Nel sottoscrivere l’ipotesi di accordo per il rinnovo del Contratto collettivo nazionale di lavoro 2008/2009 per i lavoratori della sanità pubblica abbiamo riconosciuto il positivo atteggiamento delle Regioni le quali, pur in un contesto reso difficile per le scelte del Governo di ridurre gli stanziamenti sul Fondo Sanitario Nazionale, hanno operato affinché i diritti dei lavoratori del servizio sanitario nazionale fossero comunque garantiti.
Non era scontata la decisione di integrare le scarse risorse contrattuali, indicate nelle finanziarie 2008 e 2009, di una quota aggiuntiva di 20 euro medi pro-capite mensili, né altrettanto scontata la decisione di operare affinché dal 1° di Luglio nessun precario perdesse il proprio posto di lavoro.
Ora, però, le Regioni devono portare a compimento l’intero pacchetto di impegni assunti con il Sindacato confederale.
Non è più sostenibile che fra lavoratori che operano e concorrono per la garanzia di continuità nell’erogazione dei Livelli Essenziali di Assistenza, pur con differenti tipologie di contratto di lavoro, vi siano differenze così enormi ed inaccettabili.
150.000 lavoratrici e lavoratori della sanità privata aspettano ancora che le associazioni datoriali rinnovino il loro contratto collettivo nazionale di lavoro fermo al 31 dicembre del 2005.
Sono, per intenderci quelle donne e quegli uomini che operano in strutture sanitarie private accreditate dal servizio sanitario nazionale e che erogano, né più, né meno, le stesse prestazioni sanitarie assicurate ai cittadini da un Ospedale o da un ambulatorio di una ASL.
Le stesse donne e uomini ai quali l’AIOP (l’associazione dell’Ospedalità laica) e l’ARIS (l’associazione dell’Ospedalità religiosa) negano il diritto all’adeguamento salariale, dichiarando sempre meno veritiere situazioni di crisi economico finanziaria.
La soluzione sulla quale si è impegnato il Presidente della Conferenza delle Regioni va perseguita con coerenza, determinazione ed urgenza: non è possibile sostenere ulteriormente che strutture accreditate e, quindi, pagate dal servizio sanitario nazionale non rispettino il più elementare dei diritti: quello a lavorare con un contratto di lavoro.
Solo con la definitiva soluzione a questa insostenibile situazione potremmo dichiarare una completa e più che positiva soddisfazione per la soluzione al problema dei rinnovi dei contratti per i lavoratori del Servizio Sanitario Nazionale, pubblici e privati.
Roma 14 Maggio 2009