Agenzia delle Entrate – Lombardia: Revoca unilaterale dei contratti di lavoro a tempo parziale

18 Luglio 2011

Lombardia: Revoca unilaterale dei contratti di lavoro a tempo parziale

In questi giorni la Direzione Regionale della Lombardia ha notificato via mail la revoca di tutti i contratti di lavoro a tempo parziale, in applicazione dell’art. 16 dell cosiddetto “collegato lavoro” (L. 183/10) e dell’interpretazione della “nota della Direzione Centrale del personale prot. 2011/62796”.
Nei giorni scorsi come FPCGIL abbiamo chiesto ci fosse prodotta tutta la documentazione occorrente ad una valutazione complessiva su un’operazione dal gravissimo impatto sulla vita dei lavoratori e delle lavoratrici interessati: attendiamo ancora una risposta. Nel frattempo c’è stata una convocazione per una “informativa” per il giorno 4 maggio. Vedremo come andrà questo incontro, per una valutazione complessiva.
Il cosiddetto “collegato lavoro”, non condiviso dalla CGIL, ha mutato il quadro normativo, riducendo il part-time da diritto soggettivo a valutazione discrezionale dell’Amministrazione. Ora l’Amministrazione può rigettare l’istanza non solo in caso di conflitto di interessi, ma ogni volta che “dalla concessione del part-time derivi semplice pregiudizio alla funzionalità dell’azione amministrativa” (informativa nazionale del 19 u.s.).
Il 27 aprile la DR Lombardia ha informato le Organizzazioni Sindacali della propria interpretazione del nuovo modello contrattuale. Subito dopo ha iniziato a notificare le revoche di tutti i part-time, avendo come termine di legge, per il riesame dei part-time concessi ante legge Brunetta, il 23 maggio.
Consideriamo grave l’interpretazione arbitraria di una facoltà (art. 16: “…le amministrazioni pubbliche … nel rispetto dei principi di correttezza e buona fede, possono [possono… non debbono!] sottoporre a nuova valutazione i provvedimenti di concessione della trasformazione del rapporto di lavoro…”).
Ancora più grave è la motivazione addotta nella nota della Direzione Regionale, prot. 41412, dove si afferma che “data la nota carenza di personale presso gli uffici della Regione Funzione Pubblica Cgil Lombardia, la concessione di part-time è di per sé, in linea di principio, pregiudizievole alla loro funzionalità”: praticamente si afferma che i lavoratori della Lombardia, che nel silenzio generale hanno sempre dato il loro alto e qualificato contributo allo Stato (con disciplina ed onore), in quanto tali hanno meno diritti degli altri lavoratori.
Altrettanto gravi sono le ragioni contenute nei provvedimenti che ci stanno pervenendo da tanti colleghi e da tante colleghe: provvedimenti che sembrano ciclostilati.
Il part-time può essere revocato dopo un attento e specifico esame; specifico esame che nel caso della Lombardia è totalmente assente. Come si può affermare, per esempio, che l’assenza di una madre lavoratrice nel mese di luglio (ci sono provvedimenti di revoca per prestazioni lavorative al 90-95%) sia di nocumento al regolare funzionamento di un Ufficio?
Non solo, riteniamo che sia necessaria una motivazione ben più dettagliata: non riteniamo corretto l’uso di formule quanto mai generiche che non diano contezza della reale situazione dell’Ufficio interessato, e che non valutino affatto le esigenze dei lavoratori.
Rimaniamo in attesa di riscontri nella prossima riunione in Direzione Regionale, da cui ci aspettiamo tutti i numeri assoluti e percentuali che dimostrino come la brutale revoca generale sia l’unica via percorribile per non paralizzare gli Uffici.
Non capiamo come una simile necessità si coniughi con le nuove assunzioni, con le affermazioni di parte pubblica sulla non carenza di personale di molti Uffici, con istituti quali il tele-lavoro, o l’apertura, in Piemonte, di asili nido. Riteniamo la tempistica concessa alle lavoratrici ed ai lavoratori irrealistica e ne chiediamo, almeno, un’immediata sospensione.
