ANALISI DIRETTIVA DEL COMITATO DI SETTORE PER IL COMPARTO

18 Luglio 2011

ANALISI DIRETTIVA DEL COMITATO DI SETTORE PER IL COMPARTO

La seconda direttiva del Comitato di Settore per il comparto Regioni e Autonomie Locali, elaborata dopo che il Ministero dell’Economia ha bocciato la precedente, se possibile peggiora ulteriormente il quadro in cui si colloca il rinnovo contrattuale.
La direttiva è accompagnata da una lettera del presidente del Comitato inviata al Presidente della Conferenza delle Regioni, nella quale si pongono in rilievo le pressioni effettuate dal Ministro per la Pubblica Amministrazione e l’Innovazione attraverso l’invio formale di una lettera nella quale si sollecita l’applicazione di quanto previsto in finanziaria e cioè l’erogazione degli incrementi contrattuali.
Si conferma quindi la volontà di ripubblicizzare il rapporto di lavoro, dunque l’annullamento della contrattazione; abbastanza stravagante inoltre la formulazione che, riteniamo, non serva alcun commento, è sufficiente la riproposizione letterale: “…. erogare unilateralmente, sentite le organizzazioni sindacali, gli incrementi contrattuali ….”.
La premessa della direttiva è identica alla prima, nulla è stato modificato, rimane l’impostazione politica secondo la quale si valorizza l’attuale fase e la L.133/08 catalogandola come “..profonda spinta innovatrice..”.
Del memorandum non si fa alcuna menzione, ne letteralmente tanto meno come principio ispirativo, seppure parziale.
Il secondo titolo, quadro economico finanziario, conferma quanto previsto dall’accordo truffa del 30 ottobre 2008 e cioè un aumento per il 2008 pari allo 0,4%, portando tale percentuale al 3,2 nel 2009.
Sul capitolo relativo alla struttura della retribuzione vi è un notevole peggioramento rispetto alla precedente direttiva, sparisce, infatti, l’indicazione seconda la quale l’indennità di comparto, l’indennità delle categorie A e B (€ 64,56), nonché la quota minima della retribuzione di posizione dei titolari di posizione organizzativa debbano rientrare nel trattamento economico fondamentale.
Sulla Progressione Economica Orizzontale (PEO) quanto scritto è assolutamente inaccettabile, sia per motivazioni di merito che di opportunità. Ma iniziamo da cosa scrivono.
Le progressioni dovranno essere indette con cadenza triennale e riguardare il 20% del personale in servizio al 1° gennaio, inoltre un singolo dipendente potrà avere una nuova progressione dopo un congruo numero di anni. Per quanto riguarda il finanziamento si fa riferimento solo a quella parte del fondo stabile già utilizzato per questo istituto, naturalmente la quota parte lasciata libera per effetto di cessazioni; in alternativa specifiche risorse contrattuali stanziate dal contratto nazionale.
Il nostro punto di vista su questo istituto è il seguente:
* Inopportuno. Nell’ultima tornata contrattuale le PEO sono state disciplinate, se ad ogni tornata torniamo su questioni affrontate e risolte mentre si tralasciano molti istituti normativi che hanno bisogno di essere rivisti per migliorare l’organizzazione del lavoro vuol dire che l’impianto del ragionamento è solo di restrizione. La seconda inopportunità è assolutamente dirompente, si prevedono risorse economiche insufficienti ed inoltre si cancella la possibilità di progredire professionalmente.
* Sbagliato. Non possono pensare ad una classificazione di fatto bloccata, se si cancella la possibilità di progredire orizzontalmente le aspettative si riverseranno sulle progressioni verticali, quindi rientrano nel patto di stabilità, per conseguenza si sottopongono alle circolari della ragioneria centrale dello stato, altro che federalismo fiscale.
Per quanto riguarda il finanziamento delle risorse aggiuntive si prevede il meccanismo degli ultimi contratti, cioè gli enti sono ritenuti virtuosi se hanno gli stessi indicatori dello scorso contratto (rapporto entrate correnti spese del personale un incremento del fondo pari a 0,6% sul fisso e 0,9 sul variabile). Qualora nel corso della trattativa fosse emanato il DPCM di cui all’art. 76 della L. 133 la percentuale può aumentare rispettivamente all’1% e all’1,5%, naturalmente solo per quegli enti che rientreranno nei parametri virtuosi ridefiniti per legge. A ciò si aggiunge che in base al nuovo patto di stabilità anche le collaborazioni e le consulenze rientrano nelle spese del personale, inoltre la stessa L. 133 ha fortemente ridotto i trasferimenti al sistema delle Autonomie Locali. Per tutte queste ragioni una tale previsione si tradurrà che solo una piccola percentuale di lavoratrici e lavoratori potranno ricevere questa parte di aumento contrattuale.
Sul capitolo riservato al sistema di valutazione si fa solo aria fritta, non vale la pena spendere parole, le elaborazioni della nostra piattaforma sono sideralmente più avanzate.
Posizioni organizzative. In questo capitolo si fanno delle affermazioni apparentemente positive, cioè che il finanziamento di quest’istituto è a carico dei bilanci degli enti. L’apparenza consiste in più fattori che riassumiamo così:
* Le attuali P.O. continuano ad essere finanziate dal fondo, dunque non c’è nessun incremento dello stesso;
* Non si dice nulla sulle relazioni sindacali per l’attribuzione delle P.O.;
* Si tratta per lo più di una partita di giro perché se i rinnovi contrattuali prevedono incrementi aggiuntivi sono solo per chi raggiunge una determinata percentuale tra spesa del personale e entrate correnti, si rischia che oltre al danno si aggiunge la beffa: non si percepiscono incrementi aggiuntivi e una parte consistente della spesa del personale viene assegnata unilateralmente con l’attribuzione delle P.O.
Risoluzione consensuale del rapporto di lavoro. Per come è scritto sembra più il premio rottamazione, tutto da capire poi cosa si intende che una parte percentuale da stabilire di copertura dell’istituto è a carico dei dipendenti.
Adeguamento delle disposizioni contrattuali. In questo capitolo non si intende aggiornare i tanti istituti contrattuali normativi per far lavorare meglio le persone e risolvere il tanto contenzioso, ma si vuole mettere le mani su alcuni istituti (per la verità solo tre) come se il resto andasse bene. L’intento, neanche a dirlo, è di limitare i diritti delle lavoratrici, dei lavoratori turnisti e quelli in trasferta. Infine, lo inseriamo per ultimo ma solo per dargli maggiore risalto, l’adeguamento della legislazione per quanto riguarda la “flessibilità dei rapporti di lavoro”.
Sezione delle Regioni. E’ l’unico punto in cui si cita il Memorandum.
Sugli autisti degli organi istituzionali, da una prima lettura c’è una interpretazione eccessivamente estensiva del D. Lgs 66/03, relativamente all’orario di lavoro settimanale ed alla somma dell’orario straordinario. Infine viene chiesta una deroga per i riposi giornalieri e le pause che tende ad annullare le 11 ore minime del riposo giornaliero previsto dallo stesso decreto.
Polizza sanitaria integrativa. Qui ogni argomentazione è superflua, si tratta di abbattere, surrettiziamente, il Servizio Sanitario Nazionale e regionale.

p. il Comparto AA.LL
Ugo Gallo
p. la Segreteria
Antonio Crispi

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