Mipaaf: è così che si selezionano i fannulloni?

17 Maggio 2012

 

Lettera aperta al Ministro Catania

 

Roma, 24 aprile 2012
 

Al Ministro delle politiche agricole alimentarie forestali

dr. Mario Catania
 
Al Capo Dipartimento delle politiche competitive del mondo rurale e della qualità,
dr. Giuseppe Serino

 

Al Direttore generale dei servizi amministrativi

dr. Stefano Vaccari

 
 

Egregio Signor Ministro,

 

nei giorni scorsi si è provveduto a chiedere un pare al Dipartimento della Funzione Pubblica della Presidenza del Consiglio dei Ministri circa l’idoneità dei criteri per la valutazione della prestazione individuale.

 

Non vorremmo, Sig. Ministro, che questa scelta sia stata dettata dall’urgenza di fornire credibilità ad un sistema che abbiamo reputato inadeguato e, per questo, ci troviamo costretti a ribadire che non intendiamo lasciare nulla di intentato per modificare questo sistema di valutazione.

 

Le sottoponiamo pertanto alcuni casi concreti per poterLe domandare se essi possano rappresentare la corretta risultanza di quello che il legislatore intendeva selezionare. Per esempio, in primis il caso del collega che ha avuto un grave incidente automobilistico, a causa del quale ha passato mesi in ospedale e mesi di riabilitazione ed oggi si ritrova ultimo nella graduatoria della prestazione individuale: abbiamo correttamente identificato il fannullone di Brunettiana fama?

 

E che dire della lavoratrice che, in astensione facoltativa per maternità, si ritrova anch’essa collocata tra gli ultimi nelle graduatorie? E’ questo il sistema individuato per arginare le sacche di inefficienza della Pubblica Amministrazione?

 

Ed ancora, come giudicare i tanti colleghi – quasi tutte donne – che fruiscono di part-time per prestare le cure necessarie ai figli anch’esse sbattute in fondo alle predette graduatorie?

 

E, ancora, che giudizio esprimere nei confronti di coloro che prestano assistenza ai familiari portatori di handicap o essi stessi portatori di handicap? Sono anch’essi fannulloni?

 

Converrà che anche decurtare la presenza per la giornata di sciopero – per la quale non si è nemmeno pagati – sia opinabilissima, considerato che si tratta dell’esercizio di un diritto costituzionale. Decurtiamola quindi sia al numeratore che al denominatore!

 

Tutto ciò per dire che la maggiore o minore efficienza della prestazione lavorativa non è legata a un merito o a un demerito oggettivi scaturiti da un obiettivo sistema di valutazione ma dall’esercizio di diritti sanciti da Leggi della Repubblica!

 

Questo sistema di calcolo del coefficiente di presenza, Sig. Ministro, a nostro avviso non è ancora adeguato alle esigenze proprio perché produce risultati inaccettabili sul piano della giustizia sociale.

 

Per questa ragione, riteniamo necessario ripensare il sistema.

 

p. la FP CGIL Mipaaf

Savino Cicoria

 
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