Previdenza VVF: smentita la perequazione con il comparto difesa e sicurezza.

23 Giugno 2012

 
 

    PREVIDENZA VIGILI DEL FUOCO

SMENTITA LA “PEREQUAZIONE”
CON IL COMPARTO DIFESA E SICUREZZA

 
 

Nella riunione informativa svoltasi questa mattina al Viminale, alla presenza dei Direttori Centrali per le Risorse Umane e per le Risorse Finanziarie, è stato presentato un nuovo schema di regolamento sull’armonizzazione dei requisiti pensionistici che riguarda, come noto, anche i Vigili del Fuoco. Tale documento, elaborato dai tecnici del MEF, del Ministero del Lavoro e della nostra Amministrazione, conferma quanto denunciato dalla CGIL sul tranello teso dall’attuale Esecutivo nei confronti dei Vigili del Fuoco per quanto riguarda la “PEREQUAZIONE” previdenziale con le Forze dell’ordine.
E’ ormai chiara ed evidente l’intenzione del Governo Monti di ridurre le tutele previdenziali del comparto difesa-sicurezza e del comparto soccorso pubblico, come già avvenuto per tutti i lavoratori dei settori pubblici e privati. Non è presente alcun riallineamento tra i due comparti, tenuti ben distinti dalla proposta avanzata, se non quello fortemente al ribasso dei limiti di età per l’accesso alla pensione e dei particolari benefici usufruiti in precedenza come, ad esempio, il dimezzamento degli aumenti del periodo di servizio (abbuono dei 5 anni).
Dal punto di vista puramente “tecnico” sono state inserite delle novità che riguardano gli aspetti per i quali non era stata demandata nessuna delega da parte del Governo e sono salvaguardati coloro che maturano i requisiti entro il 31/12/2012, data di entrata in vigore del regolamento in discussione.
Dunque, nulla è stato innovato per ciò che concerne le pensioni privilegiate e non viene eliminato il moltiplicatore per l’aliquota di computo del montante contributivo in caso di cessazione dal servizio per raggiunti limiti di età.
Per la pensione di vecchiaia, rispetto alla legislazione vigente, dal 1/1/2018 i requisiti del personale operativo vengono innalzati di 7 mesi – da 61 anni e tre mesi a 62 anni – senza adeguamenti alla speranza di vita. Impensabile il trattamento ricevuto da Dirigenti e Ispettori che a regime, tranne per coloro che provengono dal ruolo operativo, andranno in pensione a 66 anni e 7 mesi!
Inaccettabili anche le modifiche apportate alla pensione anticipata: 42 anni e sette mesi di versamenti contributivi dal 1/1/2016 al 31/12/2018. Ancor più grave la situazione sull’annunciata quota 96 che viene sostituita da una finestra di uscita composta da 59 anni di età e 40 anni di contribuzione – quota fissa 99 – a cui si aggiungono gli adeguamenti alla speranza di vita dal 1 gennaio 2021.
Assolutamente niente è stato considerato per il personale Amministrativo, il quale resta abbandonato a se stesso dall’Amministrazione e dai Vertici Politici del Corpo Nazionale.
Pertanto, La CGIL mantiene il giudizio estremamente negativo, già espresso in precedenza, sull’impianto complessivo di una riforma inaccettabile e peggiorativa delle condizioni previdenziali di tutti i settori lavorativi ritenendo non ancora chiusa, peraltro, tale discussione a partire dalla disperata vicenda degli “esodati”.
Per le ragioni fin qui esposte, abbiamo respinto la proposta avanzata quest’oggi e abbiamo chiesto un incontro specifico, con il Ministro del Lavoro, nel quale poter mettere in controluce gli aspetti legati alla SPECIFICITA’ di una categoria quotidianamente sottoposta all’usura di un mestiere particolarmente rischioso.

Mario MOZZETTA


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