MIBACT – Comunicato su mappatura RSU e allegato

19 Dicembre 2017

MAPPATURA RSU, LE MANOVRE IN LEGGE DI STABILITA’, I PRECARI FORTUNATI E QUELLI NASCOSTI, LA BRAVURA DEI DIRIGENTI

Sulla mappatura per le RSU

Nei prossimi giorni saremo chiamati al tavolo per definire l’accordo per la mappatura delle nuove RSU. Per tale motivo, ed in considerazione dei continui mutamenti nella struttura organizzativa del Ministero, vi invitiamo a segnalarci tempestivamente le criticità rispetto al precedente accordo. Che si riscontrano essenzialmente in due problematiche: quelle relative agli accorpamenti che si potranno definire per gli Uffici con basso numero di personale (a nostro avviso inferiore alle 10 unità) e l’individuazione di RSU regionali per quel che riguarda i Poli Museali (dove permane forte il problema delle agibilità sindacali insufficienti a garantire la piena funzionalità della rappresentanza). Ovviamente nei limiti del possibile valuteremo con attenzione tutte le possibili proposte che ci perverranno.

Emendamenti che non si negano, e che rivelano. 

Ogni anno il disegno di legge di stabilità ci presenta qualche sorpresa. Questo è dovuto in parte all’importanza che comunque i provvedimenti sui beni culturali assumono nell’ambito delle politiche generali che per le ormai stranote incursioni che con normette derivanti da iniziative in cui il Ministro sembra apparentemente estraneo. Quest’anno ne abbiamo tre, che si aggiungono ad una sfilza di provvedimenti,alcuni dei quali benvenuti. Il Ministero si appresta a far scorrere tutte le graduatorie del famoso concorsone dei 500, già arrivato a 8700 autorizzati, e pertanto ulteriori 200 assunzioni andranno ad incrementare gli organici dei funzionari, a cui si aggiungono 500 assunzioni previste in seconda area da un recente provvedimento governativo e la proroga per i tempi determinati. Un pacchetto certamente non trascurabile e che, senza l’immancabile caduta di stile, avrebbe certamente costituito merito e vanto per l’attuale Ministro. Invece no: nelle pieghe parlamentari ecco che ti spuntano fuori alcuni provvedimenti: la cessione della BIASA ad una Fondazione, la previsione di un taglio di un milione di euro al bilancio degli archivi e a quello dei Musei per finanziare la conservazione degli archivi dei partiti politici, una selezione “protetta” che prevede una procedura paraconcorsuale con la quale si stabilizza all’interno dei ruoli il personale esterno impiegato nel Grande Progetto Pompei, nei limiti della spesa prevista (500 mila euro). Sulla Biasa abbiamo scritto e non solo noi e ci è parsa paradossale la replica del Ministro, che ci dice che questa non è privatizzazione, quasi a volerci convincere che la Fondazione sarebbe un ente di diritto pubblico, e che, bontà sua, il personale rischia al massimo di essere collocato in altre Biblioteche. Il problema è un altro: perché si cede la Biasa ad una Fondazione dopo averla distrutta organizzativamente tramite la altrettanto incomprensibile decisione di inserirla nel Polo Museale del Lazio? Non si comprende la ratio: la Biblioteca sarà presto sfrattata dalla sua sede storica per far spazio ai cosiddetti progetti di valorizzazione, si trova in una condizione di indebolimento dovuta solo a scellerate scelte gestionali che le hanno sottratto buona parte del personale. Perché allora non ridarle l’autonomia e farla rientrare nel circuito normale delle Biblioteche statali? Una domanda che resterà certamente senza risposta, a meno che la BIASA non intenti causa per mobbing conclamato. Per quanto riguarda la scelta di finanziare gli archivi storici dei movimenti politici non si capisce perché questa scelta è stata fatta incidendo sul già disastrato bilancio del Ministero e non con finanziamenti aggiuntivi. Infine l’emendamento portato alla Camera, che prevede una selezione ad hoc finalizzata esplicitamente all’assorbimento del personale impegnato per almeno tre anni nel Grande Progetto, incidendo peraltro sul budget assunzionale ordinario del Ministero. Un emendamento che grida vendetta semplicemente perché fa strame di ogni regola concorsuale e, con essa, di ogni regola del buon senso. Un provvedimento di vecchio stampo clientelare elettoralistico che ha già lasciato echi indignati nell’opinione pubblica e che di fatto esclude dalle opportunità tutta una massa di personale precario che non ha avuto la fortuna di trovarsi a Pompei a lavorare. L’approvazione di questo emendamento in Commissione Bilancio ci dice che non è solo una iniziativa di singoli parlamentari e riconduce alla diretta responsabilità di chi dirige il Ministero. Noi vorremmo invece che si applicasse correttamente un piano occupazionale che desse opportunità a tutto il precariato strutturale esistente nel Ministero e a tal riguardo abbiamo scritto una lettera direttamente al Ministro. Se questa è la risposta c’è di che stare freschi. Se invece non è come scriviamo noi, e si tratta di un imprevedibile successo di un emendamento, allora il Ministro ha tutto il potere di farlo cassare e non votare nel maxi emendamento. Vedremo, con scarse speranze.

Collaboratori di tutto il MIBACT uniteviI!

