MIGRAZIONE: SCONCERTO DELLA FSESP PER ACCORDO UE LIBIA

18 Luglio 2011

MIGRAZIONE: SCONCERTO DELLA FSESP PER ACCORDO UE LIBIA

CONDANNA DELLA POLITICA DI ESTERNALIZZAZIONE DELLE RESPONSABILITA' EUROPEE NEL PROTEGGERE I RIFUGIATI

migranti Libia

La Federazione Sindacale Europea dei Servizi Pubblici ha espresso il suo sconcerto sull’accordo tra l’Unione Europea e la Libia sulla cooperazione in tema di migrazione, sottoscritto lo scorso 4 ottobre.

L’ accordo fa riferimento ad una cooperazione bilaterale nel controllo della migrazione irregolare che contiene, tra l’altro, misure per il potenziale respingimento di cittadini di un paese terzo che siano entrati in Europa attraverso la Libia.

Nell’accordo vi è l’impegno che l’Unione Europea assista Tripoli nello sviluppo delle sue capacità di controllo delle frontiere e che fornisca l’assistenza nell’identificazione dei migranti che hanno diritto all’asilo e alla protezione internazionale. Si dice inoltre, con vaghezza che  “Affronterà la questione dello status der respingimenti dei rifugiati e dei richiedenti asilo”

Nell’ambito di una più vasta cooperazione con la Libia, è stato destinato un fondo UE di 60 milioni di euro per il periodo 2011-2013. I tentativi passati di “esternalizzare” il processo di richiesta di asilo in paesi terzo sono stati respinti perchè incompatibili con i diritti umani. E’ ancora più sorprendente che la UE ha siglato questo accordo solo 4 mesi dopoche il governo libico ha chiuso l’ufficio dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), attivo in Libia dal 2001.

“Uno studio recente dell’EPSU e delle sue affiliate ha mostrato che la crisi ha colpito molti servizi pubblici che si occupavano di migranti e di richiedenti asilo, in particolare nella ricerca dell’alloggio e nell’assistenza sociale e sanitaria. I problemi principali sono la mancanza di personale, in particole di mediatori linguistici ed interpreti, risorse insufficienti e scarsa formazione, pur chiedendogli di raggiungere impossibili obiettivi. L’esternalizzazione dei nostri doveri internazionali sull’asilo non è certo la risposta, e non è la risposta farlo in Libia e in ogni paese che non rispetti gli obblighi internazionali. Abbiamo bisogno di più investimenti nei servizi pubblici così che le procedure per Iirichiedenti asilo siano più semplici e non siano misure che delegano le nostre responsabilità all’accoglienza, ha detto il segretario generale della FSESP Carola Fischbach-Pyttel.
L‘accordo UE-Libia segue l’accordo dello scorso anno tra Roma e Tripoli che era stato già condannato fortemente dalla FP CGIL in Italia. “Da allora, quasi nessun profugo è riuscita a raggiungere l’Italia dal mare. Con la creazione di centri di accoglienza sostenuti dalla UE in Libia, gli stati membri hanno deciso di spostare la responsabilità ad un paese con una terribile situazione dei diritti umani dice “Rosa Pavanelli, vice presidente della FSESP e presidente del CD della FP CGIL.

L’accordo arriva dopo e nonostante una risoluzione adottata a maggioranza dal Parlamento Europeo lo scorso 17 giugno con una  maggioranza che chiedeva agli stati membri della UE di fermarsi nel condurre operazioni  di respingimento con la Libia. La risoluzione chiedeva che la ratifica e l’applicazione della Convenzione di Ginevra dovevano essere raggiunte in Libia prima di ogni forma di cooperazione della UE con la Libia.

La FSESP chiederà un incontro con i parlamentari europei per discutere dell’implicazione dei diritti umani in questo accordo e dell’alto rischo che la situazione si deteriori dopo i tagli senza precedenti nell’occupazione e nei salari della pubblica amministrazione. 

La strategia UE-Africa dovrebbe basarsi sui diritti umani fondamentali, sul lavoro dignitoso, sui servizi pubblici, la protezione sociale ed il dialogo sociale.La questione della migrazione è un argomento importante ma non dovrebbeo oscurare l’Agenda per il Lavoro Dignitoso.

