Alcune osservazioni al Ministro De Castro

18 Luglio 2011

Alcune osservazioni al Ministro De Castro

Roma, 6 settembre 2006

Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali
On.le Paolo De Castro

e, p.c. Al Capo di Gabinetto
Consigliere Ermanno Granelli

Egregio Signor Ministro,
abbiamo letto la sua Lettera al personale, degli interventi necessari per contribuire, anche nel Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, al programma di razionalizzazione della spesa pubblica, da attuarsi con la Legge Finanziaria 2007. Si parla di razionalizzazione mediante un miglioramento dell’efficacia e dell’efficienza nella gestione delle risorse, e non di tagli: e fin qui siamo d’accordo, perché se c’è da risparmiare, in questo Ministero, questo non può esser fatto sulla pelle dei lavoratori. Per i tagli abbiamo già pagato un tributo eccessivo, come dimostra la drammatica condizione del personale e delle risorse strumentali!
Ma sbaglia nell’inviare una risposta incompleta sui temi sollevati, perché nessuno meglio dei dipendenti sa dove razionalizzare, dove recuperare efficienza… non crediamo troverà molto aiuto tra i vertici dell’Amministrazione… qui semmai c’è da tagliare, non certo riducendo i laboratori dell’ICRF.
Vale la pena di evidenziare come le intercettazioni telefoniche rese pubbliche nei mesi scorsi dai media, insegnino di più di molti trattati di analisi sociologica, riguardo al meccanismo con cui sono state operate negli ultimi anni alcune scelte o sia stata selezionata la classe dirigente di questo paese. Da queste sconcertanti situazioni quindi si potrebbe comprendere come mai l’operato di alcune amministrazioni sia di così basso profilo: sono solo il prezzo, fatto pagare a milioni di italiani, di qualche nomina immeritata, di qualche viaggio premio o chissà cos’altro.
Però fa piacere non sentir parlare di nuovo di “riorganizzazione tramite riduzioni di personale”, basti pensare che, nonostante le disperate condizioni in cui ci troviamo, il taglio del personale c’è già stato, una prima volta in applicazione della Legge Finanziaria 2005, ed una seconda volta grazie al riordino dell’ICRF, e quindi forse è davvero il momento di “riorganizzare”: non crede utile farlo insieme ascoltando gli addetti ai lavori?
Riassumendo dalla Sua lettera al personale torniamo ad evidenziare quanto segue:

1. Fondo Unico di Amministrazione: nella Legge Finanziaria 2006, l’ultima del precedente governo, al c.189 si stabilisce che il FUA del 2006 non può eccedere quello previsto per l’anno 2004 come certificato dagli organi di controllo. Al riguardo Le chiediamo di sostenere, nelle sedi delle Commissioni parlamentari di Camera e Senato la tesi che le somme apportate con il comma 406 della medesima legge finanziaria sono nuove ed aggiuntive e che, pertanto, esse non debbano essere considerate nel computo complessivo al fine della riduzione del FUA 2006.

2. straordinari: riteniamo importante ricercare ogni soluzione utile al fine di impedire o limitare la prevedibile riduzione dell’importo degli straordinari e comunque, Le chiediamo di voler attuare, come previsto dall’art. 30 lavoro straordinario – CCNL 98/01, c.1, la riduzione dell’importo complessivo degli straordinari di almeno il 5%, riversando nel FUA 2006 l’importo così individuato.

3. Indennità BSE (di cui alla Legge 49/2001, art. 3, commi 4 e 5): dal 2001 al 2006 la dinamica dei salari e degli stipendi, secondo studi dell’IRES-CGIL (elaborati in base a dati ufficiali ISTAT – Banca d’Italia), ha subito la dinamica negativa dell’intera economia e, sebbene l’azione di CGIL, CISL e UIL abbia svolto un ruolo determinante nel tenere il passo delle retribuzioni contrattuali al ritmo di crescita dell’inflazione, le retribuzioni “di fatto” hanno registrato un bilancio negativo. Negli ultimi anni poi si assiste anche ad una perdita del potere d’acquisto dei redditi familiari, che parte proprio da un allargamento della forbice salariale presente tra gli autonomi ed i dipendenti, peraltro contestuale all’aumento della spesa media delle famiglie. I contratti nazionali hanno assolto al ruolo di difesa del potere d’acquisto, ma da soli non sono bastati a reggere l’impatto di una politica economica e fiscale lontana da qualsiasi politica dei redditi, di redistribuzione della produttività. La norma citata prevede la corresponsione di un’indennità di 490.000 euro per il personale dell’ICRF, mai adeguata alla svalutazione e peggio, mai aggiornata all’aumentato numero di dipendenti, sebbene gli impegni pubblicamente assunti dall’ex Ministro Alemanno e dall’ex Sottosegretario Dozzo. Dal 2001 ad oggi l’inflazione calcolata dall’ISTAT, che ha effetto su stipendi e salari accessori, è stata tale da richiedere un Suo autorevole intervento: ne chiediamo pertanto l’adeguamento e la distribuzione con le modalità utilizzate nel corso degli ultimi tre anni al personale del Mipaaf.

