Si gioca ancora con i numeri. Questa volta sulle carriere facili per i lavoratori del pubblico impiego.
La realtà è molto diversa. Nei tre anni presi a riferimento da Il Sole 24 Ore, di oggi, solo il 13,45% degli impiegati pubblici è stato promosso.
Perché solo le progressioni verticali rappresentano una promozione, e si raggiunge tramite concorso pubblico, come sanno tutti quelli che hanno letto le regole individuate nei Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro.
Per quanto riguarda le progressioni orizzontali, ricordiamo che riguardano posizioni economiche e sono interamente finanziate con i fondi per il salario accessorio, quindi non solo non sono delle promozioni ma non producono variazioni sulla retribuzione media. Oltretutto questi fondi sono alimentati, a partire dal 2004, solo dalle risorse provenienti dal Contratto nazionale, quindi con le risorse che dovrebbero garantire il potere di acquisto delle retribuzioni.
E che dire delle “punte” delle Agenzie Fiscali, al 16,58% e delle Regioni e Autonomie, al 21,56%.
Nel primo caso, oltre a quanto già detto, bisognerebbe ricordare che in quel settore, grazie alla contrattazione integrativa, si è ristrutturato completamente il lavoro, con processi di riqualificazione delle professionalità e mobilità sul territorio, con evidenti miglioramenti della qualità del servizio e innovazioni che da altri paesi europei vengono presi a modello.
Anche il settore delle Regioni e Autonomie è attraversato da cambiamenti, ma le retribuzioni sono ferme a circa 25.000 euro lorde all’anno, comprese queste “promozioni”, come certificano le stesse fonti.
Perché, alla fine, quello che conta è:
Roma, 17 novembre 2008