Piano casa le leggi regionali – prova di federalismo fai da te

18 Luglio 2011

Piano casa le leggi regionali : prova di federalismo fai da te

Sono dieci finora le regioni che hanno approvato proprie leggi in attuazione dell’accordo sottoscritto il 31 marzo scorso con il governo ed altre otto sono allo studio
In base all’accordo, le Regioni si erano impegnate ad approvare entro 90 giorni proprie leggi in materia urbanistica contenenti eventuali aumenti di volumetria e/o la possibilità di demolizione e ricostruzione, mentre il Governo si impegnava ad emanare entro 10 giorni un decreto legge di semplificazione normativa. A distanza di cinque mesi dall’accordo il Governo non ha ancora emanato il decreto legge di semplificazione normativa e alla scadenza dei tre mesi solo due regioni ( Toscana ed Umbria) e la provincia autonoma di Bolzano avevano emanato la propria legge. E’ evidente dunque che l’accordo del “pesce di Aprile” è saltato.
Le leggi regionali varate o da varare, rischiano di essere illegittime, perché prevedono deroghe al Codice dei beni culturali e ad altre leggi dello Stato, che vanno oltre le competenze delle regioni.
L’ordine logico e cronologico è quello previsto dell’accordo sottoscritto il 31 marzo scorso: prima una legge quadro statale, dopo leggi regionali, di natura attuativa.
Lo scenario possibile è che il Governo rinunciando al suo ruolo, aspetta che tutte le regioni abbiano fatto la propria leggina per poi adeguarsi, con una legge nazionale giustificata, esautorando il Parlamento, come esito di una spinta dal basso.
Avremo cosi una miriade di interventi che gonfiano le cubature esistenti ( di un 20-30%), sopraelevano gli edifici ( anche sino a 4 m vedi Lombardia), consentono di demolire e trasferire altrove, con un premio del 60% costruzioni alzate sul litorale ( vedi Lazio).
Cosa dire dei mostruosi capannoni cementizi che sfigurano il già compromesso paesaggio italiano?
Alcune delle leggi regionali peggioreranno la già compromessa realtà.
Nel veneto l’ampliamento dei capannoni arriva al 20% della superficie coperta: un capannone di 5000 mq si dilaterà a 6000 a 7500 se adeguati al risparmio energetico. In Lombardia avverrà di peggio, chi li demolisce e li ricostruisce in toto, potrà riutilizzarli a fini residenziali
La leggina piemontese consente invece la soppalcatura degli amati capannoni.
La Valle d’Aosta si segnala come la più permissiva, con tanti saluti alle bellezze naturali e al turismo di qualità.
Non c’è certo bisogno di tutta questa fiumana di nuova edilizia. Il costruito è già enorme, il boom edilizio a forte indice speculativo, o di seconde e terze case si è protratto per un quindicennio, senza nemmeno sfiorare l’edilizia economica e quella sociale, per le quale siamo precipitati all’ultimo posto in Europa.
Sarebbe stato invece indispensabile varare un grande piano per l’edilizia economica e sociale, da destinare a giovani coppie, anziani soli, famiglie di immigrati, studenti universitari fuori sede, giovani lavoratori in mobilità, puntando contestualmente al recupero del patrimonio esistente, vuoto e degradato.
Invece, il Governo indebitato fino al collo, non ha denari da investire nel social housing e nell’edilizia pubblica, e quindi offre agli italiani di investire in questo nuovo boom prevalentemente privato impiccandosi per una vita ai mutui( ammesso che le banche consentano l’accesso a credito), con l’intento di rianimare cosi, nel modo più cinico un economia e un PIL in netta flessione.
Un recente rapporto ISTAT registra un incremento del costruito di 3,1 miliardi di mq nel decennio 1995/2006, in senso meramente consumistico e speculativo.
A Roma un alloggio su sette è vuoto e a Milano risultano deserti ben 900000 metri cubi di uffici che come denuncia l’Architetto Stefano Boeri, docente al Politecnico , equivalgono a 30 grattacieli Pirelli.
Ma i dati sono approssimati per difetto: nel 2008 l’Agenzia per il territorio ha scoperto un milione e mezzo di fabbricati abusivi, una vera megalopoli fantasma.
Questo stato di cose e questa pessima prova di federalismo non può trovarci d’accordo, sostanzieremo con i iniziative tese a coinvolgere i livelli istituzionali sulle proposte avanzate dalla FP CG IL sulle politiche abitative. A fronte di questo pseudo- federalismo, moltiplicheremo l’impegno per la definizione di una Norma quadro nazionale per il coerente e armonico governo delle Aziende pubbliche per Casa nel nostro paese, a partire dalla discussione che apriremo nei prossimi giorni in occasione della pubblicazione degli atti della prima conferenza sulle politiche abitative promossa dalla FP CGIL lo scorso Febbraio.
Dobbiamo mobilitare le forze sane e i saperi di questo paese, perché come scrive uno studioso di scienze urbanistiche su una rivista specializzata, ci si avvia verso la totale saturazione delle risorse territoriali, la ” devastazione del territorio continua e sarà ricordata anche far molti secoli come il documento più buio dell’Italia del dopoguerra.
Una situazione cosi drammatica, impone a tutti di fermarsi a pensare. E’ necessario ripartire dai valori della Costituzione: il paesaggio e l’ambiente come bene comune luogo identitario, orizzonte del benessere e della qualità della vita.
Il sindacato e il mondo del lavoro debbono raccogliere questa bandiera, per dare al paese e alle giovani generazioni una prospettiva di crescita e di sviluppo.

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