Dipartimento Welfare – Mercato del Lavoro: Comunicato CGIL e FP CGIL su Protocollo d’intesa Ministero del Lavoro con Associazioni datoriali su attività Ispettiva di Vigilanza

18 Luglio 2011

Dipartimento Welfare – Mercato del Lavoro: Comunicato CGIL e FP CGIL su Protocollo d'intesa Ministero del Lavoro con Associazioni datoriali su attività Ispettiva di Vigilanza

Da tempo sono chiari alla CGIL sia gli obiettivi politici, sia le priorità del potere esecutivo del nostro paese volti a realizzare un nuovo modello di società fondato su di una forte riduzione dei diritti e delle tutele, soprattutto per quanto riguarda i diritti universali e di cittadinanza, intervenendo pesantemente nel ridurre gli spazi dell’intervento pubblico sia in termini di finanziamenti che di valorizzazione del lavoro svolto dagli addetti.
 
In questo senso, la pubblicazione della bozza di protocollo d’intesa da sottoscriversi tra la direzione dell’attività ispettiva del Ministero del Lavoro e “soggetti abilitati alla gestione degli adempimenti in materia di lavoro e previdenza” (leggi associazioni datoriali e ordini dei commercialisti e dei consulenti del lavoro) sgombra il campo da ogni eventuale dubbio al riguardo.

Questa bozza, infatti, chiarisce definitivamente come nell’intenzioni del Ministero del Lavoro si voglia subordinare, con una modalità autoritaria per un verso e servile per l’altro alle richieste e ai desideri del mondo imprenditoriale del cui unico consenso, anzi assenso, tanto ci si preoccupa da parte del Ministro. Il risultato sarà infatti che il Ministero, assieme ai controllati discuterà dei comportamenti che dovranno assumere gli ispettori, condizionando così lo svolgimento del loro lavoro.

Una logica conclusione di quell’insieme di iniziative prese dal Ministro sin dall’inizio del proprio incarico con la direttiva sulle modalità ispettive, passando per il progetto uniformità e trasparenza fino alla recente bozza di protocollo d’intesa con imprenditori e loro associazioni di rappresentanza.

E’ evidente che in questo modo non si vuole intervenire sulle condizioni di lavoro dei cittadini e dei lavoratori pubblici, ma soltanto di rendere meno gravoso il lavoro dei consulenti e dei commercialisti (è l’ispettore che invierebbe il verbale di primo accesso al consulente non più l’associato) per i quali, anzi, la direzione generale dell’attività ispettiva si impegnerebbe ad ” attivare nelle singole realtà territoriali moduli formativi aventi ad oggetto la gestione del procedimento ispettivo” , i cui costi sarebbero a carico non del Ministero bensì dei datori di lavoro, determinando così un evidente conflitto d’interesse tra le finalità dell’azione ispettiva e di vigilanza e gli interessi dei potenziali ” controllati.

E’ chiaro che in questo modo sarà sempre più delegittimata la figura ed il ruolo dell’ispettore i cui ambiti di azione e competenza saranno sempre di più assoggettati al controllo, sia riguardo al merito che per gli aspetti procedurali, da parte delle imprese oggetto della “verifica ispettiva”. Tutto questo con il pieno ed esplicito invito a farlo da parte dell’istituzione pubblica che in questo modo non sarà più “terza” e garante dell’imparzialità dell’azione amministrativa che, per sua stessa natura, si dovrebbe prefiggere il perseguimento del pubblico interesse, Il messaggio che si legge, ormai fin troppo evidente, è che il corpo ispettivo sia un impiccio, un fardello imbarazzante da rendere il più possibile in condizioni di non nuocere, quindi inefficace e di conseguenza inutile.

Gli ispettori del lavoro già oggi si trovano ad operare tra mille insidie, ad agire nello svolgimento di funzioni istituzionali in applicazione di principi dettati dalla legge dovendoli tuttavia contemperare con le direttive del Ministero che, in talune fattispecie, appaiono confliggere con essi.

I lavoratori del Ministero sono in prima linea ad operare quotidianamente nei luoghi di lavoro con senso di responsabilità e tra mille difficoltà assistendo tra l’altro al sistematico e progressivo depauperamento delle risorse destinate agli uffici sia in termini di salario (taglio dei fondi di amministrazione e mancato rinnovo dei contratti) sia di risorse strumentali. Nello stesso tempo si continuano a sbandierare in ogni circostanza, mediaticamente utilizzabile, i prodigiosi risultati raggiunti nel contrasto al lavoro sommerso e sul fronte degli incidenti sul lavoro che diminuiscono naturalmente, non a causa della grave crisi di sistema per cui molte aziende non sono in produzione, ma “grazie alle efficaci politiche messe in atto dall’esecutivo nonostante il fannulonismo dilagante dei pubblici dipendenti”.

La ricaduta sociale di queste politiche è gravissima e lo sarà sempre di più, in maggior misura in un contesto di crisi economica che sta producendo, come previsto, effetti devastanti sul lavoro sempre più esposto al rischio di deregolamentazione in cui la parte più debole, i lavoratori, avrà certamente la peggio poiché quando la disoccupazione diventerà un rischio concreto o già una realtà, la tentazione o la necessità di accettare una occupazione priva di tutele diventerà certamente più alto .
 
L’intenzione del Ministro del Welfare di “esaminare le problematiche tecniche operative connesse alla attività di vigilanza e disciplinare i profili operativi e rendere più snello ed efficace l’iter della verifica ispettiva attraverso l’istituzionalizzazione di tavoli tecnici con gli ordini professionali e le associazioni datoriali di categoria” la dice lunga sulle finalità e le priorità della sua azione amministrativa (pubblica): favorire una pseudo azione di contrasto dell’abusivismo professionale per far diventare i controllori (gli ispettori) dei controllati rendendo così di fatto inefficace l’azione di vigilanza nei luoghi di lavoro, tant’è che chiaramente si dice di voler “creare un più stretto raccordo anche di carattere istituzionale volto ad assicurare soluzioni condivise …”, certamente non a favore dei diritti del lavoratore.

Ora, al di la del fatto che non ci si è preoccupati minimamente di sentire le rappresentanze sindacali per cogliere le reali problematiche operative connesse all’attività di vigilanza, ciò che preoccupa sono proprio le parole ” di carattere istituzionale” utilizzate nel protocollo d’intesa.

Siamo consapevoli che chi ci governa ha una idea di istituzione pubblica, di stato, diverse dalla nostra; come pure , evidentemente, obiettivi diversi sul futuro dell’attività di vigilanza e sui lavoratori del Ministero del Lavoro. Certo questa consapevolezza non è recente, ma pur sempre amara e ci rafforza nella decisione di proseguire nel percorso di difesa di quei valori universali sanciti dalla Costituzione che rappresentano il presupposto fondamentale della nostra democrazia.

CGIL C. Treves
FP CGIL Dipartimento Welfare D.Giordano 
FP CGIL Dipartimento Funzioni Centrali A.Crispi

Roma, 2 dicembre 2009

 
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