Forse si ignora che il part-time non è chiesto per gioco, ma il più delle volte per esigenze familiari; specie quello “verticale estivo”, teso a coprire i mesi di chiusura scolastica. Le colleghe ed i colleghi che lo richiedono non lo fanno per crogiolarsi al sole, ma perché hanno figli piccoli da accudire e la Direzione Regionale avrebbe almeno dovuto tenere in considerazione la necessità delle famiglie con figli piccoli di programmare le ferie per tempo.
Altrettanto, se non peggio, pensiamo della scelta di considerare “situazione particolare meritevole di tutela” la presenza di figli solo se in età pre-scolare: non ci risulta che al compimento del sesto anno di vita i bimbi divengano autonomi e responsabili.
Non possiamo accettare che la Parte Pubblica affermi da un lato di difendere la famiglia e di aiutare l’inserimento lavorativo delle donne, e dall’altro in realtà faccia sentire le lavoratrici un peso per l’Agenzia delle Entrate.
Non si può riesaminare una pattuizione contrattuale e nel frattempo dichiararla unilateralmente decaduta. La modifica del proprio orario di lavoro deve essere condivisa dalle parti. Si rammenta che l’istituto del part time trova il suo fondamento per conciliare i tempi di lavoro con quelli della vita, in particolar modo per le lavoratrici.
Siamo noi a ricordare alla Parte Pubblica l’art. 7, I comma, del D.Lgs. 165/01: “le pubbliche amministrazioni garantiscono parità e pari opportunità tra uomini e donne e l’assenza di ogni forma di discriminazione, diretta e indiretta, relativa al genere, all’età, …, nell’accesso al lavoro, nel trattamento e nelle condizioni di lavoro, nella formazione professionale, nelle promozioni e nella sicurezza sul lavoro. Le pubbliche amministrazioni garantiscono altresì un ambiente di lavoro improntato al benessere organizzativo e si impegnano a rilevare, contrastare ed eliminare ogni forma di violenza morale o psichica al proprio interno”.
Sulla base di queste considerazioni ci siederemo al tavolo regionale il 4 maggio, e chiederemo che vengano immediatamente sospese tutte le iniziative tese a costringere i lavoratori e lavoratrici interessate a modificare il proprio orario di lavoro. Chiederemo inoltre l’attivazione contestuale di altri istituti contrattualmente previsti e colpevolmente contrastati: banca delle ore e orario plurisettimanale, che potrebbero almeno in parte attutire il danno delle revoche.
Non si può tacere che l’istituto del part-time costituisce uno strumento, tra l’altro oneroso per le lavoratrici ed i lavoratori, con cui si sopperisce ad un deficit storico di servizi sociali nel nostro Paese.
Non si può tacere il grave danno, anche economico cui si costringono le lavoratrici ed i lavoratori dell’Agenzia delle Entrate della Lombardia.
Non si può tacere che queste revoche selvagge colpiscono in massima parte le lavoratrici, ree della grave colpa di avere una famiglia e dei figli.
Coerentemente con quanto richiesto, e fino al momento in cui non si sarà concluso il confronto sindacale, la Funzione Pubblica CGIL fornirà a tutti gli interessati l’indicazione a non sottoscrivere alcuna modifica al proprio contratto di lavoro individuale, e saranno attivate le strutture regionali e territoriali affinché vigilino sugli abusi e diano garanzie legali ai lavoratori ed alle lavoratrici ingiustamente danneggiati.
Invitiamo i lavoratori e le lavoratrici che in queste ore si stanno lamentando dello scippo di diritti di cui sono vittime, ad agire coerentemente e aderire in massa allo sciopero generale del 6 maggio!

Se non ora, quando?

                     La Segretaria Regionale                                          p il Coordinamento regionale
              FP CGIL Lombardia Agenzie Fiscali                                     FP CGIL Agenzie Entrate 
                           Gloria Baraldi                                                          Luca Berrafato

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