 
 

L’accordo raggiunto comporta l’apertura di un ufficio della Ue a Tripoli entro la fine dell’anno e l’intesa si sviluppa su cinque punti.

1) Dialogo e cooperazione panafricana: più fondi per i paesi dai quali partono i flussi migratori, scambio di informazioni sulla tratta di esseri umani,lancio di campagne informative, sviluppo di progetti nell’africa subsahariana.
2) Mobilità: possibilità di facilitare la concessione di visti di breve soggiorno per i cittadini libici nello spazio Schengen, con ipotesi di abolizione in futuro della necessità di visto per i cittadini Ue in entrata in Libia.
3) Gestione efficace dei flussi migratori: sostegno delle capacità libiche per l’assistenza degli emigranti clandestini e per la loro eventuale formazione al lavoro, con previsione di regimi di accoglienza ed assistenza adeguati agli standard internazionali e possibile offerta di assistenza per rientri volontari dei clandestini intercettati, riammessi o rispediti dalle autorita’ libiche.
4) Controllo delle frontiere: rinforzo dei controlli contro gli ingressi irregolari dalle frontiere meridionali della Libia, con condivisione di informazioni e cooperazione per il pattugliamento delle frontiere.
5) Protezione internazionale: sostegno alla Libia per gestire le richieste di asilo in linea con gli standard internazionali e aiuto per il riconoscimento dei requisiti per la concessione dello status di rifugiato, da accogliere successivamente in uno dei paesi membri della Ue.


Fatti sull’asilo in Europa – una piccola minoranza raggiunge lo status di rifugiato

 
  • nel 2009 la UE ha ricevuto 261mila domande, delle quali 60mila di minori, rispetto ai 922.500 richieste di asilo in tutto il mondo (222mila presentate in Sudafrica)
  • il 75% delle domande di asilo fatte nella UE sono respinte come decisione di prima istanza, il 12% raggiunge lo status di rifugiato, il 9% quello di protezione sussidiaria e il 4% quello di protezione umanitaria.
  • I richiedenti asilo nella UE a 27 nel 2009 sono per la maggioranza afghani, seguiti dai russi, somali, iracheni e kosovari. I maggiori beneficiari dello status di protezione nella UE a 27 sono i cittadini somali, iracheni ed afghani.
  • Sulla base delle stime UNHCR molti rifuguati restano nella loro regione di origine e fuggono nei paesi vicini: nel 2008 1,7milioni di rifugiati dei 10,5 milioni, pari al 16%, vive fuori della propria regione di origine.

 
UNHCR
respingimenti

CROLLO DEGLI ARRIVI VIA MARE NEL MEDITERRANEO UE E FRONTEX ASSICURINO ACCESSO ALL’ASILO

L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) chiede agli Stati Membri dell’Unione Europea e a FRONTEX – l’Agenzia Europea per leFrontiere Esterne – di assicurare che l’asilo in Europa non venga minacciatodalla tendenza ad applicare politiche di frontiera più restrittive. Nellosforzo di arginare l’immigrazione irregolare, l’Europa non deve dimenticare chetra coloro che cercano di entrare nell’Unione ci sono anche persone che hanno bisogno di protezione internazionale e le cui vite sono in pericolo.

L’Europa è una destinazione sia per i migranti che per i richiedenti asilo. Queste due categorie di persone hanno scopi e necessità differenti. I migranti sono alla ricerca di un’occupazione o di altre opportunità economiche, mentre i rifugiati sono persone in fuga dalla persecuzione e dalla violenza – non possono fare ritorno a casa finché la situazione nel loro paese non cambia. Ed è di quest’ultima categoria di persone di cui si occupa l’UNHCR.

La prova di quanto sia diventato difficile trovare protezione in Europa risulta evidente analizzando i dati sugli arrivi via mare nel Mediterraneo centrale.
L’Italia, la Grecia, Cipro e Malta hanno visto ridursi nettamente gli arrivi via mare negli ultimi due anni ed è certamente una conseguenza dei più rigid controlli di frontiera, dei pattugliamenti congiunti e dei respingimenti in mare.
L’UNHCR stima che circa 8.800 persone siano arrivate via mare in questi paesi nei primi 10 mesi di quest’anno, contro le 32mila dello stesso periodo del 2009 – una diminuzione del 72,5%. Quasi i due terzi degli arrivi via mare del 2010 si sono verificati in Grecia, un terzo in Italia e i restanti a Malta e Cipro (vedere sotto).

