Sicurezza-DAP: Assemblea dei quadri e dei delegati CGIL comparto sicurezza, difesa e soccorso pubblico

28 Giugno 2016

Sicurezza-DAP: Assemblea dei quadri e dei delegati CGIL comparto sicurezza, difesa e soccorso pubblico

  
 La Polizia Penitenziaria

 

 Intervento di Massimiliano Prestini – Coordinatore nazionale Fp Cgil

Le
premesse con cui il governo Renzi aveva annunciato di voler procedere ad un
progetto di innovazione della pubblica amministrazione e di riforma delle Forze
di Polizia sono state completamente disattese alla prova dei fatti. La presunta
volontà di razionalizzare le Forze di Polizia ed eliminare le duplicazioni, si
è tradotta nella scellerata scelta di far assorbire il Corpo Forestale dello
Stato dall’Arma dei Carabinieri e di militarizzare, in un processo
diametralmente opposto a quelli che si registrano nel resto d’Europa, donne e
uomini che avevano scelto di arruolarsi in un corpo civile.

Un
serio progetto di razionalizzazione delle Forze di Polizia dovrebbe prevedere
un percorso di smilitarizzazione del personale, con conseguenti processi di
democratizzazione che consentano di poter fruire anche delle libertà sindacali,
e la scelta di evitare le duplicazioni delle funzioni di polizia generale, non
l’eliminazione di quelle a carattere specialistico. In tal senso è necessario
rafforzare il ruolo della Polizia di Stato ed evitare la soppressione di altri
Corpi che, come la Polizia Penitenziaria ed il Corpo Forestale dello Stato,
hanno compiti specifici.
La funzione della Polizia Penitenziaria è quella di
garantire l’esecuzione dei provvedimenti restrittivi della libertà personale,
la tutela della sicurezza all’interno degli istituti penitenziari, di
partecipare alle attività di osservazione e trattamento dei detenuti, di
occuparsi della traduzione dei ristretti ed espletare il servizio di
piantonamento degli stessi. Tali compiti sono affidati in via esclusiva alla
Polizia Penitenziaria e non esistono sovrapposizioni di competenze con altri Corpi
di Polizia.
Con
il processo di riorganizzazione del Ministero della Giustizia e la nascita del
nuovo dipartimento della giustizia minorile e di comunità, con cui si intende
potenziare il sistema dell’esecuzione penale esterna, la Polizia Penitenziaria sarà
inoltre chiamata ad espletare nuovi compiti di controllo sul territorio delle
persone sottoposte a misure alternative alla detenzione.

Purtroppo,
la grave carenza di organico di cui soffre il Corpo rende difficile
l’espletamento dei compiti attualmente affidati al personale e rischia,
inoltre, di compromettere sul nascere il progetto che riguarda l’esecuzione
penale esterna. La pianta organica del personale di Polizia Penitenziaria è
stata fissata con Decreto Ministeriale del 2013 in 45325 unità, ma attualmente
il personale amministrato risulta di 37963 unità, con una carenza di organico
di 7362 Poliziotti.

Tale
carenza cresce di anno in anno – si pensi che nel 2015 il personale
amministrato si aggirava intorno alle 38738 unità – poiché si perdono circa
1300 poliziotti tra pensionamenti, personale collocato a riposo per inidoneità
al servizio e personale che transita al ruolo civile, mentre se ne assumono
meno di 500. A tal proposito il rischio per l’anno in corso è ancora maggiore,
poiché gli unici due concorsi in cui erano previste assunzioni di personale
esterno all’amministrazione penitenziaria, quelli per allievi agenti di Polizia
Penitenziaria del 28 luglio 2015, per 100 posti nel ruolo femminile e 300 in
quello maschile, sono sospesi per irregolarità nello svolgimento della prova di
esame, con il rischio di far saltare completamente le assunzioni previste per
l’anno in corso.

L’allarmante
quadro della situazione attuale dimostra come non è più rinviabile un adeguato
piano di assunzioni, che colmi la carenza di organico, evitando al personale i
turni massacranti a cui oggi è sottoposto – si tenga presente che si parla di
servizi che si protraggono fino a sedici ore al giorno – e consenta di eseguire
i nuovi compiti assegnati alla Polizia Penitenziaria nell’esecuzione penale
esterna.

Al
suddetto piano si dovrà affiancare un progetto di razionalizzazione delle
risorse umane attualmente a disposizione, poiché la drammatica situazione è
ulteriormente aggravata dalla cattiva gestione del personale attuata
dall’amministrazione penitenziaria fino ad oggi. Migliaia di Poliziotti, che ad
oggi risultano ancora in carico agli istituti penitenziari, sono in realtà
distaccati in sedi extra moenia ed impiegati in compiti amministrativi. Per
favorire la fuga del personale dagli istituti penitenziari il DAP si è guardato
bene dal definire le dotazioni organiche delle suddette sedi, malgrado le
pressanti proteste della FP CGIL, per poter continuare a distaccarvi personale
anche oltre le reali esigenze. Il risultato di questa folle gestione è che la
carenza di Poliziotti negli istituti penitenziari aumenta, mentre nelle sedi
extra moenia è l’esubero ad aumentare.
Chiediamo all’amministrazione
penitenziaria, ancora una volta, di mettere fine a questa triste vicenda di cattiva
gestione della pubblica amministrazione, definendo le dotazioni organiche delle
sedi extra moenia ed evitando così che in quelle sedi possa essere assegnato
personale in eccedenza rispetto alle necessità e con provvedimenti non previsti
dalla normativa contrattuale.