4. Formazione del personale: non abbiamo trovato una parola sui soldi pubblici, esclusivamente destinati alla formazione di dipendenti pubblici (che invece spesso sono stati esclusi) ed invece utilizzati per formare anche lavoratori esterni ed addirittura precari (il contratto per la fornitura lavoro sembra preveda che il costo della loro formazione sia in capo alla società di fornitura lavoro stessa). Nell’ICRF invece, vige il sistema della c.d. “formazione continua”, sulla quale c’è molto da ridire, visto che è gestita con modalità che reputiamo inique, piuttosto che a beneficio della generalità del personale.

5. chiusura dei laboratori: davvero, non cogliamo svolte epocali. Noi abbiamo argomentato dettagliatamente: la Sua risposta è stata di essere dispiaciuto di non poter mantenere gli impegni assunti. Noi però vorremo risposte esaurienti, le ragioni, i numeri su cui è fondata tale decisione. Se queste fossero condivisibili non esiteremo a sostenere la Sua decisione. Però l’impegno a conservare l’attuale livello di controllo per garantire la sicurezza nell’agroalimentare come si concilia con i solleciti ad aumentare l’attività di alcuni laboratori, evidentemente non in grado di espletare la mole di lavoro su di essi ricaduta? Forse la programmazione fa cilecca? Come garantiremo lo stesso livello di verifiche ispettive con i tagli che sono stati operati? Se l’ICRF ha bisogno di riforme, occorre innanzi tutto uscire dall’idea della grande riforma, la grande svolta non è lì.

6. Improprio utilizzo di lavoro precario ed incarichi dirigenziali: manca anche, da parte Sua, non un segnale ma il Segnale. Noi consideriamo l’apporto di lavoro dei lavoratori precari prezioso, considerata l’enorme carenza di personale nel Ministero, ma l’improprio utilizzo di personale precario (e non) è un problema sul quale non è più possibile eludere una risposta. Come spiegare inoltre la presenza nell’amministrazione di lavoratori di Associazioni di categoria e di esterni alla struttura ministeriale? Non sarà il caso di chiedersi: per quale motivo? Quali sono gli scopi, gli eventuali atti convenzionali, quali le decisioni prese, insomma perché questi lavoratori vivono (ed operano) quotidianamente nei nostri Uffici? Sulla questione segnaliamo l’interrogazione n. 4-09146 (che alleghiamo) presentata nel corso della seduta 21 luglio 2005, n. 849, con la quale i Senatori Piatti, Marineddu, Basso, Flammia e Vicini, chiedevano agli ex Ministri Alemanno e Baccini di conoscere se corrispondesse al vero che il Ministero:

– avesse fatto un anomalo ricorso a forme di lavoro interinale, emarginando dai processi lavorativi alcuni funzionari di ruolo;

– avesse proceduto a conferire incarichi di dirigente di seconda fascia a soggetti esterni oltre la quota consentita e anche ad alcuni soggetti privi dei requisiti prescritti.

