Ancora a proposito della manovra economica: penalizza lavoratori e pensionati, privatizza lo Stato sociale, deprime la crescita. Nota di Carlo Podda Segretario Generale FP CGIL

18 Luglio 2011

Ancora a proposito della manovra economica: penalizza lavoratori e pensionati, privatizza lo Stato sociale, deprime la crescita. Nota di Carlo Podda Segretario Generale FP CGIL

 
Una manovra che penalizza lavoratori e pensionati, privatizza lo Stato sociale, deprime la crescita.

Il Governo ha deciso di anticipare la manovra economica della Finanziaria, che solitamente parte alla fine del mese di settembre, con un decreto legge presentato nei giorni scorsi al Parlamento e un successivo disegno di legge.

Il senso complessivo della manovra è sufficientemente chiaro:

– siccome non si hanno grandi speranze sul fatto che aumenti la crescita del Paese, né si prendono provvedimenti che vanno in questa direzione, non viene previsto alcun intervento di diminuzione della tassazione, a partire dal lavoro dipendente e dai pensionati;

– i salari e gli stipendi non vengono sostenuti in alcun modo, anzi si fissa un tetto di inflazione programmata all’ 1,7% per il 2008 a all’ 1,5% per gli anni successivi, il che significa programmare una perdita secca, per un salario medio, di 1000 euro per questo biennio;

– tutto il peso del rientro dal deficit pubblico viene fatto gravare sulla spesa pubblica, in particolare sugli Enti locali, sulla Sanità, sulle Amministrazioni centrali e sul lavoro pubblico. La propaganda fatta sugli sprechi e sui “fannulloni” piuttosto che puntare alla ricerca di soluzioni si dimostra tesa a coprire le vere intenzioni: ridurre i servizi e rilanciare le privatizzazioni.

Cosa succede nel 2009
Il decreto legge e il disegno di legge prevedono per il 2009 i seguenti interventi:

– un taglio di 3,1 miliardi di euro alle Regioni e agli Enti Locali, da realizzare con un inasprimento del Patto di stabilità interno. Accanto a ciò, è già stato definito che gli Enti locali non possono ricorrere a tributi propri, mentre nel disegno di legge si spinge verso la privatizzazione di tutti i servizi pubblici locali. E’ evidente che, per compensare il venir meno di queste risorse, gli Enti locali saranno costretti a diminuire i servizi offerti ai cittadini e a vendere ai privati le partecipazioni delle aziende pubbliche che gestiscono servizi fondamentali, dal gas all’acqua;

– un taglio di più di 5 miliardi di euro alle Amministrazioni centrali e al lavoro pubblico, al quale si intende arrivare tagliando gli organici nella scuola (si prevede l’innalzamento del rapporto alunni/docenti), bloccando il turn-over nella Pubblica Amministrazione e la stabilizzazione dei lavoratori precari, riducendo la contrattazione integrativa, privatizzando le Università con la loro trasformazione in Fondazioni. Inoltre non ci sono risorse sufficienti per il rinnovo contrattuale dei settori pubblici 2008-2009 (allo stato attuale nel 2008 sostanzialmente non si prevederebbero aumenti e per il 2009 non ci sono neanche 70 euro), si tagliano in modo pesante le risorse per la contrattazione integrativa (almeno 1000 euro annuali in meno a regime per i lavoratori delle Amministrazioni centrali e 3000 in meno nel 2009), si pensa di togliere materie alla contrattazione per farle tornare sotto le decisioni legislative, aumentando discrezionalità, sprechi e clientelismi anziché produrre maggiore efficienza;

– un taglio di 1 miliardo alla Sanità, cui si farebbe fronte ripristinando i tickets di 10 euro su esami ed analisi o tagliando prestazioni per un valore equivalente;

– un intervento sulle entrate fiscali che dovrebbe portare ad un incremento di più di 3 miliardi.

Ciò si realizzerebbe con la cosiddetta “Robin Hood tax” che interviene sulla tassazione delle aziende petrolifere, sulle banche e sulle assicurazioni e con non meglio precisati interventi di lotta all’evasione. In realtà, siamo in presenza di interventi di facciata e propagandistici, visto che non si ha alcuna garanzia che l’incremento della tassazione non si scarichi sui prezzi e che, per quanto riguarda la lotta all’evasione, si procede in senso contrario, visto che si allentano i vincoli sui pagamenti in contante, ritornando alla soglia dei 12.500 euro rispetto ai 5000 attuali e si sopprime l’obbligo per i lavoratori autonomi di inviare al fisco l’elenco clienti-fornitori.

La nostra proposta alternativa
E’ evidente che siamo di fronte ad una manovra che, anziché puntare allo sviluppo, decide di tagliare salari e stipendi e smantella l’intervento pubblico per favorire le privatizzazioni, colpendo pesantemente il lavoro pubblico.

Si può invece imboccare un’altra strada. Si può sostenere lo sviluppo, incrementando i consumi e la domanda interna, iniziando con le detrazioni fiscali a favore di lavoratori e pensionati.

Occorre incrementare i salari e gli stipendi con l’intervento fiscale e la contrattazione nazionale e decentrata, a partire dalla fissazione di un indice inflattivo che consenta di recuperare la crescita del costo della vita.

E’ possibile, attraverso la attuazione del Memorandum, riformare le Pubbliche Amministrazioni, intervenendo sugli sprechi e rendendola trasparente ed accessibile per i cittadini. Si può incrementare l’efficacia e l’efficienza, valorizzando il lavoro di chi è impegnato in questi obiettivi e, invece, intervenendo in modo adeguato nei confronti dei dirigenti e dei lavoratori che vengono meno agli obblighi del proprio lavoro, così come abbiamo proposto nei nostri 10 punti per la riforma delle Pubbliche Amministrazioni.

La FP CGIL è impegnata a contrastare gli orientamenti contenuti nella manovra economica del governo e ad affermare indirizzi alternativi capaci di tutelare i lavoratori, far ripartire lo sviluppo del Paese, riformare le Pubbliche Amministrazioni.

Roma, 27 giugno 2008
 

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