Fermare la guerra a Gaza: Ordine del giorno del Comitato Direttivo Fp Cgil

18 Luglio 2011

Fermare la guerra a Gaza: Ordine del giorno del Comitato Direttivo Fp Cgil

 
Ieri, 15 gennaio 2009, si è svolta, presso la sede della Cgil nazionale in Corso d’Italia a Roma, la riunione del Comitato Direttivo della Fp Cgil.
 
E’  stato presentato un ordine del giorno, che pubblichiamo di seguito, sulla grave situazione nella striscia di Gaza.

 
Roma, 16 gennaio 2009

Comitato Direttivo della Funzione Pubblica CGIL 15 /1/2009

Ordine del Giorno

Fermare la guerra a Gaza. Costruire la pace in Medio Oriente

La comunità internazionale agisca subito per un immediato cessate-il-fuoco nella Striscia di Gaza e l’attuazione della risoluzione 1860 approvata dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.

Siamo indignati per la violenza che da giorni semina distruzione e morte nella Striscia di Gaza. C’è una sproporzione inaccettabile tra il lancio dei razzi di Hamas sul territorio di Israele – che condanniamo – e la risposta militare del governo israeliano che è la causa di centinaia di vittime, in maggioranza civili, tra cui moltissimi bambini; una violenza che non ha risparmiato neppure obiettivi civili, personale e strutture delle Nazioni Unite.

Il diritto alla difesa del suo territorio non può esentare Israele dal pieno rispetto del diritto internazionale, di quello internazionale umanitario e dei diritti umani, come sanzionato dalla Risoluzione del 12 gennaio 2009 del Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite, ivi compreso il diritto ad una oggettiva informazione sul campo da parte della stampa internazionale.

Allo stesso tempo il ripristino della pace deve contemplare l’arresto del lancio di razzi sul territorio israeliano da parte di Hamas e la disponibilità di quest’ultimo a riprendere il dialogo inter-palestinese e ad impegnarsi responsabilmente nei negoziati di pace.

L’aggravarsi quotidiano delle perdite umane e l’emergenza umanitaria rendono indispensabile “un cessate-il-fuoco immediato e senza condizioni”, come recita la dichiarazione dell’Unione Europea del 30 dicembre 2008.

E’ urgente un cessate-il-fuoco che contempli il completo ritiro delle truppe israeliane dalla Striscia di Gaza e dai nuovi territori occupati negli ultimi giorni, l’apertura di tutti i valichi di frontiera per consentire, senza alcuna limitazione, l’ingresso di personale e materiale per gli aiuti umanitari, la fornitura di acqua, cibo, medicinali, carburanti di cui la popolazione civile di Gaza e completamente sprovvista.

E’ responsabilità della comunità internazionale, in primo luogo, garantire la tregua rendendo da subito operativa una forza multinazionale, comprendente anche i Paesi Arabi musulmani, con funzioni di peace-keeping lungo tutto il confine della Striscia di Gaza, così come sostenere ogni sforzo per la riapertura di negoziati che, coinvolgendo tutti i protagonisti del conflitto e gli attori nell’area medio orientale, possa condurre ad accordi per una pace duratura che assicurino al popolo Palestinese il diritto ad un proprio Stato e a quello Israeliano il diritto alla sicurezza sul proprio territorio.

L’Unione Europea che, oltre ad essere il maggior donatore di aiuti al popolo palestinese, ha anche aperto la prospettiva comunitaria allo Stato di Israele deve assumersi la responsabilità politica di un fattivo protagonismo nella crisi attuale, ripristinando la missione EUBAM sul confine di Rafah, pretendendo da Israele il rispetto del diritto internazionale e dei diritti umani, moltiplicando gli sforzi per favorire un negoziato che traguardi la stabilità politica in Medio Oriente.

Non possiamo che deplorare il comportamento del governo italiano che è stato, fino ad ora, tanto inattivo sul piano della diplomazia quanto schierato e di parte nel giudizio sulla natura del conflitto in atto. Un comportamento che cancella la credibilità acquisita dall’Italia con la missione di pace nella crisi del 2006 in Libano e nuoce ulteriormente all’immagine del nostro Paese, alla sua affidabilità con tutti gli interlocutori internazionali.

In quanto organizzazione sindacale sentiamo l’obbligo di operare perché i valori della solidarietà, alla base dei nostri principi costitutivi, trovino realizzazione in un più stretto e concreto rapporto con i sindacati dei servizi pubblici palestinesi e, in raccordo con la CGIL e PSI, per favorire e sostenere la possibilità di dialogo tra i sindacati palestinesi e israeliani.

Per tale ragione, unitamente ad altre strutture della CGIL e con il tramite di Progetto Sviluppo, promuoveremo un progetto di aiuto in ambito sanitario nella Striscia di Gaza e moltiplicheremo le nostre iniziative di dialogo con i sindacati della regione medio orientale.

Per dare voce alla richiesta di pace partecipiamo alla manifestazione promossa dalla Tavola per la Pace ad Assisi per sabato 17 gennaio 2009.

Approvato all’unanimità

 

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