Sicurezza/Polizia Penitenziaria – Riorganizzare la Sicurezza – Roma 14 aprile 2015

14 Aprile 2015

Riorganizzare la Sicurezza – Roma 14 aprile 2015

Il testo dell’intervento di Massimiliano Prestini, coordinatore nazionale Polizia Penitenziaria Fp Cgil alla odierna iniziativa in tema di Sicurezza.
 
 Riorganizzare la Sicurezza
 

Il lavoro delle polizie tra cittadini, efficienza e revisione della spesa
 

La Polizia Penitenziaria
 

Il Disegno di Legge 1577, presentato dal Presidente del Consiglio Renzi, ha come obiettivo quello di innovare la pubblica amministrazione attraverso la riorganizzazione dell’amministrazione dello Stato. Lo stesso delega il Governo ad adottare uno o più decreti legislativi in cui sia prevista, tra l’altro, la revisione dell’assetto dei Corpi di Polizia, ai fini dell’eliminazione delle duplicazioni e del coordinamento delle funzioni.
Se l’obiettivo del governo è quello di eliminare le sovrapposizioni di compiti e di ridurre gli sprechi, risulta del tutto evidente che una riorganizzazione del Corpo di Polizia Penitenziaria non potrà mai prevedere l’annessione dello stesso ad altri Corpi di Polizia, in quanto il suo compito è quello di garantire l’esecuzione dei provvedimenti restrittivi della libertà personale, l’ordine pubblico e la tutela della sicurezza all’interno degli istituti penitenziari, partecipare alle attività di osservazione e trattamento dei detenuti, occuparsi della traduzione dei ristretti da istituto a istituto, presso le aule giudiziarie per lo svolgimento dei processi, presso i luoghi esterni di cura e, in caso di ricovero, espletare il servizio di piantonamento degli stessi. Tali compiti sono affidati in via esclusiva alla Polizia Penitenziaria e non esistono sovrapposizioni di competenze con altri Corpi di Polizia, ne potrebbero esserci, considerati i limiti imposti dalla direttiva europea sul tema. Dall’esame dei compiti svolti si evince facilmente che la naturale collocazione del Corpo debba essere all’interno del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria e alle dipendenze del Ministro della Giustizia.
Questo non significa che il Corpo non necessiti di un processo di riorganizzazione e, se il fine del governo è realmente quello di evitare gli sprechi e migliorare i servizi resi ai cittadini, la CGIL non intende sottrarsi al confronto ed è pronta a mettere a disposizione l’esperienza maturata nel settore in oltre 20 anni di attività sindacale.
In tal senso risulta molto interessante il percorso intrapreso dal Governo con il D.P.C.M. sulla riorganizzazione del Ministero della Giustizia, oggi all’attenzione del Consiglio di Stato, soprattutto nella parte in cui si prevede un potenziamento del nostro sistema dell’esecuzione penale esterna con la nascita di un nuovo dipartimento orientato alla “messa alla prova”. L’idea di ridefinire il sistema dell’esecuzione penale del nostro Paese, particolarmente centrato sul sistema detentivo, e di dare nuovo vigore al sistema dell’esecuzione penale esterna la cui competenza, con l’introduzione delle nuove misure varate dal Parlamento, come la sospensione del procedimento con la messa alla prova, si estende anche ai soggetti che non sono condannati, ricalca perfettamente le proposte avanzate in passato dalla CGIL sulla necessità di prevedere il carcere solo come estrema ratio.
Ovviamente, la nascita di un questo nuovo dipartimento comporta la necessità di una riorganizzazione interna del Corpo in quanto, come annunciato più volte dal Ministro della Giustizia Orlando, ci saranno necessariamente dei cambiamenti nell’organizzazione del lavoro della Polizia Penitenziaria.
In un contesto del genere sarebbe opportuno prevedere la figura di un Poliziotto Penitenziario che, insieme alle altre figure professionali deputate allo scopo, segua il detenuto nel suo intero percorso di reinserimento sociale, intra ed extra moenia. Lo stesso dovrà partecipare all’osservazione non solo delle persone ristrette negli istituti penitenziari, ma anche di quelle sottoposte alla messa alla prova, all’affidamento in prova al servizio sociale o in detenzione domiciliare. Questo comporterebbe un importante cambiamento professionale per il poliziotto ed un notevole miglioramento del servizio offerto alla società.
Per poter effettuare un’operazione del genere sono essenziali due interventi: uno di assunzione di personale ed un altro di razionalizzazione delle risorse attualmente disponibili.
La pianta organica del personale di Polizia Penitenziaria è stata fissata con Decreto Ministeriale del 22 marzo 2013 in 45325 unità, ma attualmente il personale amministrato risulta di 38738 unità, con una carenza di organico di 6587 Poliziotti. Tale carenza è destinata ad aumentare se si considera che ogni anno si perdono circa 1500 unità tra pensionamenti, personale collocato a riposo per inidoneità al servizio e personale che transita al ruolo civile, mentre se ne assumono circa 500.
