I dati pubblicati dall’Istat sull’andamento del mercato del lavoro sono preoccupanti e confermano le peggiori previsioni della Cgil sull’incapacità del nostro Paese di rispondere alla crisi con una politica industriale incisiva che rilanci l’economia e i consumi. Più che il dato sulla disoccupazione, di per se farraginoso e incompleto, è allarmante la cronica inattività in età da lavoro e il basso numero di occupati, il 57% sul totale della popolazione attiva, in tendenziale decrescita.
L’inadeguatezza delle misure adottate dal Governo è oggi lampante. All’immobilismo sul versante dei settori privati, a partire dal 1 Gennaio 2011, si aggiungeranno i provvedimenti operati nei settori pubblici, che ridurranno gli occupati di 150mila unità a causa dell’espulsione dal mondo del lavoro pubblico del personale precario.
Una scelta sciagurata che aggraverà la crisi economica e ridurrà i servizi ai cittadini e alle imprese, il reddito immateriale che lo Stato fornisce attraverso le sue articolazioni, in una fase in cui tutto servirebbe tranne la compressione dei consumi e la riduzione degli occupati.
Il Ministro Sacconi sostiene che questi dati testimoniano una maggiore dinamicità del mercato del lavoro. I dati, a detta del Ministro, “ci dicono che più persone si offrono sul mercato del lavoro, incoraggiati dalla ripresa”.
A Sacconi devono aver inviato dei dati molto vecchi o comunque diversi da quelli in nostro possesso. Non c’è altra spiegazione.
Roma, 1 Dicembre 2010