La democrazia, signor Ministro, è un insieme di valori condivisi e di regole certe e per questo, non avendo mai ricevuto una risposta, gradiremmo fosse Lei a fornircela. La politica, Signor Ministro, non può avventurarsi in aristoteliche teorie e le scelte non possono dimenticare la parte etica!
Però fa piacere sentire che anche in questo ministero si debba praticare il metodo che il governo Prodi ha inteso rilanciare, cioè la concertazione con il Sindacato, ma ci vuole la voglia di cambiare e il coraggio di farlo, per dare un chiaro segnale di discontinuità rispetto alla chiusura e all’autoreferenzialità che hanno segnato i cinque anni della passata gestione: Lei sa che la popolazione ministeriale non è assente: aspetteremo fiduciosi, ma non per sempre, e non in silenzio!
Siamo a conoscenza dell’intenzione di attivare i tornelli per la rilevazione automatica delle presenze. E la concertazione con le OO.SS. dov’è andata a finire? Ci aveva preannunciato la riforma del Ministero e che a settembre ci sarebbe stata una prima bozza del DPR. Dov’è?
Non sarà forse meglio prima affrontare alcune delle questioni sopra indicate?
Roma 6 settembre 2006

FP CGIL Mipaaf
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Atto Senato

Interrogazione a risposta scritta 4-09146
presentata da GIANCARLO PIATTI giovedì 21 luglio 2005 nella seduta n.849

PIATTI, MURINEDDU, BASSO, FLAMMIA, VICINI. – Ai Ministri per la funzione pubblica e delle politiche agricole e forestali. Premesso che:

l’articolo 97, comma 3, della Carta costituzionale stabilisce che «agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni si accede mediante concorso, salvo i casi stabiliti dalla legge»;

il decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, articolo 19, comma 6, prevede, tra l’altro, che gli incarichi di dirigente di seconda fascia possono essere conferiti, da ciascuna amministrazione, entro il limite dell’8 per cento della dotazione organica dei dirigenti appartenenti alla medesima seconda fascia, a tempo determinato a «persone di particolare e comprovata qualificazione professionale, che abbiano svolto attività in organismi ed enti pubblici o privati ovvero aziende pubbliche o private con esperienza acquisita per almeno un quinquennio in funzioni dirigenziali, o che abbiano conseguito una particolare specializzazione professionale, culturale e scientifica desumibile dalla formazione universitaria e postuniversitaria, da pubblicazioni scientifiche o da concrete esperienze di lavoro maturate, anche presso amministrazioni statali, in posizioni funzionali previste per l’accesso alla dirigenza, o che provengano dai settori della ricerca, della docenza universitaria, delle magistrature e dei ruoli degli avvocati e procuratori dello Stato;

il decreto legislativo 276/03, «Attuazione delle deleghe in materia di occupazione e mercato del lavoro, di cui alla legge 14 febbraio 2003, n. 30», stabilisce al Titolo I, art. 1, comma 2, che esso «non trova applicazione per le pubbliche amministrazioni e per il loro personale»;

la legge 30 dicembre 2004, n. 311, all’articolo 1, comma 116, dispone l’obbligo del contenimento delle spese «per il personale con contratto di lavoro a tempo determinato, ovvero utilizzato con convenzioni o con contratto di collaborazione coordinata e continuativa, entro i limiti del 2%, e fissa il limite di spesa a cui le amministrazioni pubbliche devono attenersi per l’anno 2005, che non deve superare la media annua sostenuta, per le medesime finalità, nel triennio 1999-2001,

gli interroganti chiedono di conoscere:

se risponda al vero che l’amministrazione del Ministero delle politiche agricole ha proceduto a conferire incarichi di dirigente di seconda fascia a soggetti esterni oltre alla quota consentita dalla legge e come, ove ciò risponda a verità, tale violazione possa conciliarsi con le preoccupazioni espresse dai Ministri in indirizzo nel recente convegno «La dirigenza di vertice fra politica ed amministrazione» ove, commentando il dato diffuso dalla Funzione pubblica, secondo cui dal 2001 al 2005 solo il 30% dei dirigenti della pubblica amministrazione ha ottenuto l’incarico dopo aver vinto un concorso pubblico, contro un 70% che diventa manager per nomina esterna o tramite concorsi riservati, hanno ritenuto di esternare i loro allarmi contro un sistema colpevole non solo di asservire i dirigenti della pubblica amministrazione ma anche di innalzare il tasso di precarizzazione, con conseguente notevole aumento dei costi a carico della collettività;

se risponda al vero che gli incarichi di dirigente di seconda fascia siano stati assegnati a personale privo dei requisiti di cui al comma 6 dell’articolo 19 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165;

se risponda al vero che l’amministrazione delle politiche agricole ha proceduto a conferire incarichi di reggenza malgrado l’esistenza di dirigenti di ruolo sottoccupati in incarichi di studio;