A seguito, appunto, della nota inviata al Ministro sugli adempimenti connessi alla Circolare n.3/2017 del dipartimento di Funzione Pubblica, abbiamo ricevuto una cortese e puntuale risposta da parte della DG Organizzazione, che vi giriamo in allegato, che ci assicura sulla puntuale applicazione della normativa in questione. Noi prendiamo atto ma non restiamo rassicurati: in ballo c’è ancora la questione della proroga dei contratti, gravemente ed ingiustificatamente a rischio, come abbiamo già scritto, e la necessità che tutti questi rapporti di natura flessibili, ivi compresi quelli a partita iva, debbano risultare nell’apposito censimento che è un preciso obbligo dell’Amministrazione. Cosa che invece non ci risulta se non per una minima parte,con la conseguenza di rendere ancora più invisibile questo lavoro. Per questo motivo riteniamo che queste tipologie di lavoro in qualche modo debbano uscire fuori dal limbo delle situazioni individuali e valutare le opportunità che si possono aprire nel prossimo triennio, chiedendo ai propri datori di lavoro di attivare quelle procedure che consentano di essere censiti a livello nazionale. Queste istanze, insieme alle problematiche eventualmente derivati dalla necessità di prorogare questi contratti, possono essere valutate e tutelate dalle nostre strutture del NIDIL CGIL sul territorio verso cui invitiamo i diretti interessati a rivolgersi.

I dirigenti del MIBACT? Tutti bravi

Abbiamo sottoscritto nei giorni scorsi l’accordo per la retribuzione di risultato dei dirigenti di seconda fascia del Ministero relativi al 2016. Lo abbiamo fatto convintamente: il vincolo negoziale ci pone nelle condizioni di concordare solo le fasce percentuali rispetto al raggiungimento degli obiettivi nell’ambito dei quali distribuire proporzionalmente quote di compenso fino al raggiungimento del massimo, che nell’accordo sottoscritto corrisponde minimo al 90% degli obiettivi assegnati. E non intendiamo certo rinunciare al nostro ruolo in presenza di un sistema fallimentare costruito su criteri astrattamente meritocratici, quantitativi e con un meccanismo valutativo non affidato a soggetti certi, ma definito per via gerarchica. Nel nostro caso i direttori generali valutano i dirigenti di seconda fascia. Ne consegue come immancabile risultato che tutti i dirigenti hanno valutazioni oltre il 90% e il 2016 non fa certo eccezione, visto che la valutazione più bassa è stata di 95/100. Sempre nell’ambito del confronto abbiamo posto da tempo la necessità di una profonda revisione di questi criteri e del processo stesso di valutazione, ci siamo detti unitariamente disponibili anche ad un confronto specifico, pur non essendo la materia oggetto di negoziazione. E le idee certo non ci mancano: a nostro avviso la valutazione dovrebbe avere carattere di terzietá, i criteri dovrebbero essere prevalentemente qualitativi e dovrebbero riguardare le capacità gestionali oltre quelle tecniche, nel processo dovrebbero intervenire diversi attori, ad esempio i cittadini e, (perché no?) gli stessi lavoratori, che in questo caso avrebbero sicuramente meno remore ad essere valutati. Per tutta risposta nei criteri di valutazione è stata inserita la qualità delle relazioni sindacali, e quindi un elevato livello di conflittualità dovuto a responsabilità chiare dei dirigenti. Un pannicello caldo ideato più che altro per tacitarci e magari dare linfa a chi, tra i nostri colleghi, ha radicata l’abitudine di utilizzare il sindacato come colpo contundente e non certo per fare gli interessi dei lavoratori. Questa singolare concessione in verità non ha prodotto effetto alcuno, almeno nel 2016, da cui dobbiamo desumere che i conflitti che registriamo sparsi nella penisola altro non siano che innocue baruffe causate da qualche esagitato. Registriamo in questo allegro quadro un soffio di grande ottimismo: al Mibact almeno i dirigenti sono tutti bravissimi, e quindi tutto dovrebbe andare per il meglio. Naturalmente in questo tripudio spiccano i dirigenti dei musei autonomi, premiati, ça va sans dire, con il massimo tutti quanti. Adesso, se volessimo riferirci solo alla qualità delle relazioni sindacali e alle responsabilità certe nella violazione delle regole, avremmo una lunga lista da proporre. E non è che dal punto di vista gestionale ci arrivino chissà quali segnali: la debolezza gestionale si riflette in scelte organizzative spesso discutibili, in una perenne conflittualità con i lavoratori che sta generando una forte recrudescenza dei procedimenti disciplinari al punto da intasare l’ufficio preposto del ministero, una scarsissima conoscenza delle minime prassi amministrative, essendo la materia non richiesta all’atto di reclutamento. Ma questo non scalfisce gli eroici valutatori che, in ossequio al tiravento, se ne sono guardati bene dallo scendere sotto i 100/100.Intendiamoci: ci sono dirigenti che hanno meritato la valutazione e noi ci mettiamo sempre dalla parte di chi svolge con coscienza e competenza il proprio dovere. E non crediamo affatto che questo sistema sia tarato sui loro meriti, pensiamo anzi che questo appiattimento generale su cui si basa la valutazione di brunettiana memoria non sia altro che un misuratore di fedeltà alla causa, un indicatore del tasso di acquiescenza alle scelte politiche di volta in volta imperanti. E invece chi opera con competenza, onestà e impegno si trova ad essere appiattito in una condizione che non ne riconosce i meriti, o meglio li annega nel mare magnum dell’appiattimento retributivo. Perché la sostanza rileva i veri limiti di una amministrazione che non vuole certo rinnovarsi nei suoi capitoli più nodali e nel suo rapporto perverso con la politica. Per questo riteniamo che questa eccellenza generale non farà parte dei periodici comunicati trionfali sulle magnifiche sorti progressive della riforma del ministro Franceschini. Infine una informazione di servizio: nella convocazione prevista per la mappatura della RSU sottoscriveremo definitivamente l’accordo sui progetti locali, finalmente giunto a certificazione, e chiederemo lumi sia sulla mobilità volontaria che sulla imminente pubblicazione delle graduatorie per le progressioni economiche 2017.

Claudio MeloniFP CGIL Nazionale MIBACT

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