma la sua approvazione arriva due mesi prima che la Commissione proporrà nuove norme relative al welfare, comprese le misure relative alle condizioni di lavoro e ai salari.
A sorpresa la maggior parte dei deputati ha sostenuto una parte nella risoluzione che chiede una legge europea per un reddito minimo in ogni paese membro.
“…mette in evidenza l’importanza di regimi adeguati di reddito minimo per preservare la dignità umana e lottare contro la povertà e l’esclusione sociale, così come il loro ruolo , quale forma di investimento sociale che consente alle persone di partecipare alla società e intraprendere percorsi di formazione e/o la ricerca di un lavoro; invita la Commissione e gli Stati membri a valutare i regimi di reddito minimo nell’Unione europea, anche esaminando se tali regimi consentano alle famiglie di soddisfare le loro esigenze; invita la Commissione e gli Stati membri a valutare su tale base le modalità e gli strumenti per fornire redditi minimi adeguati in tutti gli Stati membri e a esaminare i possibili interventi successivi a sostegno della convergenza sociale nell’Unione, tenendo conto delle condizioni economiche e sociali di ciascun paese e delle pratiche e tradizioni nazionali”
Ad oggi 22 paesi dell’UE hanno già leggi sul salario minimo. Non hanno salario minimo Svezia, Danimarca, Italia, Cipro, Austria e Finlandia.
Il commissario europeo per gli affari sociali Marianne Thyssen ha più volte insistito sul fatto che lnon intende “pestare i piedi dei governi nazionali”, proponendo un salario minimo a livello europeo Le leggi sui salari sono generalmente di competenza dei paesi membri dell’UE, non della Commissione.Ma, a dire la verità.  Thyssen ha già incoraggiato più volte i paesi ad introdurre un salario minimo nazionale.  L’idea che sembra profilarsi è una cornice europea che introduce il salario minimo in Europa, mentre il livello rimarrebbe di competenza degli stati nazionali. Il PPE e la nuova maggioranza di centro destra che ha eletto il 17 gennaio Antonio Tajani alla presidenza ha bloccato quella parte della relazione che chiedeva che il salario minimo nazionale fosse almeno il 60% del reddito medio di ogni paese. 
La risoluzione affronta anche la questione di come la tecnologia e l’economia app mobile ha rovesciato le condizioni di lavoro. Oramai sono molti i casi sociali e giudiziari come Uber, Airbnb e  Deliveroo. 
per quanto concerne le forme di lavoro che si svolgono su piattaforme digitali e altre tipologie di lavoro autonomo dipendente, una chiara distinzione, ai fini del diritto dell’Unione e fatte salve le disposizioni del diritto nazionale, tra questi lavoratori realmente autonomi e quelli inquadrati in un rapporto di lavoro, tenendo conto della raccomandazione n. 198 dell’OIL, secondo cui il rispetto di vari indicatori è sufficiente per stabilire un rapporto di lavoro; lo status e le responsabilità di base della piattaforma, il richiedente e la persona che effettua il lavoro andrebbero pertanto chiariti; dovrebbero essere introdotte anche norme minime per le regole di collaborazione con informazioni complete ed esaurienti al prestatore di servizi sui loro diritti e obblighi, sulle prestazioni, sul corrispondente livello di protezione sociale e sull’identità del datore di lavoro; i lavoratori dipendenti e gli autentici lavoratori autonomi che operano attraverso piattaforme online dovrebbero avere analoghi diritti come nel resto dell’economia ed essere protetti mediante la partecipazione a regimi di assicurazione sanitaria e di sicurezza sociale; gli Stati membri dovrebbero garantire un controllo adeguato di tutti i termini e condizioni del rapporto di lavoro o del contratto di servizi, prevenendo gli abusi di posizione dominante da parte delle piattaforme. 

 
 

 
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