se risponda al vero che il TAR del Lazio ha censurato l’amministrazione del Ministero delle politiche agricole e forestali per aver illegittimamente negato ai propri funzionari l’accesso, richiesto ai sensi della legge 241/90, ai curricula dei dirigenti, con incarico conferito ex articolo 19, comma 6, del decreto legislativo 165/2001, e dei reggenti e se è vero che, nelle more della sentenza, i ricorrenti siano stati invitati, direttamente dal Ministro delle politiche agricole forestali, a ritirare il ricorso proposto;

se risponda al vero che l’amministrazione del Ministero delle politiche agricole e forestali ha stipulato contratti di fornitura di lavoro con la Soc. Coop. a r.l. Obiettivo Lavoro, sebbene non sia stata fatta la prevista verifica preliminare delle professionalità carenti tra il personale ministeriale, in alcuni casi sottoccupato;

se sia vero che non sia stata effettuata una corretta valutazione dei titoli di studio e delle esperienze professionali dei lavoratori assunti dalla Soc. Coop. a r.l. Obiettivo Lavoro tale da giustificare il loro inquadramento in profili ex direttivi, e se sia vero che sono stati assunti un biologo, un ingegnere ambientale, un chimico e un laureato in lettere ed inquadrati in profili ai quali non è possibile il loro inquadramento tenuto conto che, nei casi di temporanea utilizzazione di lavoratori in profili non previsti dagli assetti organici, deve esserne dimostrata l’esigenza;

se risponda al vero che il ricorso alla somministrazione lavoro con affidamento diretto alla Soc. Coop. a r.l. Obiettivo Lavoro è stata giustificata dalle esigenze straordinarie legate al semestre italiano di Presidenza europea, e se sia vero che, con modalità difformi ed in palese contrasto con quanto previsto dalla legge 196/97 e dalla vigente disciplina contrattuale in materia, la durata del rapporto di lavoro sia stata, già inizialmente, di 12 mesi, a fronte di una previsione massima consentita dalla legge e dalle normative contrattuali di 60 giorni, peraltro possibili solo a condizione che l’amministrazione avesse avviato le procedure per la copertura dei posti vacanti, e prolungabili a 180 giorni solo nel caso in cui vi sia stata difficoltà di reperimento di specifiche e particolari professionalità;

se risponda al vero che i predetti contratti siano stati più volte prorogati, nonostante il limite sopra riportato;

se risponda al vero che i lavoratori assunti per il tramite della Soc. Coop. a r.l. Obiettivo lavoro, anziché essere impiegati nell’ambito delle predette esigenze del semestre europeo, sono stati utilizzati per lo svolgimento di mansioni ordinarie previste per il personale del Ministero delle politiche agricole e forestali, esplicitamente vietato dalle normative contrattuali, e addirittura per attività non proprie del profilo professionale di inquadramento;

se risponda al vero che, nonostante sia terminata l’esigenza straordinaria determinata dal semestre di Presidenza italiana del Consiglio dell’Unione europea, sia stato pubblicato un bando, con un costo stimato in 5,7 milioni di euro, per appaltare il servizio di somministrazione lavoro per un periodo di ulteriori tre anni continuati di utilizzo della somministrazione di lavoro a tempo determinato, per il tramite della medesima Soc. Coop. a r.l. Obiettivo lavoro, e addirittura portando il numero delle unità impiegate da 28 a 46, in palese contrasto con le disposizioni della legge finanziaria per il 2005, legge n. 311 del 2004, comma 116, che dispone l’obbligo del contenimento delle spese per il personale con contratto di lavoro a tempo determinato, ovvero utilizzato con convenzioni o con contratto di collaborazione coordinata e continuativa, entro i limiti del 2%, e fissa il limite di spesa a cui le amministrazioni pubbliche devono attenersi per l’anno 2005, che non deve superare la media annua sostenuta, per le medesime finalità, nel triennio 1999-2001;

se risponda al vero che anche l’aumento nel numero dei lavoratori forniti dalla Soc. Coop. a r.l. Obiettivo Lavoro tramite l’ultimo bando sia stato adottato senza alcuna valutazione delle esigenze in ordine alle professionalità carenti tra il personale ministeriale;

se sia vero che alcuni lavoratori ministeriali stessi siano stati emarginati dai processi lavorativi, con conseguente spreco di risorse economiche ed umane, sebbene lo stesso personale sia stato destinatario di processi di formazione e riqualificazione che hanno comportato cospicui investimenti di natura economica.

(4-09146)

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