Medici – Normativa europea orario di lavoro: NO a contrattazioni decentrate

04 Novembre 2015

NEWS

Normativa europea orario di lavoro: NO a contrattazioni decentrate

I Sindacati della Dirigenza Medica e Sanitaria intervengono per mettere
in guardia
Regioni, Province Autonome ed Enti del SSN

ANAAO ASSOMED, CIMO, AAROI-EMAC, FESMED, CGIL Medici, CISL Medici, UIL Medici, FASSID
hanno inviato formale diffida alle Regioni, alle
Province Autonome e agli Enti del SSN ad emanare regolamentazioni
difformi rispetto alla normativa europea sull’orario di lavoro e
sui riposi dei dirigenti medici, ricordando che non possono
intervenire a tal fine nemmeno contrattazioni sindacali decentrate
regionali o aziendali.
Il D.Lgs 66/2003, all’art. 17, demanda infatti espressamente al
livello nazionale delle relazioni sindacali la possibilità di
prevedere, entro determinati limiti, eventuali possibilità di
deroghe agli articoli 4 (tempo massimo di lavoro settimanale), 7
(riposi), 12 e 13 (lavoro notturno) dello stesso D.Lgs.
Come ormai noto, dal 25 Novembre 2015, il lavoro di tutti i medici dipendenti pubblici e
privati dovrà essere riorganizzato in modo da adeguarsi
integralmente alla normativa europea sugli orari di lavoro e sui
riposi, conseguentemente all’applicazione della Legge 161/2014, che
è stata promulgata il 30 ottobre 2014, e pubblicata in G.U. il 10
novembre 2014. Per un intero anno, le Istituzioni competenti hanno
ignorato il problema, continuando senza riguardo ad operare tagli
indiscriminati di personale.

Oggi, all’ultimo minuto, come ormai è prassi di una gestione politica
costantemente emergenziale del SSN, assistiamo ad uno scaricabarile a
cascata dal livello nazionale a quello regionale, e da questo a
quello aziendale.

Tutto questo si traduce nel rischio inaccettabile di far ricadere le
responsabilità di tali incapacità organizzative, e dei conseguenti
disservizi a danno dei cittadini, sui soliti capri espiatori delle
inefficienze del SSN: i lavoratori dipendenti, in particolare i
dirigenti medici e sanitari, il cui inquadramento dirigenziale aveva
condotto, nel nostro Paese, ad escludere in modo surrettizio dalle
tutele lavorative europee.

Ma dai dirigenti medici e sanitari, e dalle loro rappresentanze
sindacali, non si può pretendere che le suddette responsabilità non
vengano rispedite al mittente.

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