Presentata la Guida sindacale all’uso delle Linee Guida Ocse sulle Multinazionali

08 Gennaio 2014

Presentata la Guida sindacale all'uso delle Linee Guida Ocse sulle Multinazionali.

Sindacato e internazionalizzazione delle imprese

Con un’iniziativa unitaria presso la sede della UIL, lo scorso 13 dicembre, è stata presentata alle categorie e alle strutture territoriali la “Guida sindacale all’uso delle Linee Guida OCSE sulle Multinazionali”.

Dopo l’introduzione del segretario confederale UIL, Lamberto Santini, è stata la stessa Kirstine Drew, della segreteria del TUAC (Comitato Consultivo Sindacale presso l’OCSE), responsabile per le politiche sugli investimenti e le multinazionali e autrice della Guida, a illustrarla ai presenti.

La Guida sindacale (allegata) è suddivisa in 5 parti: Guida Rapida; Capire la responsabilità delle imprese multinazionali; Usare le Linee Guida Ocse; Usare il meccanismo per i reclami; Risorse.

Drew ha, prima di tutto, confermato come i principi contenuti nelle Linee Guida siano vincolanti per i 45 governi sottoscrittori (34 paesi dell’OCSE, più 11 che hanno aderito alle LG) e impegnative per le imprese di questi paesi operanti all’estero, in qualsiasi altro paese esse operino.

I governi aderenti hanno l’obbligo di promuoverle presso le rispettive imprese e di vigilarne sull’attuazione attraverso i Punti di Contatto Nazionali (PCN), presso i quali possono essere presentate istanze contro le violazioni delle LG stesse, con una procedura di istruttoria e di promozione di una mediazione al fine di rimediare concretamente alla violazione, se accertata.

La Guida sindacale si riferisce all’aggiornamento 2011 delle “Linee Guida OCSE per le imprese multinazionali. Condotta responsabile delle imprese nel contesto globale”, frutto di un lungo processo di consultazione tra i governi dell’OCSE e i comitati consultivi degli imprenditori (BIAC), dei sindacati (TUAC) e della società civile (OECD Watch).

La Guida sindacale mette in rilievo i nuovi elementi positivi contenuti nelle Linee Guida, tra cui il capitolo sui diritti umani, l’applicazione univoca delle Linee Guida per i fornitori e per gli altri rapporti commerciali, l’ampliamento della sfera di applicazione del capitolo sull’occupazione, norme più forti che disciplinano il funzionamento dei Punti di Contatto Nazionali e il rafforzamento del ruolo dell’OCSE nella loro attuazione.

Tra le novità più rilevanti delle Linee Guida, Drew ha sottolineato l’inserimento tra i principi cui devono attenersi le imprese dei punti seguenti: mettere in atto una due diligenge basata sul rischio, ad esempio integrandola nei sistemi di gestione del rischio d’impresa, al fine di identificare, prevenire e mitigare l’impatto negativo, potenziale o effettivo delle loro attività e rendere conto di come tale impatto viene affrontato; evitare di provocare o contribuire con le proprie attività all’impatto negativo nelle materie trattate dalle Linee Guida e prendere le misure opportune quando tale impatto si verifichi; cercare di prevenire o minimizzare un impatto negativo quando, pur non avendo contribuito a provocarlo, tale impatto sia tuttavia legato alle loro attività, ai loro prodotti o ai loro servizi in virtù di un rapporto commerciale; oltre a contrastare l’impatto negativo sulle materie trattate dalle Linee guida, incoraggiare, per quanto possibile, i propri partner commerciali, compresi fornitori e subcontraenti, ad applicare principi di comportamento imprenditoriale responsabile conformi alle le Linee guida.

La Guida sindacale fornisce gli strumenti pratici per i sindacati, i rappresentanti sindacali delle aziende, organizzazioni della società civile, comunità locali per presentare istanze al Punto di Contatto Nazionale.

Le Linee Guida – ha spiegato Drew – stabiliscono principi chiari cui i governi e i PCN si devono attenere, ma lascia anche ai singoli governi la responsabilità di organizzare il proprio Punto di Contatto Nazionale. Questo fa sì che ci siano molte differenze nella struttura e nel funzionamento dei diversi PCN, che sono sottoposti, comunque, a un confronto e una “revisione” continua, anche grazie agli incontri annuali, alla consultazione con le parti sociali e alla partecipazione – paese per paese – delle parti e della società civile al loro funzionamento.

La Guida sindacale contiene anche un quadro riassuntivo dei casi presentati ai diversi PCN dai sindacati – nazionali o Global Unions, molto spesso in collaborazione tra loro; delle loro motivazioni e dei loro esiti.

All’incontro era presente anche la dott.ssa Benedetta Francesconi, responsabile del PCN italiano, istituito presso il Ministero dello Sviluppo Economico (MISE), che ne ha presentato la struttura, le modalità di lavoro, l’attività fin qui realizzata.

Il segretario generale del Tuac, John Evans – nel corso di una tavola rotonda con la stessa Francesconi e Francesco Lauria della Cisl – ha inquadrato il ruolo delle Linee Guida Ocse e del loro utilizzo da parte dei sindacati nel più vasto contesto degli strumenti normativi internazionali a tutela dei diritti sociali e del lavoro, a partire dalle Convenzioni dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro. Evans ha anche ripercorso la storia delle stesse Linee Guida, nate nel 1976, in parallelo alla Dichiarazione Tripartita dell’OIL sulle Multinazionali, e passate per due importanti revisioni, come quella del 2000 e quella del 2011, cui si riferisce la versione odierna, intrecciata con la definizione, da parte del Comitato Onu per i Diritti Umani, del Principi Guida su Imprese e Diritti Umani.

Nelle sue conclusioni, il segretario confederale della CGIL, Danilo Barbi, ha a sua volta sottolineato l’utilità di strumenti come le Linee Guida Ocse nel contesto di un’azione sindacale, nazionale e globale, che miri in qualche modo a “civilizzare” e regolare un capitalismo neoliberista altrimenti “selvaggio”.

In questo senso, le LG sono uno strumento utile, ma il loro utilizzo va inquadrato nella più generale battaglia sindacale per modificare radicalmente il paradigma dell’attuale globalizzazione, superando un libero mercato che – avendo negli ultimi trent’anni completamente liberalizzato e messo in concorrenza natura, lavoro, moneta – è giunto ad una situazione di totale insostenibilità.

In altre parole, la crisi di questa globalizzazione richiede non solo un’azione puntuale sul piano contrattuale e di contrasto alle violazioni dei diritti da parte delle imprese, ma un’iniziativa e proposta politica alternativa del movimento sindacale internazionale capace di rendere effettivo il principio base dello “spirito di Filadelfia”: “il lavoro non è una merce”. (13/12/2013)

Leopoldo Tartaglia (CGIL politiche globali)

 
 

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