Il
personale in servizio negli istituti penitenziari ed impiegato nelle traduzioni
dei detenuti non può continuare a sostenere questi ritmi di lavoro in un
contesto al limite della sopportazione umana, dove non sono garantiti i livelli
minimi di sicurezza sui luoghi di lavoro. Gli istituti penitenziari sono
obsoleti e fatiscenti. Per la loro ristrutturazione servirebbero almeno 40
milioni di euro l’anno, ma ne vengono stanziati meno di 4. Molti dei mezzi con
cui vengono effettuate le traduzioni dei detenuti hanno oltre 500.000
chilometri e chi li usa rischia la vita ogni giorno. I fondi destinati alla
formazione sono stati ridotti del 70% negli ultimi 5 anni. I procedimenti
disciplinari nei confronti del personale sono in costante aumento. Tutto
questo, ovviamente, tende a far aumentare anche i casi di patologie conseguenti
a stress lavoro-correlato.

In
un quadro del genere sarebbe importante dare un minimo di motivazione al
personale, garantendo la possibilità di progressioni in carriera, soprattutto
se si considera che l’ultimo concorso interno, bandito per l’accesso alla
qualifica iniziale di vice ispettore di Polizia Penitenziaria nel 2008, è stato
bloccato per otto anni e, solo di recente e grazie al cambio avvenuto ai
vertici del DAP,  si è finalmente
proceduto a convocare il personale per la prova scritta.

Per
questo la revisione degli ordinamenti e dei ruoli delle Forze di Polizia, di
cui si sta discutendo in questo periodo, deve avere come funzione principale
quella di garantire, partendo dal basso, adeguate progressioni in carriera per
tutto il personale di Polizia Penitenziaria, non solo per una parte di esso,
come qualcuno vorrebbe. Per fare questo, prima di procedere al riordino delle
carriere, bisogna eliminare tutti i disallineamenti che permangono nelle
progressioni in carriera tra il personale del ruolo dei sovrintendenti, degli
ispettori e dei commissari della Polizia Penitenziaria e quello delle altre
forze di polizia. Subito dopo si dovrà elaborare un progetto che tenda a valorizzare
le qualifiche alla base del Corpo, rafforzando i ruoli intermedi. Su questo
punto è bene chiarire da subito una cosa: la CGIL non è disposta a tollerare
oltre che il personale del ruolo agenti/assistenti venga utilizzato in mansioni
superiori e si trovi, senza alcun riconoscimento formale ed economico, ad
essere impiegato nella sorveglianza generale degli istituti penitenziari. Per
evitare tale aberrazione l’unica soluzione possibile è quella di unificare il
ruolo degli agenti/assistenti con quello dei sovrintendenti e non pensare di
mettersi a posto la coscienza riconoscendo un assegno di responsabilità di
pochi spiccioli a chi svolge mansioni superiori. Per un progetto complessivo ed
omogeneo si dovrà poi procedere alla riqualificazione del personale che
attualmente appartiene al ruolo dei sovrintendenti, degli ispettori e dei
commissari, specificando con quali percorsi si intende farlo ed istituendo,
finalmente, la dirigenza del Corpo di Polizia Penitenziaria, intervento che non
può più essere rinviato. Per fare tutto questo i 119 milioni complessivi messi
a disposizione non bastano ed è per questo che chiediamo al Governo più tempo
per approfondire le proposte elaborate dalle amministrazioni, che ci sono state
prospettate solo parzialmente, e maggiori stanziamenti nella prossima legge di
stabilità, facendo attenzione alla norma che vincola l’autorizzazione di spesa
all’anno corrente.
Parimenti, chiediamo che questo tempo ulteriore venga
utilizzato per un reale e costruttivo confronto con le organizzazioni
sindacali, che non si limiti alla convocazione di tavoli tecnici in cui vengono
fornite solo alcune frammentarie informazioni e si tiene nascosto il progetto
complessivo di riordino. Se tale progetto deve ridisegnare l’organizzazione
degli apparati di sicurezza e difesa del Paese per adeguarli alle nuove sfide
che la società ci richiede, costruiamolo insieme e facciamolo partendo dalle
esigenze dei lavoratori del settore.

Sempre
in tema di esigenze dei lavoratori, permettetemi di concludere lanciando un
allarme sul loro futuro. Come sapete, la pensione è elemento essenziale per la
sussistenza delle persone in età avanzata e con la fine definitiva del metodo
retributivo, che sopravvive, solo in parte, per chi aveva 18 anni di contributi
nel 1995, le pensioni del personale delle Forze di Polizia saranno sempre più
basse nel tempo, fino ad arrivare al punto in cui verrà messa in discussione
tale sussistenza.
Per questo motivo chiediamo a gran voce di avviare le
procedure di concertazione per l’istituzione della previdenza complementare per
il personale delle Forze di Polizia ad ordinamento civile e militare.

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