Per l’ennesima volta siamo costretti a rispondere al Ministro Brunetta sugli aumenti stipendiali. In una agenzia lanciata stamane, il Ministro sostiene che “da gennaio i 3 milioni e 650mila dipendenti pubblici potranno avere gli aumenti in busta paga”.
Riteniamo ingiustificato l’ottimismo del Ministro sui tempi in cui i dipendenti riceveranno gli aumenti, ammesso che la “Social Card” concessa ai dipendenti pubblici si possa considerare un aumento contrattuale.
Gli aumenti saranno effettivi solo da marzo (l’Aran potrà trasmettere la documentazione solo ad approvazione della finanziaria avvenuta, e da quel momento decorreranno i 55 giorni in cui il contratto dovrà essere stipulato), e riguarderanno in tutto circa 1 milione e 300 mila dipendenti. I restanti 2 milioni e 200 mila lavoratori non hanno ancora aperto il negoziato (sanità, enti locali, enti pubblici non economici, università, ricerca). In particolare gli enti locali hanno visto respinta la direttiva con motivazioni tecniche che mettono in discussione la loro stessa autonomia.
Mentre, a proposito di tempi, è certo l’ulteriore rinvio di 6 mesi della Class Action che, secondo noi, ed anche secondo il Ministro, avrebbe conferito ai cittadini importanti poteri di controllo nei confronti della Pubblica Amministrazione, ed avrebbe rappresentato uno strumento innovativo di trasparenza nel sistema pubblico.
Un così rilavante provvedimento, già previsto dal Governo Prodi, poi rinviato dal Governo Berlusconi da Luglio a Dicembre, viene ulteriormente rimandato per ragioni non comprensibili, se escludiamo la difesa di interessi di soggetti forti contrapposta alla tutela dei diritti dei cittadini. Al rinvio segue un silenzio inspiegabile, soprattutto se a tacere è un Ministro che ha fatto della celerità la sua bandiera.
Roma, 19 Dicembre 2008