L’assunzione di personale finalizzata ad invertire questa tendenza non è quindi più rinviabile e, per fare questo, bisogna superare il blocco del turn over e consentire l’accesso al Corpo anche alla società civile per quanto riguarda i profili di base, senza la preventiva immissione nei corpi militari delle Forze Armate, misura che limita fortemente l’ingresso di personale di sesso femminile, e prevedere nuovi concorsi che possano colmare le gravi carenze organiche che si registrano nel ruolo degli ispettori e dei sovrintendenti.
Dopo aver provveduto ad un adeguato piano di assunzioni, che non colmi solo la carenza di organico, ma consenta di eseguire adeguatamente i nuovi compiti assegnati nell’esecuzione penale esterna, si dovrà procedere con un progetto di razionalizzazione delle risorse a disposizione, poiché il male che affligge il Corpo della Polizia Penitenziaria non è solo quello della carenza di organico, ma anche quello della cattiva gestione di quello a disposizione. Si tenga presente che migliaia di Poliziotti Penitenziari, che ad oggi risultano ancora in carico agli istituti penitenziari, sono distaccati in sedi extra moenia come il Ministero, il Dipartimento, i Provveditorati, le scuole di formazione, i tribunali, gli uffici di esecuzione penale esterna, il GOM, l’USPEV, il NIC ed altro. Tutte sedi in cui non è prevista una pianta organica e quindi si può continuare a distaccare personale anche oltre le reali esigenze. Riteniamo che il DAP abbia il dovere di mettere la parola a fine a questa triste vicenda di cattiva gestione della pubblica amministrazione, definire le piante organiche delle sedi extra moenia ed evitare che in quelle sedi possa essere assegnato personale in eccedenza rispetto alle necessità.
Un Corpo di Polizia Penitenziaria moderno ed efficiente non può continuare ad operare in strutture obsolete e non conformi ai criteri di sicurezza stabiliti dal decreto legislativo 81 del 2008. Luoghi a cui non si potranno mai apportare miglioramenti se, come accaduto lo scorso anno, vengono stanziati 4 milioni di euro per la loro manutenzione a fronte dei 40 milioni necessari. Come non si può accettare che le traduzioni dei detenuti siano effettuate con mezzi che hanno più di 500 mila chilometri. Questi mezzi rappresentano un pericolo per coloro che li utilizzano come per il resto dei cittadini che li incrociano sulle strade del nostro Paese. Servono investimenti per la manutenzione degli istituti e per l’acquisto di mezzi di trasporto, anche in virtù dei nuovi compiti assegnati.
Su questi temi è il vero punto di svolta della riforma del comparto sicurezza. La scure della spending review non deve continuare ad abbattersi su assunzioni e sicurezza dei poliziotti e dei cittadini, ma su sprechi e gestioni clientelari della cosa pubblica. Se il Governo vuole realmente rendere efficiente la pubblica amministrazione del nostro paese cominci a tagliare sulle auto blu e sugli autisti messi a disposizione di politici e dirigenti pubblici, compresi quelli del Ministero della Giustizia e del DAP. Vada a verificare come vengono gestiti i servizi di missione e cominci a chiedersi perché, per far fronte a carenze di personale in un determinato posto di lavoro, invece di reperire risorse cercando la soluzione meno costosa, si emettono provvedimenti di missione che riguardano sempre le stesse persone. Eviti che personale che non espleta servizi operativi possa effettuare 60/80 ore di lavoro straordinario mensile. Metta un freno alle spese effettuate per l’acquisto di strumentazioni che non vengono utilizzate o per ristrutturazioni di sezioni detentive in cui non vengono ubicati detenuti. Vigili sugli appalti e sulle modalità con cui vengono assegnati i lavori alle ditte esterne.
Tagli sugli sprechi, non sul benessere e sulla sicurezza di Poliziotti e cittadini.
Per concludere, credo sia doveroso ricordare che il Corpo di Polizia Penitenziaria necessita certo di una riorganizzazione complessiva, ma anche di un riallineamento rispetto alle altre Forze di Polizia per quanto riguarda l’inquadramento professionale del ruolo dei sovrintendenti, degli ispettori e dei commissari, in quanto per questi, rispetto ai colleghi di altri Corpi, sono previsti percorsi più lenti nello sviluppo della carriera. Inoltre, nel quadro più complessivo di una dirigenza che opera all’interno del sistema penitenziario, dovrà essere prevista come parte integrante anche la figura del dirigente di Polizia Penitenziaria, apportando le modifiche necessarie al quadro normativo che oggi ne impedisce la presenza.

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