Sicurezza/Polizia Penitenziaria – Fp Cgil News del 28 novembre 2013.

28 Novembre 2013

Fp Cgil News del 28 novembre 2013.

Carcere, detenuti in rivolta. “Evitata una tragedia”

Una “tragedia”, “evitata grazie al sangue freddo ed alla grande professionalità dei vertici del carcere e del personale di Polizia Penitenziaria”.
Tutto sarebbe andato in scena ieri sera, alle 20 circa.
Alcuni detenuti, si legge, “avrebbero inscenato una protesta che si sarebbe  allargata a tutte le tre sezioni detentive in cui sono rinchiusi detenuti non definitivi. Ci è stato riferito che la protesta ha portato i detenuti a sbattere violentemente le pentole utilizzate per cucinare contro le inferriate, a lanciare acqua, farina, olio, nei corridoi”.
La protesta “si sarebbe protratta per alcune ore, fino all’una circa, costringendo il personale di Polizia Penitenziaria a lavorare oltre le dieci ore in aiuto dei colleghi che iniziavano il turno notturno. Durante la protesta  sono state danneggiate anche alcune serrature delle celle contro cui i detenuti più facinorosi avrebbe sbattuto le brande, forse con l’intento di uscire dalle stanze”.
Mercoledì 27 novembre è in programma un incontro con il provveditore regionale, in cui si chiederà “di valutare attentamente e responsabilmente la situazione del carcere di Taranto” e di “rivedere il progetto di apertura di una nuova sezione detentiva per 50 detenuti, in concomitanza dei lavori per la costruzione di una nuova sezione di 200 posti, qualora a Taranto non giunga personale di Polizia Penitenziaria”.
Fonte: http://www.tarantobuonasera.it
 
A Palazzo Chigi la regia sui beni confiscati.
 
Roma – Una scadenza è stata rispettata, per l’altra c’è attesa, perché la lotta alla mafia non tollera tempi morti. La scadenza rispettata è quella dei novanta giorni entro i quali la Commissione voluta dal Governo – di cui fanno parte a titolo gratuito il magistrato del Consiglio di Stato Roberto Garofoli, i magistrati della Cassazione Raffaele Cantone ed Elisabetta Rosi, il procuratore aggiunto di Reggio Calabria Nicola Gratteri, il dirigente della Banca d’Italia Magda Bianco e il docente di Procedura penale Giorgio Spangher – avrebbe dovuto presentare l’analisi della fenomenologia e le proposte sulla lotta alle mafie, anche di natura patrimoniale.
Ora si attende la scadenza più importante: quella in cui il Governo presenterà il lavoro composto di 399 pagine, spedito per tempo al premier Enrico Letta. Il rapporto contiene moltissime proposte, alcune delle quali rivoluzionarie. Anticiparle tutte è impossibile ma dal tenore di alcune di questi è facile prevedere che la discussione politica sarà animata quando il capo del Governo, al quale la Commissione risponde direttamente, deciderà di presentarle. Di alcune il Sole-24 Ore è in grado di anticipare qualche contenuto.
Si parte dalle modifiche al regime di carcere duro (articolo 41 bis). In barba a chi ne auspica un giorno sì e uno no l’ammorbidimento, la Commissione rilancia. La proposta è quella di concentrare i circa 750 detenuti che stanno scontando la pena con questo regime, attualmente distribuiti tra circa 20 istituti dal sud al nord, in poche carceri, senza possibilità di metterli nelle stesse strutture che ospitano anche detenuti di alta sicurezza o comuni. Un percorso che lo stesso ministero della Giustizia, proprio in queste settimane, sta cercando di compiere parzialmente e con non poche difficoltà.
Il passo ulteriore è quello di inserire i detenuti in regime di 41 bis in strutture ad hoc (anche con la creazione di nuove) e con personale altamente specializzato. Il ragionamento seguito è questo: così come esiste il Gom (il Gruppo operativo mobile) della Polizia penitenziaria, così dovrebbero essere formati dirigenti, funzionari e professionisti (dal direttore agli educatori, dai medici agli psicologi) in grado di trattare e gestire al meglio chi si è stato condannato per mafia, terrorismo ed eversione.
Un’altra proposta destinata a lasciare il segno è quella relativa ai beni confiscati. La Commissione propone di sottrarre ai prefetti la direzione dell’Agenzia nazionale e assegnarla ad un magistrato ma – soprattutto – toglierne la vigilanza al ministero dell’Interno e portarla, per la sua strategica valenza anche d’immagine, sotto la Presidenza del Consiglio dei ministri.
Il Consiglio direttivo dell’Agenzia – attualmente presieduto dal direttore e composto da due magistrati designati l’uno dal ministro della Giustizia e l’altro dal Procuratore nazionale antimafia oltre che da due esperti in materia di gestioni aziendali e patrimoniali designati di concerto dal ministro dell’Interno e dal ministro dell’Economia – aprirebbe anche a soggetti esterni, quasi da diventare una sorta di Consiglio di amministrazione.
Un’altra modifica proposta – tra le molte – riguarda lo scambio elettorale politico-mafioso (articolo 416 ter del codice penale), che andrebbe a ricomprendere tra le ragioni dello scambio non solo l’erogazione di denaro ma qualunque altra utilità che prefiguri lo scambio corruttivo.
Fonte: http://www.ilsole24ore.com
 
