lettera aperta a Felicia e Giovanni Impastato
Cara Felicia, caro Giovanni, sono passati trent’anni dall’omicidio di Peppino e per noi è come se si riaprisse una ferita mai guarita; ci si sente straordinariamente vicini al vostro dolore e, allo stesso tempo, proviamo rabbia, profonda inquietudine, senso di smarrimento, volontà di continuare la lotta alla mafia.
La barbarie ha colpito un uomo impegnato nella battaglia contro la criminalità e l’illegalità, amaramente divertito nel denunciare i mafiosi utilizzando il sarcasmo proprio di chi si sente libero e sfida i forti colpendoli nella loro dimensione narcisistica e di potere ostentato.
Peppino è stato ucciso, ma continua a rappresentare un riferimento indelebile per tutti coloro che hanno a cuore la democrazia e lottano per liberare l’Italia dal cancro mafioso.
Di fronte al lungo silenzio di cui si sono resi responsabili gli organi dello Stato negli anni che per fortuna abbiamo alle spalle, per merito vostro, degli amici di Peppino e di tanti che si sono battuti per la verità, è stato tolto il velo dai tentativi di depistaggio da quello che è stato un delitto mafioso.
Peppino Impastato è un gigante, tutti i “don Tano seduto” soltanto delle criminali contingenze.
In questo giorno triste e di rispetto per la memoria, di ricordi e di iniziativa politica, un caro abbraccio ed un sorriso affettuoso.
Lorenzo Mazzoli
Segretario Nazionale FP CGIL
Roma, 9 maggio 2008