PSI

18 Luglio 2011

SERVIZI PUBBLICI DI QUALITA' (Ginevra 12-14 Ottobre 2010)

Le Global Unions adottano la Carta dei Servizi Pubblici.

Rosa Pavanelli (Responsabile Dipartimento Internazionale FP CGIL e Vice Presidente della Federazione Europea dei Sindacati dei Servizi Pubblici)

Servizi pubblici di qualità sono indispensabili per assicurare uno sviluppo economico basato sulla sostenibilità ambientale, sul rispetto dei diritti umani e della dignità delle persone, sull’affermazione del diritto ad un lavoro dignitoso per tutti. E’ questo, in sintesi, il messaggio che le Global Unions ( lef ederazioni mondiali di categoria), TUAC e ITUC consegnano a tutto il movimentosindacale con la “Carta di Ginevra”, un’agenda di priorità per arginare la privatizzazione dilagante dei servizi pubblici e un piano d’azione per iniziative concrete, sul piano globale, nazionale e locale,  presentati nella Conferenza “Servizi Pubblici di Qualità – Agiamo Adesso” che si è svolta a Ginevra dal 12 al 14 ottobre 2010.

 

Per la prima volta, il sindacato mondiale assume come priorità dell’agenda politica la difesa dei servizi pubblici di qualità, accessibili a tutti, quale strumento per contrastare le sfide del 21° secolo, dal cambiamento climatico alla autosufficienza alimentare, dal diritto alla salute al rilancio dell’occupazione, dal diritto all’educazione e all’informazione al rafforzamento della democrazia.
Un impegno, ha sottolineato Sharan Barrow, Segretaria Generale dell’ITUC, per ridisegnare il profilo di una società globale improntata ai principidella solidarietà e dell’uguaglianza, agevolare la redistribuzione della ricchezza, favorire la crescita economica e sociale delle comunità dell’ambiente e delle persone, dei loro diritti fondamentali, dei diritti sindacali e della piena realizzazione delle convenzioni internazionali. Un impegno che il sindacato mondiale considera irrinunciabile per la realizzazione degli Obiettivi del Millennio, da poco rilanciati dall’Assemblea Generale dell’ONU.

 

Nei tre giorni della conferenza, sindacalisti e rappresentanti di ONG, associazioni, governi locali e nazionali, esponenti della cultura e delle istituzioni internazionali, hanno dibattuto come l’investimento nei servizi pubblici può concorrere a risollevare l’economia ed attenuare l’impatto della crisi per la maggioranza delle persone in tutto il mondo.

Al momento dell’esplosione della crisi finanziaria del 2008, governi ed istituzioni internazionali reclamavano una profonda revisione dei meccanismi della governance economica e finanziaria mondiale e una nuova idea di sviluppo, aspirazioni che oggi si scontrano con l’evidente segno della continuità delle misure adottate da quasi tutti i governi per fare fronte alla recessione economica che ne è conseguita e che, in molti parti del mondo, ancora non presenta segnali di ripresa.

Nonostante sia a tutti noto che la causa della crisi non risieden ella spesa pubblica, bensì nella speculazione dei colossi finanziari, le ricette imposte dai governi, quelli europei in testa, con la consolidata regia del FMI, si concentrano sulla riduzione della spesa pubblica e del debito e, quindi, sul taglio dei servizi pubblici, delle provvigioni del welfare-state e dei diritti per i lavoratori.  In effetti, la crisi ha prodotto l’aumento della spesa pubblica perché con denaro pubblico molti paesi hanno sollevato le banche d’affari da lfallimento e assicurato fondi alle imprese per contrastare la recessione economica e rilanciare la produzione.

 

Queste risorse potranno in parte rientrare nella disponibilità dei bilanci nazionali, ma il FMI stima che nei paesi del G20 la perdita totale permanente assomma al 6,8% del PIL, equivalente a ben 2.700 miliardi di dollari, senza che ciò si stia traducendo in un aumento dell’occupazione. Di contro, sulla base di dati OCSE, è stato evidenziato che la spesa pubblica sostiene il 50% dell’occupazione globale (includendo il lavoro nei servizi pubblici in senso stretto, quello nelle aziende pubbliche, quello originato dagli appalti, e quello derivante dagli investimenti infrastrutturali), di cui il lavoro pubblico rappresenta solo il 17% dell’occupazione totale e quello privato ben il 33%.

Sanità, educazione, accesso all’acqua potabile, servizi sociali e previdenza, trasporti sono da tempo considerati fondamentali per garantire la qualità della vita delle persone e, in quanto tali, non possono esserec onsiderati uno spreco di denaro pubblico, bensì settori su cui investire peril rilancio del benessere collettivo. Inoltre, i progetti infrastrutturali finanziati con risorse pubbliche rappresentano il primo campo di intervento per la crescita immediata dell’occupazione, e di conseguenza dei consumi, esigenza primaria per rilanciare l’economia.

Dure critiche sono venute alle politiche di riduzione delle tasse che molti paesi stanno proponendo, concentrando, semmai, la richiesta del sindacato sul ripristino di una effettiva progressività dell’imposizione fiscale e sull’introduzione di una tassa sulle transazioni finanziarie, quale base su cui consolidare i bilanci statali.

 
 

Il dibattito ha evidenziato che qualità e accessibilità dei servizi pubblici hanno un nesso stretto con molti dei fenomeni che colpisconole nostre società e che generano disuguaglianze e conflitti sociali: migrazione, discriminazione delle donne, esclusione dei giovani, emarginazionedegli anziani, rapina delle risorse ambientali dipendono strettamente da comesi organizzano le collettività e la presenza o l’assenza di servizi pubblici diqualità sono il fattore che fa la differenza tra benessere e indigenza, tra coesione sociale ed emarginazione, tra sviluppo e sottosviluppo.

Il ruolo attivo del pubblico è, inoltre, fondamentale per affermare il diritto alla libertà di associazione sindacale, alla contrattazione collettiva e ad un lavoro dignitoso e sicuro, che è uno dei fondamentali obiettivi della Confederazione mondiale. Infine, un punto di vista innovativo è stato presentato riguardo al ruolo che il servizio pubblico ha per garantire il diritto alla libertà di informazione, di cui l’Italia ha rappresentato, purtroppo, l’esempio negativo nella comunicazione svolta dal presidente della FNSI, Roberto Natale. Ancora una volta, la crisi del 2008 ha reso evidente chela trasparenza dell’informazione è necessaria per dare ad ogni cittadini gli strumenti perc onoscere e crescere nella consapevolezza dei propri diritti. In un contesto nel quale i centri del potere decisionale, economico e politico, sivanno ridisegnando, sempre più accentrati nel FMI, nel WTO e, in Europa, a livello della BCE e del Consiglio Europeo, e i governi nazionali hanno un alibi per scaricarsi delle loro responsabilità e allontanare la possibilità del controllo e della partecipazione consapevole dei cittadini alle scelte, il controllo politico dell’informazione, la sua manipolazione, diventano un vero e proprio attacco ai diritti democratici, alla democrazia stessa.

Una valida ragione in più perché la Carta di Ginevra per servizi pubblici di qualità diventi la road map anche per ripensare il futuro del nostro paese. 

 
 
 

 

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