Questo brusco calo non risolve il problema, ma semplicemente lo trasferisce altrove. Ciò è evidente considerando invece l’aumento repentino degli arrivi via terra nella regione greca di Evros. Ad Evros si sono registrati 38.992 arrivi nei primi 10 mesi di quest’anno, contro i 7.574 dello stesso periodo del 2009 – un incremento percentuale del 415%.

L’UNHCR ha costantemente espresso le sue preoccupazioni sulla situazione umanitaria dei nuovi arrivati in Grecia e ha chiesto che l’Unione Europea aiuti questo paese affinché il suo sistema di asilo raggiunga gli standard adeguati. Un richiedente asilo che arriva in Grecia ha oggi scarse possibilità che la sua richiesta per ottenere lo status di rifugiato venga adeguatamente vagliata. Molte delle persone che arrivano in Grecia vengono detenute in condizioni estremamente difficili, e tra di loro ci sono anche minori non accompagnati e altre persone vulnerabili. La maggior parte di loro non ha accesso all’assistenza legale né ad un servizio di interpretariato.

In tutto il mondo i fattori che costringono le persone a diventare rifugiate non sono in diminuzione. Nell’ambito dell’annuale “High Commissioner’s Dialogue” a Ginevra, l’Alto Commissario António Guterres ha lanciato questas ettimana un nuovo appello per giungere ad accordi su una migliore suddivisione degli oneri con i paesi più poveri che ospitano i quattro quinti dei rifugiati nel mondo.

L’UNHCR riconosce la necessità della gestione delle frontiere, ma questo non può prescindere dalla protezione dei rifugiati. Le politiche di controllo dei confini che bloccano indiscriminatamente gli arrivi non fanno che spingere i richiedenti asilo a percorrere vie ancora più rischiose e disperate per cercare salvezza – questa è la ragione per la quale oggi sempre più richiedenti asilosi trovano nelle mani dei trafficanti.

Ulteriori informazioni:

Arrivi via mare per paese

– Italia: 3.400 arrivi via mare nei primi 10 mesi di quest’anno. Erano stati 8.500 e 29.500 rispettivamente nello stesso periodo del 2009 e del 2008.

– Malta: 30 arrivi via mare nei primi 10 mesi di quest’anno. Erano stati 1.500n ello stesso periodo del 2009 e 2.775 in tutto il 2008.

– Cipro: 7 arrivi via mare ei primi 10 mesi di quest’anno. Erano stati 130 e 1.000 rispettivamente nello stesso periodo del 2009 e del 2008.

– Grecia: 5.400 arrivi via mare nei primi 10 mesi di quest’anno. Erano stati 22.000 nello stesso periodo del 2009 e 30.500 in tutto il 2008.

Arrivi via terra

– 38.992 persone hanno attraversato il confine fra Turchia e Grecia, nellar egione greca di Evros, nei primi 10 mesi di quest’anno, contro le 7.574 dello stesso periodo del 2009.

Tassi di riconoscimento dello status di rifugiato – Grecia, Italia, Malta

– La debolezza del sistema di asilo in Grecia è dimostrata dal fatto che meno dell’1% delle persone che fanno richiesta di asilo ottengono lo stato di rifugiato o una forma alternativa di protezione internazionale.

– Nel 2008, prima che venisse adottata la pratica dei respingimenti, il 70-75%c irca delle persone arrivate in Italia via mare ha fatto richiesta di asilo. Di queste, circa il 50% ha ottenuto lo status di rifugiato o una forma alternativa di protezione internazionale.

– Circa l’84% delle persone arrivate a Malta via mare tra il 2002 e il 2010 hanno fatto richiesta di asilo. Di queste, circa il 56% ha ottenuto lo status di rifugiato o una forma alternativa di protezione internazionale.

 

 
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