Rapporto Osservasalute 2015. Intervista a Massimo Cozza, segretario nazionale della Funzione Pubblica-Cgil Medici

27 Aprile 2016

Rapporto Osservasalute 2015. Intervista a Massimo Cozza, segretario nazionale della Funzione Pubblica-Cgil Medici

Cozza (Medici Cgil): «Sanità a pezzi, si cura chi può»

Rapporto
Osservasalute 2015. Intervista a Massimo Cozza, segretario nazionale
della Funzione Pubblica-Cgil Medici: «Inaccettabile pensare di curarsi
meglio in base alla città o alla regione in cui si vive». Gran parte dei
tagli alla spesa sanitaria deriva dal blocco delle assunzioni e
dall’aumento del precariato. Dal 2009 persi 5 mila medici. “In italia
bisogna difendere il diritto a non pagare il pronto soccorso con la
carta di credito”

«Una sanità a pezzi. A pezzi perché ci
sono ventuno sanità regionali e si viene curati meglio a seconda della
città in cui si vive». Per Massimo Cozza, segretario nazionale della
Funzione pubblica-Cgil Medici, è l’immagine della sanità italiana che
emerge dal rapporto OsservaSalute reso noto ieri. «C’è bisogno di
riprendere una politica sanitaria forte e uniforme sul territorio
nazionale. È l’unico rimedio per contrastare il fenomeno della
migrazione sanitaria da Sud al Nord».

Avevamo il sistema sanitario tra i migliori al mondo. Oggi è solo un ricordo?
Il
servizio pubblico resiste ancora ed è certamente la migliore
assicurazione sanitaria sulla vita dei cittadini in termini di costi e
servizi offerti. È necessario però fermare logica dei tagli che ormai da
anni lo colpiscono. Investiamo di meno in sanità rispetto alla media
dei paesi Ocse. Gli Stati Uniti spendono quasi il doppio di noi e
tuttavia esistono milioni di persone senza assistenza sanitaria. Il
nostro sistema è migliore, ma viene minato alla base dai tagli.

Il governo sostiene di avere messo un miliardo in più nel fondo sanitario nazionale…
Quest’anno
sono previsti 111 miliardi, mentre il patto per la salute ne prevedeva
4,4 in più: 115,44 miliardi. Quindi il taglio c’è stato. Il Documento di
economia e finanza prevede un aumento della spesa in termini assoluti.
Ma questa spesa non copre nemmeno l’aumento dei prezzi. Il trend
dell’aumento previsto è inferiore a quello degli altri paesi. La
tendenza in atto porterà la spesa sanitaria al 6,5% del Pil. Sotto
questo livello comincia a ridursi l’aspettativa di vita. I cittadini
finiranno per non curarsi perché non avranno i soldi per pagarsi le
cure.

È quello che accade già oggi. Siamo all’ultimo posto al
mondo sulla prevenzione. Che ruolo hanno avuto i tagli alla sanità su
questa situazione?

Storicamente il nostro paese ha investito poco
in questo settore. Screening per malattie oncologiche, vaccini, sono
settori importanti sui quali bisognerebbe investire su tutto il
territorio nazionale. Invece si riducono i posti letto ospedalieri.
Abbiamo circa la metà dei posti della Francia. Finanziando più posti, si
potrebbe aumentare la prevenzione.

Per il Censis la sanità in Italia è negata per 9 milioni di cittadini. Cosa significa?
Il
cittadino ha di fronte a sé un muro fatto di liste di attesa e ticket
che a volte non riesce a superare. Molto spesso è costretto ad aspettare
mesi, mentre i ticket per gli esami ematochimici – per fare un esempio –
a volte costano più nel pubblico che nel privato. Per questo si parla
di sanità negata: nei fatti è un modo per impedire di accedere a un
diritto fondamentale. Un modo per svilire la sanità pubblica e spingere
verso quella privata. Per chi può. Chi non può, non si cura. È una
deriva che dobbiamo assolutamente fermare.

Gran parte della riduzione della spesa è dovuta al blocco delle assunzioni del personale sanitario. Continuerà questa tendenza?
Purtroppo
si. Siamo al limite della sopravvivenza dei servizi. Se devo fare una
visita cardiologica e ho sei cardiologi, invece di dieci previsti, è
chiaro che l’efficienza del servizio viene meno. Senza contare che la
sanità, dopo la scuola, ha il numero più alto di precari della pubblica
amministrazione. Serve un piano straordinario di stabilizzazione. Medici
e personale aspettano ancora il contratto. Quello su cui si è fatto più
economia è il valore della professione e i redditi. Invece di
rilanciare entrambi, li si è tagliati.

Perché?
Perché è
più semplice tagliare le risorse umane che potenziare il sistema. Dal
2009 al 2014 abbiamo perso 5 mila medici. E i precari sono aumentati.
Oggi molti servizi dipendono da loro.

Secondo l’Anac di Cantone la corruzione in sanità costa 6 miliardi all’anno. Cosa ne pensa?
Avverto
un pericolo. Buttare fango sulla sanità pubblica può contribuire a far
credere ai cittadini che è giusto non finanziare un settore che va male
ed è corrotto. Ci possono essere casi di questo tipo, ma bisogna fare
attenzione a non veicolare il messaggio di spingere, chi può, verso il
privato. Mentre i poveri saranno curati da una sanità povera. E chi non
ha nulla, non si curerà. Ritengo sia un diritto di tutti evitare che nei
pronto soccorso si paghi con la carta di credito.

X
Questo sito usa i cookie per offrirti la migliore esperienza possibile. Procedendo con la navigazione sul sito o scrollando la pagina, accetti implicitamente l'utilizzo dei cookie sul tuo dispositivo. Informativa sull'utilizzo dei cookie Accetto