Elezioni 2008: Comunicato del Segretario Generale Fp Cgil Carlo Podda

18 Luglio 2011

Elezioni 2008: Comunicato del Segretario Generale Fp Cgil Carlo Podda

Il voto espresso nelle elezioni politiche del 13 e 14 u.s. consegna allo schieramento guidato dall’On.le Silvio Berlusconi la responsabilità di governare il paese.

La maggioranza che si è determinata, la sua entità e la sua composizione, è tale da non lasciare dubbi circa il reale spostamento a destra che si è verificato nella società italiana.

Del resto, a voler vedere bene, le stesse elezioni che in autunno si erano svolte per gli organi di autogoverno della magistratura, tra gli studenti, nella federazione nazionale della stampa e persino le elezioni delle nostre RSU avevano segnalato una significativa analoga tendenza.

Il voto è inoltre caratterizzato da una semplificazione degli schieramenti politici che ha determinato il mancato raggiungimento del quorum da parte della Sinistra l’Arcobaleno. Sembra, ad una prima analisi dei flussi elettorali, che gli elettori potenziali di quell’aggregazione abbiano in parte individuato nel PD l’unica alternativa realistica al P.d.L. oppure abbiano deciso di non partecipare al voto.

Al PD è stata, in questo modo, consegnata la responsabilità di rappresentare da solo in Parlamento la sinistra di questo Paese.

Spetta ovviamente alla politica ed in particolare al PD ed ai soggetti promotori della Sinistra l’Arcobaleno riflettere sulle cause, le conseguenze di queste scelte da parte degli elettori. Alla CGIL spetta definire il proprio profilo nella complicata fase politica che si delinea.

Va sicuramente ribadita la scelta irrinunciabile della CGIL ad essere un soggetto di rappresentanza sociale autonomo, per dirla con Di Vittorio, dai governi, dai partiti e dai padroni.

Penso, però, che in questo caso questa che è una caratteristica fondamentale della nostra organizzazione, da sola non sia sufficiente a ridefinire il nostro agire.

E’ necessario comprendere infatti come la politica che, da un voto che ha comunque visto una partecipazione tra le più alte dell’Unione Europea, si intende pienamente rilegittimata. Rilegittimata al punto tale da ritenere possibile la rimessa in discussione del confronto con i corpi sociali intermedi e stabilire un rapporto diretto con le persone: chi governa dialoga direttamente con gli individui decide liberamente.
 
In questo quadro, del resto, vanno ascritti i tentativi dell’ex Presidente di Confindustria e di alcuni volenterosi scrivani di dipingere il sindacato come una “casta” e di descrivere al Paese come intollerabile l’esistenza di 700.000 delegati della sola CGIL che sono invece, insieme a quelli di CISL e UIL, il tessuto connettivo della nostra democrazia sociale: unico vero antitodo alla solitudine nel rapporto con i poteri forti cui si vorrebbe ricondurre le persone.

Penso che sia necessario che la CGIL rinsaldi il rapporto unitario, abbia la capacità di affermare una forte interlocuzione e condizionamento della politica tale da far sì che chi governa tenga conto del punto di vista e delle ragioni che rappresentiamo, facendo accordi se possibile ed utile e conflitti se necessario. Esattamente come fa ogni sindacato in Europa ormai prevalentemente governata dalla destra.

A questo scopo ho già detto della imprescindibilità del rapporto unitario, ma altrettanto indispensabile sarà per noi rinsaldare il rapporto con i posti di lavoro. L’affermazione nel voto di forze come la lega, fortemente innervate nel territorio frutto di evidente consenso popolare, pone domande anche alla CGIL ed alla sua capacità di essere fortemente radicata nelle realtà lavorative e ridare vigore alla nostra volontà di intervenire sulle condizioni effettive di chi lavora.

In questo senso, la preziosa occasione della nostra conferenza di organizzazione va sfruttata per affermare la centralità del territorio come supremazia e scelta privilegiata d’impegno nei posti di lavoro evitando i rischi di crescita di nuove strutture burocratiche tra lavoratori e organizzazione sindacale.

Infine, è per me evidente che la questione del lavoro pubblico sarà nei prossimi mesi centrale ed animata sicuramente da intenzioni non propriamente positive.

Per quanto ci riguarda dovremmo ripartire dalla riproposizione unitaria della nostra idea di lavoro pubblico a partire dal “Memorandum” e dalla necessità di avviare al più presto il confronto per i rinnovi contrattuali.

Dalla valorizzazione e dalla affermazione delle nostre idee di riforma del lavoro pubblico e dei diritti di cittadinanza e dei sistemi i welfare ad esso connessi dipende un’altra parte delle possibilità per battere il tentativo di mutazione globale della società italiana che la maggioranza parlamentare proverà a mettere in atto. Loro lo sanno e da una nostra pari consapevolezza e dall’assunzione di comportamenti coerenti dipende fortemente l’esito di questo confronto.

Roma, 16 aprile 2008

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