Lettera aperta al Direttore dell’Avvenire sulla proposta di Legge “Tarzia” sui consultori del Lazio.

18 Luglio 2011

Lettera aperta al Direttore dell'Avvenire sulla proposta di Legge "Tarzia" sui consultori del Lazio – di Rossana Dettori Segretaria generale Fp CGIL

Al Direttore dell’ Avvenire
Dr. Marco Tarquinio

Egregio Direttore

ho letto, come molte altre donne, l’articolo odierno di Graziella Melina dal titolo “Consultori, nel Lazio, una riforma ad ostacoli” e le chiedo la possibilità di intervenire sul tema, soprattutto perché, come la giornalista ha ben evidenziato, la discussione aperta dalla proposta di legge cd. “Tarzia” rischia di assumere una valenza che va ben oltre il suo naturale ambito territoriale.

Innanzitutto vorrei illustrarle sinteticamente le motivazioni che annoverano, fra gli oppositori a questa proposta di legge, anche la Funzione Pubblica Cgil, che rappresenta le operatrici e gli operatori del Servizio Sanitario Nazionale.

Vi sono due serie di osservazioni e critiche che intendiamo avanzare: la prima riguarda l’impianto politico-culturale della proposta, le finalità che si prefigge, gli strumenti che prova a mettere in campo, le sue compatibilità con la Costituzione e le leggi nazionali, la seconda afferisce, invece, ai modelli organizzativi ed al processo di privatizzazione dei consultori che il PL. “TARZIA” prefigura.

La proposta si struttura, a nostro giudizio molto ideologicamente, su almeno due grandi affermazioni aprioristiche: il valore primario, oseremmo dire, esclusivo, della famiglia fondata sul matrimonio e la tutela della vita nascente e del figlio concepito come membro della famiglia. E’ sulla base di queste affermazioni dogmatiche che è costruita l’impalcatura.

Sulla prima affermazione, che oltretutto supera e di molto anche legislazioni “ideologicamente” molto spinte, quali quella, ad esempio, della regione Lombardia, concentro il mio primo giudizio critico: categorizzare le coppie solo attraverso il riconoscimento dell’unica forma plausibile (per l’On. TARZIA) del matrimonio, di fatto esclude dal novero degli interventi sanitari e di sostegno il resto del mondo. Ai singoli, alle coppie di fatto, alla famiglia non sancita dal matrimonio la proposta di legge limita fortemente l’accesso ai diritti costituzionali.

Sulla seconda affermazione, quella cioè della tutela della vita nascente, la PL Tarzia fa carta straccia della normativa di riferimento nazionale e, molto ideologicamente, abbandona, rende totalmente residuale una delle funzioni primarie dei consultori: la tutela della salute della donna e del prodotto del suo concepimento.

Non è questione nominalistica né, tantomeno, lessicale: la tutela della salute della donna non è più obiettivo primario dei consultori (almeno per quelli pensati dall’On. TARZIA).

Rispetto poi, alle questioni organizzative e alla sostanziale privatizzazione dei consultori devo dire che la proposta di legge parte da una considerazione preventiva totalmente sbagliata: il disconoscimento totale della primazia pubblica di un servizio alla persona, così come definito nei Livelli Essenziali di Assistenza e del lavoro qualificato e prezioso in termini di garanzia costituzionale degli operatori pubblici.

Arrivare ad affermare che pubblico e privato nell’erogazione del servizio di consulenza familiare sono la stessa cosa è aprire, di fatto, alla totale privatizzazione dei servizi, oltretutto, con caratteristiche di liberalizzazione limitata alle sole associazioni familiari a caratteristiche sicuramente non “laiche”.

A prescindere dai rischi di dequalificare l’intervento, di renderlo obbligatoriamente di parte, v’è tutta la questione delle professionalità sanitarie e socio assistenziali che, nel pubblico sono sottoposte a rigide regole di accertamento e di verifica della qualità che, ovviamente, non sono uguali né simili nell’erogatore privato.

In fondo aggiungo la questione dei finanziamenti: c’è bisogno di rilanciare l’attività dei consultori, di potenziarne le capacità di intervento, di meglio garantire l’erogazione delle prestazioni. A tutto ciò la proposta di legge offre non una soluzione, ma un’ulteriore elemento di distruzione, di abbassamento della qualità prefigurando una divisione delle risorse, tutte da ricercare, fra erogatori pubblici e privati.

Un’ultima considerazione (ve ne sarebbero molte altre in verità) la avanziamo rispetto l’articolo 26 del PL TARZIA che prevede l’istituzione di comitati bioetici le cui finalità sono quantomeno ambigue .

Il combinato fra la mancata definizione di “norme bioetiche” alle quali questi fantomatici Comitati dovrebbero rifarsi con la possibilità affidata a tali organismi di verificare e decidere in merito ai servizi forniti dai singoli consultori, lascia prefigurare una gestione del sistema dei servizi totalmente in balia di interpretazioni morali, etiche di chi (chi?) entrerà a far parte di questi comitati.

La legge nazionale ha normato e definito gli interventi, ha disciplinato le attribuzioni ed i servizi che i consultori familiari devono assicurare, la proposta TARZIA affida tutto ciò ai comitati.

Le chiedo: è o no, questa una violazione dell’articolo 117 della Costituzione che affida allo Stato la determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali?

Tante ancora le osservazioni che potremmo avanzare sulla proposta, troppo lo spazio che ho già occupato.

Egregio Direttore

nel ringraziarla anticipatamente dell’attenzione prestata le chiedo preventivamente la disponibilità ad avviare un confronto per un dibattito aperto su questo tema, magari in una prossima nostra iniziativa pubblica alla quale potremmo invitarla con sincero piacere.

Cordialmente

Rossana Dettori
Segretaria Generale Fp Cgil

Roma 21 ottobre 2010

 

 
 
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