Banca Dati Dna. Tartaglione (Pd) esprime soddisfazione per primo tassello verso attuazione.
 
A meno di due mesi dall’interpellanza presentata, si sblocca l’iter per l’avvio del laboratorio di raccolta. L’utilizzo della banca dati nazionale del Dna è uno dei mezzi più efficaci contro il femminicidio.
Si sblocca l’iter per la costituzione della Banca dati del Dna anche in Italia. A meno di due mesi dall’interpellanza presentata dalla deputata del Pd, Assunta Tartaglione, potrebbe diventare operatvo l’utilizzo di uno dei mezzi “più efficaci contro il femminicidio”.
Il 4 ottobre scorso Assunta Tartaglione aveva presentato un’interpellanza urgente al  Ministro della Giustizia per sollecitare il Governo a stringere i tempi per rendere operativa la Banca Dati.
A tale proposito è la stessa parlamentare ad annunciare la pubblicazione in Gazzetta ufficiale del primo step verso l’attuazione, alias il Decreto Ministeriale contenente il Regolamento per le modalità di accesso alla qualifica iniziale dei ruoli degli operatori tecnici, dei revisori tecnici, dei periti tecnici e dei direttori tecnici del Corpo di polizia penitenziaria, fondamentali per attuare la legge 85 del 2009.
“L’utilizzo della Banca dati nazionale del Dna è uno dei mezzi più efficaci contro il femminicidio – spiega Tartaglione – e contro i crimini sulla persona. La rapida identificazione del colpevole, non solo rafforza lo Stato di diritto ma ha come ricaduta positiva un aumento di propensione alla denuncia dei crimini di tipo sessuale da parte  delle  vittime. Per quanto riguarda  le  violenze sessuali, infatti, l’uso dell’analisi del Dna combinato con l’adozione di una banca dati nazionale del Dna aumenta enormemente la probabilità di identificare il colpevole. Non è raro, infatti, che chi si macchia di tale tipo di violenza sia recidivo, per cui l’uso della banca dati del Dna rende le indagini decisamente più efficaci. Nel Regno Unito, ad  esempio, nel biennio 2006­-2007, oltre un terzo dei crimini di violenza sessuale sono stati risolti grazie al ricorso alla banda dati nazionale del Dna. La partita quindi ora si sposta sul tavolo dell’Authority per la Privacy e del Comitato Bioetico, che determineranno la modalità di archiviazione e gestione dei profili raccolti per dare piena attuazione alla legge”.
Fonte: http://www.quindicirighe.com
 
Dati dei servizi segreti, Capo della Polizia: impossibile garantire la sicurezza.

