Stipendi-Ocse: dirigenti pubblici italiani più pagati al mondo, ma salari dei lavoratori al palo

06 Marzo 2012

Stipendi-Ocse: dirigenti pubblici italiani più pagati al mondo, ma salari dei lavoratori al palo. Dati Ocse confermano allarme anche per il lavoro pubblico – Comunicato stampa Fp-Cgil

L’indagine Eurostat sui redditi 2009 conferma il generale impoverimento del lavoro in Italia e la corrispondenza tra la riduzione dei salari nei settori privati e quella che sta colpendo i settori pubblici, come già dimostrato dal Rapporto Ocse “Government at a Glance 2011”.

Se i dirigenti pubblici italiani si confermano i primi in classifica, con un calcolo ponderato in base al costo della vita e al prodotto interno lordo che li vede sforare i 400mila dollari annui e superare i loro omologhi in tutto il pianeta (negli Usa si superano di poco i 250mila dollari), gli infermieri, una delle figure professionali più facilmente confrontabili, in base a questo stesso sistema di comparazione si devono accontentare di paghe poco superiori a quelle dei colleghi turchi e messicani e comunque inferiori ai 40mila dollari lordi annui, staccati di diverse lunghezze da tedeschi, australiani, inglesi e statunitensi.

“I dati Pubblicati dall’Ocse nel 2011 si riferiscono al 2009 e quindi non tengono ancora conto delle manovre di austerità che hanno colpito pesantemente i paesi del sud Europa e, per quanto riguarda l’Italia, del blocco della contrattazione nazionale nel lavoro pubblico, che ha eroso ulteriormente il potere d’acquisto. Nelle condizioni attuali questi dati sono ben peggiori”, ha affermato Rossana Dettori, Segretaria Generale Fp-Cgil Nazionale.

“A spingere i salari in basso è poi, come nel settore privato, l’opprimente peso della tassazione sul lavoro. Lo stesso rapporto Ocse del 2011 ne fa menzione. Se si guarda alla retribuzione complessiva, ad esempio, di una figura amministrativa delle cosiddette funzioni centrali, principalmente i Ministeri, ci si rende conto che nel passaggio tra le retribuzioni lorde e quelle nette i lavoratori italiani fanno altri passi indietro nella classifica. I nostri stipendi pubblici, anche in questo settore, sono al di sotto di quelli percepiti negli altri paesi industrializzati, superati da Australia, Belgio, Danimarca, Finlandia, Olanda, Norvegia, Usa e Brasile. Gli stipendi lordi si attestano di fatto sulla media Ocse – aggiunge Dettori –  ma al netto delle trattenute sono ampiamente più bassi”.

“È urgente una riforma fiscale che alleggerisca il peso del prelievo alla fonte e l’avvio di una nuova stagione contrattuale che faccia tornare a crescere i salari e stimoli i consumi. Per questo nel mese di marzo daremo vita a una mobilitazione nazionale dei lavoratori dei servizi di pubblica utilità alla quale ci auguriamo partecipino anche Cisl e Uil. Per superare questa crisi – conclude la sindacalista – serve uno sforzo comune e comuni intenti”.

Roma, 27 febbraio 2012


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