Sul salario accessorio dei pubblici ancora giochetti: manca lo stanziamento. Comunicato stampa di Carlo Podda Segretario Generale FP CGIL Nazionale

18 Luglio 2011

Sul salario accessorio dei pubblici ancora giochetti: manca lo stanziamento. Comunicato stampa di Carlo Podda Segretario Generale FP CGIL Nazionale

La vicenda del salario accessorio dei dipendenti pubblici non sembra essere giunta a conclusione nemmeno con la firma del Dpcm che dovrebbe restituire ai lavoratori il maltolto. Va infatti ricordato che in questo caso parliamo di un vero prestito forzato ed involontario da parte dei dipendenti allo Stato italiano. Il decreto 112, poi convertito il legge (133 del 6 Agosto 2008), aveva infatti colpito le retribuzioni dei lavoratori pubblici sottraendo 530 milioni alle leggi speciali e 190 ai fondi unici di amministrazione.

L’accordo sottoscritto con il Ministro Brunetta, non firmato dalla Funzione Pubblica della Cgil, stabiliva che entro il 30 Giugno il salario accessorio sarebbe tornato nelle tasche dei lavoratori. Come all’epoca, le nostre perplessità sulla copertura finanziaria permangono. Il Dpcm non prevede infatti alcuno stanziamento, affidando la restituzione all’arbitrarietà del Ministero dell’Economia e del Dipartimento della Funzione Pubblica, ed agli eventuali (quanto improbabili) risparmi di enti e ministeri.

In assenza di uno stanziamento vero, non possiamo affidarci a formule fumose che non chiariscono l’entità dei fondi messi a disposizione della contrattazione integrativa.

Riteniamo comunque questo Decreto il segno che le lotte dei lavoratori pubblici iniziano a dare i loro frutti, ma non possiamo che continuare a rivendicare la restituzione totale di quei 720 milioni di euro ingiustamente sottratti ai dipendenti pubblici per necessità di cassa.

Aspettando di capire dal Ministro se davvero pensa di cavarsela con una non-soluzione, vorremmo poter capire come sarà possibile garantire la restituzione in assenza di uno stanziamento. Se questo era davvero il contenuto dell’accordo del 30 ottobre, abbiamo una ragione in più per non averlo firmato.

Roma, 3 Luglio 2009

 
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