Autorità ed impunità… e a Sagunto chi ci pensa? – Comunicato stampa di Lorenzo Mazzoli Segretario Nazionale FP CGIL

18 Luglio 2011

Autorità ed impunità… e a Sagunto chi ci pensa? – Comunicato stampa di Lorenzo Mazzoli Segretario Nazionale FP CGIL

 
L’Italia rischia di dover affrontare una fase drammatica di stagflazione in cui prezzi alti e bassi salari possono provocare un salto nel buio per milioni di famiglie a cui si sta chiedendo di guardare attentamente i prezzi dei prodotti alimentari per mettere, letteralmente, insieme il pranzo con la cena. La differenza tra le classi che prima avveniva sui beni di lusso ormai riguarda il prosciutto e, rapidamente, anche il pane.

Un governo responsabile impiegherebbe più di “nove minuti” per varare una manovra economica e finanziaria ed i Ministri non dormirebbero dalla preoccupazione di dover rispondere ad una situazione di questo tipo. Si correrebbe a “liberare Sagunto”.

Un governo autorevole chiamerebbe a raccolta il paese, le rappresentanze sociali, scuoterebbe gli alberi della politica e delle istituzioni e chiederebbe uno sforzo corale per tutelare prioritariamente i più deboli, lasciando loro la dignità, senza sferrare lo schiaffo della poor card di passata (e nera) memoria.

Anche vicende recenti lasciano trasparire l’esigenza fondamentale di recupero di valori, moralità e trasparenza con esempi che dovrebbero venire, in primo luogo, da chi riveste le maggiori responsabilità istituzionali e che dovrebbero operare visibilmente ad esclusivo interesse dei cittadini e del paese.

Invece le cronache ci dicono che tra le priorità in agenda, il Presidente del Consiglio ha in mente l’immunità parlamentare accompagnata dall’oscuramento in video dei magistrati e da una più limitata libertà di informazione.

Siamo all’esercizio di autorità in presenza di un pericoloso vulnus nell’autorevolezza istituzionale laddove, lacerando il principio di uguaglianza davanti alla legge, la distanza tra cittadini e Stato è destinata ad allargarsi.

Siamo oltre “la casta”, siamo vicini al regime aristocratico.

E’ come se il paese stesse bruciando ed ai vigili del fuoco si preferisse il caldaista.

C’è bisogno di ritrovare fiducia e serenità, di sentimenti diversi, ma accomunati da valori condivisi. E’ necessario fermare questa deriva che porta al tanto meglio tanto peggio e far ricrescere un senso di comunità nella cultura delle persone.
Bisogna stare in campo per costruire la forza democratica e collettiva in grado di battere questo disegno di disgregazione.
 
Qualche giorno è morto Raffaele Chianese, un ragazzo di diciotto anni precipitato da un tetto mentre lavorava (e sognava di diventare un grande calciatore). Nulla di speciale rispetto al dramma che accomuna le morti sul lavoro o ai pensieri di tanti ragazzi che vorrebbero essere immortalati mentre segnano un gol in mezza rovesciata con palla all’incrocio dei pali.
 
Raffaele era speciale perché abitava a Scampia, nelle Vele ed aveva deciso di vivere onestamente senza farsi risucchiare da Gomorra. Insomma, un cittadino normale in uno Stato normale.

Per Raffaele non c’è più nulla da fare, per il paese molto.

Roma, 17 luglio 2008

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