Comunicato della Consulta Nazionale della Protezione Civile: L’OCSE e il Paese sconfessano il Dipartimento dei Grandi Eventi.

18 Luglio 2011

Comunicato della Consulta Nazionale della Protezione Civile: L'OCSE e il Paese sconfessano il Dipartimento dei Grandi Eventi.

 
I mezzi di comunicazione di massa hanno dato ampio spazio al rapporto stilato dall’OCSE sul sistema di protezione civile italiano (PC). Per l’ignaro telespettatore, si è trattato di un trionfo del “modello Italia” e, naturalmente, di chi oggi lo incarna. A nostro parere invece, il rapporto OCSE conferma ancora una volta che l’Italia è ferma da dieci anni in materia di PC. E’ singolare, poi, costatare che da una parte l’OCSE mette alla berlina il sistema dei grandi eventi e dall’altra, il Governo e i suoi rappresentanti, lo considerano, invece, un’attestazione di ben operato. Chiaro e ulteriore esempio di distorsione dell’informazione e manipolazione della comunicazione.

Sorprende notare e ci fa piacere che il rapporto dell’OCSE descriva la PC italiana degli anni ’90, fondata sul principio di sussidiarietà e sulla distribuzione di ruoli e compiti dal livello comunale al livello nazionale, ma non fa alcun riferimento sull’impianto e sul funzionamento voluto dall’attuale dipartimento della protezione civile (DPC) che si occupa, purtroppo per il Paese, di altro.

Gli addetti ai lavori, leggendo il rapporto OCSE, noteranno, senz’altro, che i punti di forza della PC, le cosiddette “buone pratiche”, si reggono sulle politiche della “vecchia” PC che si è cercato di cancellare dopo il 2001, quando si è preferito perseguire pratiche e politiche che hanno portato, come si evince dai giornali, al malaffare allorquando, tra i compiti del DPC sono stati aggiunti i grandi eventi.

Le “buone pratiche” riportate sono infatti da ricondurre fondamentalmente alla legislazione di riferimento, che fa della legge 225/92 la pietra miliare del sistema, unitamente al “Metodo Augustus” introdotto negli anni ’90 che è stato addirittura prima deriso, poi “accantonato”, in seguito stravolto e malamente rimaneggiato (L’Aquila) con la gestione DPC dal 2001 e mai si è avuta la competenza e la capacità, ad oggi, di sostituirlo con un altro altrettanto condiviso ed efficace.

Non meno interessante è la parte del rapporto dedicata alle raccomandazioni.

In particolare, si raccomanda al servizio nazionale di PC di “dedicare maggiore attenzione” su questioni di “sua diretta competenza”, di garantire i “requisiti minimi” di pianificazione e preparazione all’emergenza a livello nazionale, di sollecitare la realizzazione del numero unico europeo di chiamata d’emergenza, di migliore la comunicazione dell’informazione sul rischio alla popolazione e di investire maggiormente sulla formazione e sulla prevenzione. Si tratta di raccomandazioni che ricalcano aspetti già focalizzati e avviati negli anni ’90 ma scarsamente implementati nell’ultimo decennio dal DPC. Ci chiediamo, stante le raccomandazioni dell’OCSE, che cosa abbia veramente fatto dal 2001 ad oggi il DPC per perseguire la missione di PC, e per smettere di inseguire modelli operativi propri di difesa civile.

Concordiamo, dunque, appieno con quanto l’inchiesta OCSE ha oggettivato e ribadiamo l’impegno a vigilare per la piena applicazione di quella legge che l’attuale Governo ha, invece, disatteso.

A questo punto, visto che i comunicati della FP CGIL, in cui sono rintracciabili molte delle “raccomandazioni” sopra espresse, non hanno avuto effetti per tempo, speriamo che almeno gli esiti di questo studio dell’OCSE servano, non solo alla propaganda politica, ma anche da orientamento per un quanto più rapido possibile recupero della dispersa e abbandonata missione di PC da parte del DPC .

Sarà cura di questa O.S., anche attraverso la sua Consulta Nazionale di vigilare e sollecitare per la puntuale messa in opera delle raccomandazioni formulate dall’OCSE, sia per quanto attiene il DPC, sia per quanto attiene l’articolazione e realizzazione delle attività da porre in essere sul territorio.

Roma 6 maggio 2010 

Antonio Crispi

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