Il capo della Polizia, Alessandro Pansa, lancia l’allarme: “Troppi tagli, diminuisce il servizio di sicurezza reso ai cittadini”. Le parole del numero uno della Polizia italiana si incrociano con i dati, ancora top secret, del Viminale.
I numeri confermano come la crescita dei reati sia direttamente proporzionale a quella dei tagli al comparto. “Ogni tanto qualcuno mi chiede di aumentare il livello dei controlli in alcune città o in alcune parti del Paese. Voglio essere chiaro con tutti: oggi non siamo in grado di accrescere la sicurezza in nessuna parte del territorio”. Pansa è al vertice del Dipartimento sicurezza del ministero dell’Interno. Da lui dipendono Polizia, Arma dei carabinieri, Guardia di finanza. Insomma, è il capo delle forze dell’ordine.
Ed è la prima volta che dalla massima autorità della sicurezza del Paese arriva un segnale così forte di “resa” alla criminalità. Un allarme drammatico, rivolto al mondo della politica e in particolare al ministro dell’Interno, Angelino Alfano, che sul tema tace. Pansa ha parlato così di fronte a un centinaio di funzionari dell’associazione Anfp. Davanti ai dirigenti Polstato, il loro capo ha ammesso che ormai “non è pensabile che noi possiamo offrire lo stesso servizio di sicurezza al cittadino che offrivamo qualche anno fa, con 15 mila poliziotti, 15 mila carabinieri e migliaia di finanzieri in meno. E con la riduzione delle risorse”. “È pacifico – ha ribadito – che in questo momento noi stiamo offrendo un servizio di sicurezza inferiore al passato”.
Inutili, ha aggiunto, i “meccanismi di ottimizzazione delle risorse per rendere più efficiente la macchina organizzativa della sicurezza. Comunque il segno resterà meno”. E ancora: “Non è più pensabile – ha spiegato – ragionare come se sul territorio siano schierati 110 mila uomini. Dal 2014 ce ne saranno solo 94 mila”. Pansa ha espresso anche la preoccupazione che i tagli possano penalizzare il comparto della sicurezza a favore di quello della Difesa, impegnato da anni nelle “pattuglie miste” e in compiti di presidio di obiettivi a rischio nelle città. “Bisogna chiarire – ha dichiarato – chi ha la legittimità dell’uso della forza nell’ambito della sicurezza”. “Perché – ha polemizzato con la Difesa – se spostiamo l’asse verso il sistema militare, creiamo qualche scompenso anche rispetto ai principi costituzionali”.
Il segretario dell’Anfp Enzo Letizia ha poi sottolineato come “il taglio delle risorse, in un momento di crisi economica, comporti un aumento della criminalità perché mancano uomini e mezzi”. Complessivamente, infatti, in tutta Italia sono in aumento furti e rapine. Nel dettaglio delle grandi città, è Firenze in vetta alle classifiche per l’aumento dei delitti nel 2012 (9,2%) rispetto all’anno precedente. Da gennaio ad agosto di quest’anno, ultimi dati disponibili, a Firenze sono cresciuti del 100% gli omicidi volontari, del 16% i furti in abitazione, del 50% le rapine in banca. A Bari i delitti sono aumentati del 2,2%, negli ultimi otto mesi del 50% gli omicidi, del 16% i furti, del 70% le rapine in abitazione. A Roma crescita dei delitti del 3,2%, con un incremento tra gennaio e agosto del 43% degli omicidi volontari, del 4,3% dei furti in generale e dell’8,7% dei furti negli esercizi commerciali. A Bologna i delitti sono aumentati del 2,2%. Nei primi otto mesi sono aumentati dell’11% i furti in abitazione, del 20% negli esercizi commerciali, e del 47% le rapine in abitazione.
A Cagliari da gennaio ad agosto sono aumentati del 28% i furti in abitazione, a Napoli crescono dell’11,4% le violenze sessuali e del 18,6% le rapine. A Catania i delitti sono aumentati del 4%, con un incremento nei primi otto mesi di quest’anno del 100% degli omicidi volontari, del 225% delle rapine in banca. A Milano, nei primi otto mesi dell’anno si è registrato un aumento del 17% di furti in abitazione, del 73% di rapine in abitazione, del 96% di rapine in banca. In crescita i delitti anche a Palermo (più 5,8%), con un incremento nei primo otto mesi del 250% di omicidi volontari, del 18% di furti in abitazione, del 12% di rapine in banca. L’aumento di criminalità non risparmia il Nord Ovest (salgono del 30% nei primi otto mesi i furti a Torino, del 47% le rapine in abitazione e del 10,4% quelle negli esercizi commerciali). Né il Nord Est: a Trieste i delitti crescono del 4,7%, in particolare si registra un’impennata di reati contro le donne, con un più 33,3% di violenze sessuali, mentre a Venezia i delitti crescono del 3,5% con una crescita ad agosto del 14% dei furti in abitazione e del 24% dei furti negli esercizi commerciali. 
 
Società: “Sport in carcere”, il progetto Coni per i detenuti.
 
