Sanità: Cgil e Fp, bene volontà abolizione ticket ma affrontare l’emergenza dell’accesso alle cure

14 Aprile 2017

Sanità: Cgil e Fp, bene volontà abolizione ticket ma affrontare l'emergenza dell'accesso alle cure

COMUNICATO STAMPA CGIL NAZIONALE – FP CGIL NAZIONALE

Roma, 5 aprile – “Abolire i ticket è
sempre stata una nostra richiesta. Il ministro, però,
dica anche come intende garantire a tutti i cittadini,
soprattutto ai più poveri, l’accesso al Servizio
Sanitario Nazionale”. Così, in una nota congiunta, Cgil
nazionale e Fp Cgil nazionale rispondono
a quanto dichiarato da Beatrice Lorenzin
nell’intervista rilasciata al Messaggero di oggi.

“Salutiamo con favore l’intenzione
del ministro di proseguire sul terreno
dell’eliminazione dei ticket – continuano Cgil e Fp –
ma in un Paese in cui oltre dieci milioni di persone,
su una popolazione di 60 milioni, non si cura più
perché non può permetterselo, l’emergenza è evidente e
non deve essere ignorata”.

Per confederazione e categoria “le
scelte fatte finora dal Governo non vanno nella giusta
direzione. Cambiare i Lea senza definire compiutamente
un progetto generale né prevedere l’assunzione di
nuovo personale, e, al contempo, ridurre i
trasferimenti alle Regioni, non può che rendere ancora
più difficoltoso l’accesso alle cure per i cittadini,
compresi i meno abbienti”.

“Le prestazioni sanitarie devono
essere garantite a tutti e – aggiungono – occorre
assicurare la progressività del prelievo fiscale: non
è possibile considerare alla stessa stregua coloro che
hanno abbondanti mezzi per vivere, e magari sono anche
evasori, e chi non ce la fa più”.

“Il servizio sanitario nazionale –
ricordano Cgil e Fp – è nato per garantire ‘la
promozione, il mantenimento e il recupero della salute
fisica e psichica di tutta la popolazione senza
distinzione di condizioni individuali o sociali e
secondo modalità che assicurino l’eguaglianza dei
cittadini nei confronti del servizio’, come recita il
primo articolo della legge istitutiva. A quasi
quarant’anni dalla riforma sanitaria – concludono –
non vorremmo assistere al suo declino o al tradimento
della sua missione, ma alla sua rinascita”.

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