PARLAMENTO EUROPEO: diritti delle donne in carcere

18 Luglio 2011

PARLAMENTO EUROPEO: diritti delle donne in carcere

Il Parlamento europeo ha approvato il 13 marzo una Risoluzione sulla particolare situazione delle donne detenute e l’impatto dell’incarcerazione dei genitori sulla vita sociale e familiare.

Se la legge è uguale per tutti, il carcere e le dinamiche di reinserimento nella società dovrebbero però tenere conto delle esigenze specifiche del mondo femminile, come la maternità, la reintegrazione professionale e familiare.

Anche se il fenomeno delle donne “dietro le sbarre” è minoritario (5% della popolazione carceraria totale), “la creazione di condizioni di vita che rispettino i loro bisogni specifici è una questione di rispetto della dignità umana e dei diritti fondamentali”, ha affermato l’eurodeputata greca e relatrice Marie Panayotopoulos-Cassiotou. Per la famiglia, il carcere di una donna può avere conseguenze gravi che possono arrivare fino alla completa distruzione dei legami familiari, soprattutto quando è la madre la sola a occuparsi dei bambini. La risoluzione suggerisce quindi un maggiore uso delle “pene alternative” alla carcerazione come “le comunità”.

Tra le misure richieste per tutelare i diritti del bambino, si propongono visite flessibili, luoghi che permettano una certa libertà di colloquio e di privacy familiare, un ambiente a misura di bambino e unità carcerarie separate per donne con figli. Perché “le condizioni di carcerazione delle donne incinta e nel periodo dell’allattamento così come quelle che hanno in cura bambini piccoli, devono sempre tenere conto dell’interesse superiore del bambino”.

Sebbene le prigioni siano materia di competenza degli Stati membri, gli eurodeputati chiedono alla Commissione europea e al Consiglio di adottare una decisione-quadro sugli standard minimi dei diritti dei detenuti che si fondi sull’articolo 6 del Trattato Ue e che includa il rispetto delle necessità particolari delle donne.

“L’accesso senza alcuna discriminazione all’impiego, al lavoro volontario, alla formazione che segua le vocazioni personali e misure di educazione civica intese a facilitare la loro reintegrazione”, sono le specifiche richieste degli eurodeputati. Come sottolinea la relatrice del rapporto, “la promozione del reinserimento professionale, sociale e familiare di tutti i detenuti deve restare un obiettivo primario della detenzione”.

 
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