Ddl Alfano: altro che decreto “svuota carceri”! Comunicato stampa di Antonio Crispi Segretario Nazionale FpCgil

18 Luglio 2011

Ddl Alfano: altro che decreto "svuota carceri"! Comunicato stampa di Antonio Crispi Segretario Nazionale FpCgil

Il d.d.l. Alfano modifica il suo significato originario e si svuota dei suoi effetti nel corso dell’iter legislativo: la parte relativa alla “messa alla prova” presso i servizi sociali per i reati puniti con la pena pecuniaria o con il carcere non superiore a tre anni è stata stralciata ed è stato eliminato l’automatismo nell’assegnazione dei domiciliari per chi deve scontare l’ultimo anno di pena. Sarà il Magistrato di Sorveglianza, infatti, a valutare caso per caso l’assegnazione delle misure cautelari a domicilio esprimendo un giudizio sull’idoneità della misura alternativa per evitare il pericolo che il condannato, già in carcere o in attesa di espiazione di fine pena, commetta altri reati, giudizio che sarà valutato sulla base della relazione comportamentale e sociale nonché di sintesi delle attività di osservazione della personalità svolte nel corso della detenzione.

Un impianto normativo che annuncia una serie di azioni che graveranno sui lavoratori, sull’esiguo numero di operatori penitenziari preposti al trattamento, educatori ed assistenti sociali in primis, nonché sugli Uffici di Sorveglianza già fortemente provati da gravi carenze di organico e carichi di lavoro insostenibili, con conseguenze che porteranno in molti casi alla paralisi.

Venendo meno l’automatismo nell’applicazione del beneficio, il numero dei condannati con precedenti penali che riuscirà a scontare la pena nel proprio domicilio senza transitare per il carcere sarà davvero modesto.

É facile prevedere che anche il numero delle persone recluse negli istituti di pena che riuscirà a beneficiare della detenzione domiciliare sarà limitato a non più di qualche centinaio di unità.

In sostanza le nuove disposizioni sulla detenzione domiciliare graveranno sui lavoratori della giustizia (penitenziari e giudiziari) e lasceranno la situazione carceraria sostanzialmente invariata, il che renderà sempre più drammatica la condizione dei quasi 68mila detenuti ristretti all’interno dei 205 istituti di pena italiani.

Roma, 25.05.2010

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