Già vincente in molti istituti di detenzione, ora il Coni vuole introdurre in maniera funzionale lo sport nelle carceri italiane.
Lo sport fa bene, all’anima e al corpo. Una frase sentita spesso, ma che ha ancora più valore se applicato in contesti difficili. Come le carceri. Di esempi nello sport ce ne sono tanti (in Italia il rugby è presente in molti istituti minorili, e non solo), e ora nasce il progetto “Sport in carcere”, voluto dal Coni.
Martedì 3 dicembre alle ore 11, nel Salone d’Onore del CONI, il Ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri ed il Presidente del CONI Giovanni Malagò presenteranno alla stampa il progetto “Sport in Carcere”, finalizzato al miglioramento della condizione carceraria e del trattamento dei detenuti attraverso la pratica e la formazione sportiva. L’obiettivo è di realizzare in tempi brevi una prima serie di interventi in ambiente carcerario concordati in sede europea nel corso degli incontri che il Ministro della Giustizia ha avuto a Strasburgo il 4 e 5 novembre scorso, davanti al Consiglio d’Europa e alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo.
Nel corso dell’evento sarà firmato il “Protocollo d’Intesa” che prevede l’impegno congiunto dei promotori – con il concorso delle Federazioni Sportive Nazionali – nelle strutture individuate all’interno di diversi istituti di pena, su tutto il territorio nazionale. Le sedi-pilota interessate dall’iniziativa sono quelle della Casa Circondariale di Bologna e di Roma-Rebibbia “Femminile”.
Fonte: http://sportemotori.blogosfere.it
 
Decreto svuota -carceri: nessuna incidenza sul sovraffollamento a Reggio. 

Reggio Calabria – Ancora sovraffollamento nel carcere reggino di San Pietro, nonostante il recente decreto svuota carceri , che in molti hanno definito “indulto mascherato”, e la sentenza della Corte Costituzionale n. 57 del 29 marzo 2013 che ha dichiarato illegittima la presunzione assoluta di colpevolezza alla base della custodia cautelare obbligatoria per reati mafiosi. Continuano a registrarsi numeri che vanno ben oltre la capacità tollerata. Solo nel carcere di Reggio Calabria, diretto da Maria Carmela Longo, l’emergenza è quotidiana con oltre 300 detenuti, in una struttura che potrebbe ospitarne 260 ma dovrebbe ospitarne 160. Più della metà sono in attesa di giudizio. Al momento qualche centinaio è stato trasportato fuori regione per lavori ad un sezione della struttura penitenziaria. Anche lo stesso carcere di Arghillà, non pienamente utilizzato (due sezioni su tre) per ragioni di personale e non solo, si accinge ad ospitare piccoli gruppi di detenuti in attesa di giudizio, nonostante la sua vocazione sia quella di anticamera al rientro in società. Inaugurata lo scorso luglio, la struttura al momento ospita 150 detenuti che devono scontare pene fino a tre anni, anche residue; a regime potrebbe ospitarne fino a 375 con la possibilità, qualora venga realizzato l’altro padiglione già progettato, di arrivare ad una capienza di 720 detenuti.
Il decreto ‘svuota carceri’, presentato di recente dal guardasigilli Anna Maria Cancellieri a Strasburgo dove l’Italia non ha certamente brillato per la vivibilità nelle carceri, prevede la conferma del tetto minimo di 5 anni di reclusione per la praticabilità della carcerazione preventiva, con la deroga per i soli reati di finanziamento illecito dei partiti e l’aumento, per consentirne il ricorso, da 4 a 5 anni di reclusione per il reato di stalking; elemento distintivo di questo piano è il ricorso alle misure alternative alla detenzione attraverso il lavoro esterno (sgravi contributivi per le cooperative sociali e credito di imposta per le aziende che assumono e la possibilità per i detenuti di prestare attività gratuita e volontaria in progetti di pubblica utilità), gli arresti domiciliari e la libertà anticipata, anche per i recidivi, seppur concedibili una sola volta.
Misure che ancora non hanno inciso nel panorama reggino come in quello nazionale nel quale, denuncia il Sindacato Unitario Polizia Penitenziaria (Sappe), ancora il decreto svuota-carceri non è decollato. I dati del sovraffollamento nazionale ancora registrano una popolazione detenuta che conta oltre 64 mila individui a fronte di 38 mila posti letto.
Fonte: http://www.reggiotv.it

Redazione CGIL Polizia Penitenziaria

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