Posto fisso e ipergarantiti: una bufala, nel lavoro pubblico 30mila licenziati in 2 anni in arrivo altre 70mila espulsioni, mentre le consulenze crescono del 28,6%. Comunicato stampa di Rossana Dettori, Segretaria Generale Fp Cgil Nazionale

16 Febbraio 2012

Posto fisso e ipergarantiti: una bufala, nel lavoro pubblico 30mila licenziati in 2 anni in arrivo altre 70mila espulsioni, mentre le consulenze crescono del 28,6%. Comunicato stampa di Rossana Dettori, Segretaria Generale Fp Cgil Nazionale

L’ossessione del precedente Governo era negare la crisi. Oggi la fase è cambiata e ad essere negata è l’evidenza. Dalla polemica sul posto fisso a quella sugli “ipergarantiti”, non passa giorno senza che un Ministro o un Sottosegretario si esprima con argomentazioni che denotano un’abissale lontananza dalla realtà oltre che un gusto dubbio per la battuta ad effetto. A questa brutta abitudine non sfuggono le mistificatorie argomentazioni sull’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori: tutti si dimenticano però di specificare che l’art. 18 tutela dai soprusi e dalle discriminazioni e che anche nei servizi pubblici i licenziamenti, tanto individuali quanto collettivi, sono una realtà.

Quanto poi al lavoro pubblico, la presunta causa di tutti i mali del Paese, il licenziamento in tronco di quasi 30.000 precarie e precari della pubblica amministrazione tra il 2008 e il 2010, settore della conoscenza escluso, ci parla di un mondo diverso. Se i dati vengono letti con attenzione, il dato è molto più amaro: persi 11.356 tempi determinati (non 11.356 unità di personale, ma 11.356 “anni” di prestazioni lavorative dentro la pubblica amministrazione, quindi un numero ben maggiore di espulsioni, se si pensa che in alcuni settori i contratti, ad esempio i tempi determinati di asili nido e scuole materne, non raggiungono mai i 12 mesi); persi 16.235 collaboratori (anche in questo caso i contratti non sempre raggiungono l’annualità e quindi i “licenziati” superano il numero dei contratti); persi 3.378 lavoratori socialmente utili; persi 2.377 lavoratori in formazione. Le uniche voci in aumento sono i lavoratori interinali, 1.724 unità, e gli incarichi di studio, le cosiddette consulenze, spesso frutto di clientele e compensazioni politiche, che passano dalle 58.583 del 2008 alle 75.309 del 2010 (+28,6%), con costi che a nostro avviso sono veri e propri sprechi (574,92 milioni di euro). Va poi tenuto presente che questi numeri non comprendono il taglio del 50% delle spese per il personale precario previsto dal Governo Berlusconi, che deve ancora produrre i suoi effetti con oltre 70mila licenziamenti.

Mentre si continuano a licenziare precari e il personale in forze alla pubblica amministrazione si riduce, vorremmo sentire meno sproloqui su presunte rigidità, che cozzano con la pesante crisi occupazionale in atto, e parlare meno dell’art.18 dello statuto dei lavoratori e molto più dell’art. 19, quello che prevede che i lavoratori possano eleggere le proprie Rappresentanze Sindacali Unitarie, quindi difendersi e contrattare.

Per quel che ci riguarda, il lavoro pubblico terrà fede a quel principio il 5-6-7 marzo con il rinnovo delle Rsu. Un fatto di democrazia e un fatto di civiltà.
 
Roma, 8 febbraio 2012

 

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