Orario di lavoro medici – FP CGIL Medici: Corte Ue ha ragione.

11 Marzo 2014

Orario di lavoro medici – FP CGIL Medici: Corte Ue ha ragione. Vi fareste operare da un chirurgo stanco?

Comunicato stampa Fp-Cgil Medici

Roma, 20 febbraio 2014

“Imbarazzante dover aspettare che sia la Corte di Giustizia Europea a difendere il diritto anche per i medici italiani al limite di 48 ore per l’orario lavorativo settimanale medio e a periodi minimi giornalieri di riposo di 11 ore consecutive. Sostenere che i nostri medici, in quanto formalmente inquadrati come dirigenti, non abbiano gli stessi diritti dei loro colleghi europei, è sbagliato e risibile. Un medico del pronto soccorso, in quanto dirigente, non ha diritto ai riposi? E non ne hanno diritto anche i suoi pazienti? Bisognava intervenire prima, come chiediamo da anni inascoltati”. Con queste parole Massimo Cozza, Segretario nazionale Fp-Cgil Medici, commenta la notizia del deferimento da parte della Commissione Europea dell’Italia alla Corte di Giustizia Europea. Deferimento giunto dopo un primo richiamo, del maggio 2013, con cui la Corte chiese al nostro Paese di adottare le misure necessarie ad assicurare che la legislazione nazionale ottemperasse agli obblighi derivanti dalla direttiva europea sull’orario di lavoro dei medici del servizio sanitario pubblico.

“E’ impensabile – continua il sindacalista – che siano i turni massacranti di medici e operatori sanitari a sopperire alle mancanze del sistema, al blocco del turn over che riduce il personale ed ai pesanti tagli per oltre 30miliardi di euro, con servizi essenziali spesso resi possibili solo grazie al lavoro degli oltre 10mila medici precari”.

“Al prossimo Governo chiediamo un immediato confronto per modificare le norme vigenti e sbloccare il turn over, per consentire l’assunzione del personale necessario a garantire il rispetto delle norme europee. Da una parte va tutelato il diritto dei medici e degli operatori sanitari a orari di lavoro appropriati. Dall’altra va salvaguardata la qualità del servizio offerto. La domanda che poniamo ai cittadini – conclude Cozza – è la seguente: vi fareste operare da un chirurgo stanco?”.
 

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