Caro Roberto temevo questo momento…: lettera aperta a Roberto Saviano di Lorenzo Mazzoli Segretario Nazionale FP CGIL

18 Luglio 2011

Caro Roberto temevo questo momento…: lettera aperta a Roberto Saviano di Lorenzo Mazzoli Segretario Nazionale FP CGIL

Ho resistito all’istinto di testimoniarti immediatamente la mia solidarietà alla luce delle “nuove notizie che ti riguardano”, un pò perchè scontata vista la totale condivisione della tua/nostra battaglia contro la sopraffazione criminale e per la legalità e un pò perchè avevo bisogno di riflettere sulla tua amarezza, sulla tua rabbia, sulla tua vita negata alla normalità e a ciò che questo comporta in una persona normale come tu “eri”.

Ed è questo il punto: quanto può resistere un essere umano di fronte ad un peso così grande come quello sopportato da te in questi due anni di “successo editoriale” e di isolamento, sempre più nascosto dal sole che scalda, dal vento che ti fa sentire vivo, dalla condivisione dello spazio e del tempo con chi si desidera. Quanto si può sopportare la condizione che fa di ogni volto che incroci il sospetto che possa essere tuo carnefice.

Ci siamo incrociati in un paio di occasioni, anche a Casal di Principe, ragioni di sicurezza ti hanno tenuto lontano da una nostra iniziativa; ho visto quel tuo volto da vicino e vedevo rappresentata l’Italia migliore, quella che ti rende orgoglioso, che suscita ammirazione e condivisione e che ti fa sentire i brividi perchè senti la precarietà di quell’esistenza anche se super protetta.

Non un “uomo di successo”, ma una persona che ha saputo descrivere la realtà e messo ognuno di fronte alle proprie responsabilità.

E’ forse questo il “tuo vero torto”? E’ forse soprattutto questo quello che non ti viene perdonato? E’ forse questo schiacciamento sulle responsabilità individuali e collettive che rende la tua presenza più scomoda del peso della sopraffazione criminale in una realtà che da troppo tempo convive con tale violenza. Nessuno può dire più: non sapevo.
 
Ma questo è terribile. E non si può essere eroi, ma serve tanto coraggio.

Ma è proprio questo che bisogna affrontare: le massime autorità istituzionali non possono soltanto pensare a come organizzare il tuo “esilio”. Sarebbe come ammettere impotenza e renderti colpevole del delitto di batterti per la legalità.

Nessuna persona per bene può pensare che stai scappando, ma allo stesso tempo quelle persone avranno un motivo in più per sentirsi defraudate di un loro simbolo e proveranno ancor più la sensazione di smarrimento: hanno vinto loro dunque?

Non ti chiedo di restare e di continuare a vivere “in 41 bis” e con il tritolo pronto a fotterti “la tua bella vita”.

Mi aspetto però che il Presidente del Consiglio, dopo la solidarietà manifestata utilizzando il meglio della sua capacità comunicativa continuasse a rivolgersi al Paese e soprattutto ai giovani, indicandoti come esempio e mettendoti a disposizione tutto quanto necessario perchè tu possa vivere più normalmente possibile, parlare, scrivere. Spero in Italia.
 
Aiutare te significa infondere coraggio a coloro che stanno in prima linea, a quanti si battono per la democrazia ed anche a quelli che abitano realtà che hanno perso l’orientamento di che cosa significa vivere normalmente.

Che Gomorra sia libro di testo nelle scuole. Scaviamo ancora di più la realtà sociale che genera il mostro e lo Stato combatta, fino in fondo. Militarmente, finanziariamente, socialmente.

Caro Roberto, forse questa è stata la lettera più difficile che ho “dovuto” scrivere, ma sentivo di doverlo soprattutto a te perchè il vuoto che lascerai, e tu lo sai, non sarà colmabile.

Roma, 16 ottobre 2008

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